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Motori

Sei ettari dal mare per un rettilineo? Montecarlo resta unico con le sue 19 curve….

Da Sport Senators 02/06/2018

Il tracciato è lento? Ma Ricciardo ha avvicinato la media di 170 chilometri orari, pazzesca per una pista di 3337 metri, senza un solo lungo rettilineo. Il lungo tunnel non è proprio diritto, ma è il punto più veloce e Verstappen ha toccato i 293,5 km all’ora!

Fra i circuiti cittadini che ospitano gare del Mondiale di Formula 1, quello di Montecarlo è certamente il più prestigioso. Perché nel Principato si correva già dal 1929, quando non esisteva ancora un campionato vero e proprio, perché è unico per la sua conformazione, per l’ambiente in cui si trova, quindi per glamour, per gli yacht miliardari ormeggiati nel porto (sì, miliardari, non milionari…), per il fatto di essere frequentato anche da grandi personaggi del jet-set e aver vissuto le imprese di piloti mitici come Graham Hill e Ayrton Senna. Ce ne sono stati e ne sono spuntati di nuovi, da Melbourne a Singapore, sino a Baku in Arzerbaigian. Ma il GP di Monaco resta uno degli appuntamenti immancabili della stagione.
    Anche, quando non intervengono elementi inaspettati, come incidenti o piogge improvvise, qui le corse sono spesso noiose. O molto noiose tipo quella di domenica scorsa. Nel weekend gli unici veri brividi sono arrivati dalle qualificazioni. Perché partire davanti è vitale e tutti i piloti sono obbligati a spingere al massimo e a prendere tutti i rischi possibili anche per guadagnare qualche millesimo sul giro. La pole position vale già più di mezza gara. Lo si è visto benissimo anche quest’anno perché i primi sei dello schieramento di partenza hanno attraversato il traguardo nello stesso ordine con cui avevano preso il via.
   Allora in cosa consiste il merito del tracciato monegasco? Soprattutto nel fatto di essere diverso. E’ il più lento fra quelli frequentati dalle monoposto, anche se proprio in questi giorni Daniel Ricciardo, autore di una straordinaria pole position ha avvicinato la media di di 170 chilometri orari (esattamente 169,654), che può essere considerata pazzesca se si considera che la pista è lunga soltanto 3337 metri e non dispone di un solo lungo rettilineo perché anche il lungo tunnel che conduce verso la zona del porto non è proprio diritto. Comunque è quello il punto più veloce perché sono stati raggiunti, da Max Verstappen, i 293,5 km all’ora.
    La diversità del circuito, che presenta 19 curve, è dunque il motivo principale della sfida da affrontare per piloti e tecnici. Per chi sta al volante ci vogliono concentrazione, coraggio, precisione di guida e frenate calcolate al centimetro. Gli ingegneri invece sono chiamati a trarre il massimo dall’efficienza aerodinamica e dalla trazione meccanica con l’adozione di ali dall’alto carico di pressione e di sospensioni adattate per reagire perfettamente agli avvallamenti dell’asfalto e alla configurazione stessa del circuito. Non per nulla la Red Bull progettata da Adrian Newey ha permesso a Ricciardo di dominare tutte le sessioni di prova e la gara. Alla squadra austriaca è mancata soltanto una possibile doppietta a causa dell’eccessiva foga di Verstappen che è riuscito a danneggiare gravemente la sua monoposto nella mattinata che precedeva le qualificazioni, tanto che non ha potuto partecipare al carosello di giri cronometrati ed è scattato dall’ultima posizione della griglia in gara. Così l’olandese che aveva nelle mani la vettura migliore e più veloce è stato l’unico a effettuare una bella serie di sorpassi, portandosi dal ventesimo al nono posto finale. Mentre davanti, i suoi rivali, procedevano allineati in processione per 78 giri.
   Quello dei sorpassi “impossibili” è dunque il vero limite di questa pista. Gare noiose, viste e trascorse solo nella speranza che succeda qualcosa, adottando magari strategie particolari nell’uso delle gomme. Ma questa volta neppure l’adozione delle Pirelli Hypersoft, le più morbide in assoluto, ha causato sorprese tali da rendere meno scontato il risultato finale. La FIA insieme con gli azionisti di Liberty Media e con la collaborazione dei Costruttori sta studiando una serie di regolamenti, soprattutto aerodinamici, per rendere i sorpassi più facili a partire dal prossimo anno. Per ora è solo una speranza, ma è chiaro che comunque Montecarlo continuerà a essere uno degli appuntamenti più importanti del Mondiale, grazie al suo fascino particolare e alla tradizione. C’è anche chi spera che con il faraonico progetto, già avviato, di strappare sei ettari di terra al mare con la realizzazione di una penisola artificiale, si possa allungare la pista con un vero rettilineo in modo da garantire corse più incerte. Però ci vorranno ancora molti anni per capire se ciò sarà possibile. Intanto il GP di Monaco continuerà imperterrito a far parte del “circus” dei motori e ad essere nei sogni dei piloti ai quali basterà sempre anche una sola vittoria nel “budello” di cemento e guard-rail per entrare nella storia.
Cristiano Chiavegato
Tags: circuito, F1, fascino, montecarlo, storia

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