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Tennis

Tennis, “Io Bracciali, ho fatto i miei errori, ma rieccomi: per diventare l’italiano più vincente… A 40 anni!”

Da Vincenzo Martucci 02/08/2018

L’aretino, assolto in sede penale dalle accuse di combine sportive, ma ancora impegnato nel lunghissimo iter della giustizia sportiva, ha appena vinto a Gstaad il sesto titolo Atp di doppio. Stabilendo il primato azzurro di longevità: “Vorrei giocare uno-due anni ancora, restare a casa mi ha fatto star male, quanto m’è mancato il tennis…” 

La giustizia sportiva è lenta, inappropriata, inadeguata, superata. Bisognerà rifondarla. Daniele Bracciali, dopo due sentenze assolutorie della giustizia ordinaria, sta ancora attendendo l’epilogo della sua storiaccia di scommesse dalla giustizia sportiva. Che, fortunatamente, in attesa del ricorso TIU di settembre non è unica, a potersi fregiare di questo titolo: ce n’è un’altra che sta restituendo all’aretino almeno un po’ del tempo perduto. Portandolo domenica al successo nel’Atp di doppio di Gstaad al fianco di Matteo Berrettini: lui 40 anni, il romano 22, ieri e oggi insieme.
Bracciali, è nata una nuova coppia?
“Speriamo, tecnicamente mi trovo bene con lui perché copre bene da dietro e, col suo dritto potente e rovescio veloce, ha ricreato le condizioni che avevo con Potito Starace, mettendomi nelle migliori possibilità di cercare soluzioni a tutto campo”.
Ma come mai lei che è diventato uno specialista del doppio ha cambiato tante volte compagno?
“Non è facile creare una coppia fissa. Spesso ci sono problemi ci classifica: due classificati intorno al numero 70 del mondo magari non entrano in tabellone, e ci si deve accoppiare con un numero 50”.
Però spesso ha una “spalla” italiana: come mai?
“Devo ringraziare Seppi che, quando sono rientrato, ha subito accettato di giocare con me, e al Roland Garros abbiamo passato due turni, perdendo contro una coppia quotata come Kontinen e Peers. Molti stranieri mi voltavano le spalle, Andreas non l’ha fatto e lo ringrazio pubblicamente”.
Lei, in doppio, gioca sia a sinistra che a destra, ma quale posizione preferisce?
“Preferisco a sinistra, ma mi adatto: la settimana scorsa, con Berrettini, giocavo a destra, questa settimana con Delbonis, sono a sinistra”.
Come si diventa specialista di doppio?
“Per necessità, direi. Nel 2008 mi sono operato alla spalla, nel 2009-2010 ero sceso troppo in singolare e ho smesso col singolare, ma sono rimasto un singolarista. Infatti, a differenza di altri, non faccio allenamenti specifici di doppio”.
Poi ha perso quasi tre anni per lo scandalo scommesse.
“Praticamente ho giocato l’ultimo torneo agli Australian Open 2015, non nel clima ideale, dall’ottobre prima c’erano un sacco di voci… Così, a livello Atp, ho ripreso solo a fine aprile, di quest’anno. E, a Istanbul, insieme a Jaziri, abbiamo subito perso”.
Come sono stati questi due anni d’inferno fra tribunali, sentenze, polemiche, accuse, senza tennis?
“Molto duri. Tirando le somme, direi che c’è stata sicuramente un po’ di superficialità mia nei rapporti con certe persone, non “rapporti” d’affari o associazioni, come ha dimostrato la giustizia ordinaria, ma tentativi con le persone sbagliate di recuperare un grosso credito. Meglio che non ci penso a quello che ho perso, anche come spese per avvocati e processi, oltre ai tornei, ai premi. Nè voglio pensare all’atteggiamento dell’Atp, l’associazione di noi tennisti professionisti, che mi ha sospeso in attesa del processo sportivo. Senza valutare che i tempi della giustizia, in Italia, sono diversi… E ancora ho davanti a me il processo ITO ed eventualmente il ricorso al Tas… Ahimè, comunque, gli anni passano e indietro non si torna”.
Daniele Bracciali gioca da sempre bene a tennis, che gli è mancato per eccellere?
“Intanto, è stata anche colpa mia, della mia attitudine, e poi di chi mi stava vicino quando avevo 20 anni, e sicuramente la Federtennis di allora non era quella di adesso che sta così vicino ai giocatori, li finanzia e li aiuta. Io poi ho anche avuto una brutta pubalgia che si è protratta per anni, e sono ripartito due volte: prima con Fanucci, risalendo intorno ai 100 del mondo e poi col Blue Team di Arezzo, recuperando fino ai top 50”.
Il suo lampo più grande rimane quello con Roddick a Wimbledon 2005?
“Forse sì, anche se alla fine persi al quinto. Il successo più esaltante fu quello prima, contro Karlovic, per 12-10 al tie-break del set decisivo. Ma anche il doppio di Davis contro Nadal e Lopes non potrò mai dimenticarlo, come la vittoria al torneo di Casablanca e anche l’esperienza all’Olimpiade che, per un atleta, rimane straordinaria. Potevo fare di più? Sì, ma potevo fare anche meno. Solo la qualità tecnica – il mio servizio-dritto – non è abbastanza, ma comunque sono arrivato al numero 49 del mondo in singolare (vincendo un titolo) e a 21 in doppio (vincendone 6)”.
Com’è il futuro di Daniele Bracciali?
“Quando smetterò di giocare, fra uno-due anni, vorrei restare nell’ambiente e mi piacerebbe allenare un ragazzo. Ma, prima, vorrei rientrare la classifica protetta Atp, e rientrare nei top 100: in questi tre anni a casa, guardando il tennis alla tv, mi sono mancate tanto le partite, anche vedendo giocatori che reputo inferiori – in doppio, sia chiaro – che andavano avanti nei tornei. Mi ha fatto proprio male star fuori. Fortuna che ho sempre mantenuto un bel rapporto con gli altri giocatori italiani, e anche con settore tecnico Fit, con Palmieri e Barazzutti, e ora sto collaborando, come tecnico, col Ct Arezzo”.

 

Intanto, rientra nella storia del tennis italiano dalla porta di servizio, battendo record di longevità: a 40 anni compiuti l’1 gennaio, è l’italiano più anziano ad aggiudicarsi un titolo Atp (in doppio a Gstaad).
“Bello, no? E ancora non è finita, promesso”.
Vincenzo Martucci
Tags: daniele bracciali, tennis, tornei ATP, vittorie

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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