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Pallacanestro

Popovich, cioé: delegare, gestire, e provocare il dissenso.  Che cosa s’impara accanto al coach n. 1 Nba.

Da Luca Chiabotti 03/04/2017

Ettore Messina, il c.t. azzurro che, col club ha vinto 4 titoli continentali e, con Obradovic, è l’allenatore europeo più vincente e riconosciuto al mondo, ci racconta la singolare guida dei San Antonio Spurs, uno dei più grandi coach dell’Nba, il n. 1 di oggi… “Dice delle cose per vedere fino a che punto gli assistenti sono veramente convinti delle idee che stanno sostenendo, un gioco da filosofo greco per capire quanto è profondo il pensare degli altri”

 

Sul piano tecnico Gregg Popovich ha delle certezze maturate in 20 anni di attività e successi, ma la cosa che stupisce di più è il tentativo continuo di adattarsi ai giocatori che sta utilizzando.

 

E’ alla perenne ricerca di un Sacro Graal cestistico dove tutti si muovono continuamente, penetrano, passano, un tipo di basket che riporta allo stile dei college dei vecchi tempi. Raggiunto il quale toccherebbe la sua felicità sportiva. Ma vincere le partite è un’altra cosa, quindi una parte di lui spinge verso il senso del gioco, l’altra nello sfruttare il talento e le qualità diverse dei suoi giocatori in maniera differente

Rispetto moltissimo la capacità di sintesi di Pop, in partita ma anche in allenamento, il suo avere ben chiaro, anche nelle sedute di un’ora o addirittura 45’, le tre cose importanti da fare, con grande efficienza. E’ raro finire un allenamento con la sensazione di non aver combinato nulla di buono.

Quello che io posso dare a Pop? Credo che lo aiuti sapere che lo capisco perché ci sono già passato… mi è capitato di vincere partite perse, di perdere partite già vinte, di vedere l’attacco che non funziona o la squadra depressa o spaventata. Ma aver provato le stesse sofferenze o le piccole gioie non significa che siamo simili, ognuno ha il suo carattere. So di avere da lui un grande rispetto come tutti gli assistenti che agli Spurs hanno eguale dignità. Il livello dello staff è talmente alto che ogni volta che parli devi esprimere concetti di valore. In queste situazioni, non parlare è un talento: non devi per forza  metterti in evidenza o porti il problema di Nanni Moretti, se ci si fa notare di più essendoci o no. Con un allenatore come lui il silenzio non è passività. La differenza nel mio caso è che se lui non c’è o ha la febbre, alleno io, e questo ti fa sentire più sereno nell’esprimere la tua opinione. Poi come, tutti gli allenatori, ci sono dei momenti in cui Popovich odia i suoi assistenti, odia se stesso, odia tutti ma ha una capacità di recupero molto veloce.

Fin dal primo momento Pop e il g.m. RC Buford hanno mostrato per me grande considerazione e rispetto, e la cosa ti fa stare bene anche se, soprattutto all’inizio, ci sono stati momenti difficili. Capita che mi manchi di essere il capo allenatore. Ma capisco meglio quanto sia difficile essere i miei assistenti in Nazionale, perché è un lavoro dove lo stato d’animo del tuo capo viene davanti al tuo: fai parte di uno staff, non sei tu ad avere uno staff… A San Antonio siamo tutti grati a Pop perché l’assistente incaricato di preparare le partite contro determinati avversari ha tanto spazio decisionale durante la partita e la possibilità di giocare a fare il capo allenatore

Siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti quest’anno, con una squadra rinnovata, nel primo anno senza Tim Duncan. Proprio dopo la sconfitta contro Golden State, Danny Green ha ammesso che in passato, quando la squadra si stava perdendo in campo, era Tim che la teneva assieme con la voce e con l’esempio, anche in spogliatoio. Nessuno ha preso il suo posto, forse ci riuscirà Kawhi Leonard, continua a farlo un po’ Manu Ginobili anche se, giocando meno, tende naturalmente ad essere più riservato. Per fortuna Duncan è sempre molto vicino alla squadra, viene sempre in palestra, sia allena soprattutto coi i giovani. A Popovich manca molto, il loro è un rapporto molto bello e profondo. Soprattutto, senza Tim, in squadra non c’è più  il poliziotto buono (Tim) e quello cattivo (Pop), tutto ricade sulle spalle del coach.

I playoff ci stanno portando verso un primo turno contro Memphis, che è una squadra che si adatta bene alle nostre caratteristiche. Ma se i pronostici saranno rispettati, ci proiettano verso un secondo turno contro gli Houston Rockets di Mike D’Antoni che sono, invece, un’avversaria agli antipodi e molto difficile da affrontare per noi. L’obbiettivo che ci sentiamo di ottenere è giocare la finale dell’Ovest. A Est? Se si riallacciano le scarpe, Cleveland resta la squadra più forte. Ma per come sta giocando oggi, rischia tantissimo fin dai primi turni.

Ettore Messina

* Gregg Popovich, guida dei San Antonio Spurs da 22 stagioni, ha conquistato 5 titoli Nba con la stessa squadra ed ha superato le 1000 vittorie in carriera: due anni fa, Ettore Messina ha scelto di lavorare al suo fianco come assistente, formando un duo unico, che ha vinto tutto, nel mondo. Ed è in corsa verso un altro titolo Nba.

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Nota sull’autore: Luca Chiabotti

(La Firma) Inviato a 6 Olimpiadi, 7 mondiali e 15 europei basket, oltre 200 partite dello sport che è il suo grande amore ed ha caratterizzato la sua carriera, 35 final four, finali italiano del 1978. Esperto anche di sport americani, dal football al baseball.

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