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Golf

Golf, talento all’italiana: da Manassero a Paratore. “Si cresce solo senza vizi”

Da Vincenzo Martucci 03/08/2018

L’ultima impresa di Amburgo rilancia il 22enne romano che, dopo i successi giovanili, coach Binaghi sta affilando col lavoro. Proprio come con Matteo. Il futuro, dietro la cometa Molinari sarebbe roseo… Peccato per quelle parole inglesi che l’Italia non sa tradurre nella popolarizzazione di questo sport 

 In rough. Fra gli alberi peggio, con un albero davanti. Peggio ancora: con un laghetto davanti alla buca, e quindi il rischio di perdita di un colpo e di droppaggio. Eppure, pur scivolando al momento dell’impatto e quasi cadendo in terra, il, fenomeno ha colpito la palla come diceva lui, facendola riatterrare magicamente a un paio di metri dal traguardo, mantenendo in gara il protagonista, fino a fargli concludere la gara con un ottimo secondo posto. Per l’European Tour quello di Renato Paratore all’ultimo giro del torneo di Amburgo è stato il colpo della settimana. Per Massimo Scarpa, commissario tecnico azzurro e voce tv, accanto a Silvio Grappasonni, è stato anche di più. Da appassionato e maestro: “Renato ha visto una curva di 30 metri, ha scelto il ferro giusto, un ferro 4, e ha seguito in maniera perfetta, in un momento fondamentale, perché lottava per vincere e non ci ha provato, e basta, come fa continuamente uno del gruppo quando prova il colpo della vita. Lui ha realizzato quello che realizzano i campioni: ha fatto, nel modo ideale, la cosa giusta al momento giusto. Un cosa che possono effettuare in pochissimi, con delle mani sensibili e un talento che secondo me o hai o non hai. Non è questione di tecnica o tecnologia. E’ un contatto diretto che hai col cervello. Sono quattro step: il cervello del talento vede cose che il cervello di un atleta normale non vede, quindi immagina, sente e tira. Altri si fermano a uno di questi step. Magari perché, poi, ha paura di tirare il colpo che ha immaginato o che ha sentito”.
   Renato Paratore, 22 anni, è “un fuoriclasse, come Matteo Manassero, uno di quelli che fanno cose eccezionali senza sapere perché, senza faticare, ottenendo straordinari risultati, da giovani, quando si pensa meno e viene tutto naturale”, continua ancora Scarpa. “E’ diverso dal campione come Francesco Molinari. Però, poi anche il talento, un giorno, si trova davanti avversari che gli tengono testa, con metodo, fatica, determinazione. E devono rendersi conto che il talento da solo non basta più, altrimenti ci si ferma e si vince molto di meno di quanto ci si potrebbe aspettare, com’è purtroppo successo ad altri grandi talenti. Ci si deve porre la domanda: “Dove e come migliorare?”. C’è, insomma, un momento, in cui si deve diventare grandi. E anche se un leone fa fatica a stare in gabbia, Renato sta imparando e sta facendo progressi proprio grazie al lavoro”. Scoperto da Bandini, dopo la fase con coach Pete Cohen, dagli Open d’Italia, Paratore ha cambiato allenatore ed è passato alla scuola, italiana, ad Alberto Binaghi, che è stato il padre putativo ed è tuttora la guida di Manassero. “E da allora è in continua crescita, si vede anche dai risultati, ma non solo. Alberto ha visto crescere questi ragazzi dai 13 ai 18 anni, conosce il loro Dna, sa come prenderli e poi è molto bravo”. Disciplinare il talento non è facile. “Una volta bastava, adesso si sono fatti talmente tanti passi avanti nell’allenamento e nello studio, nell’elaborazione dei dati che non puoi più compensare con 10 colpi e mezz’ora di allenamento quello che gli altri fanno con tre mesi e 20mila palle tirate. Così, il talento non viziato può esprimersi al massimo”, chiosa Scarpa.
    Come tradurre un neo campione Major come Molinari (titolare nell’imminente Ryder Cup in Francia), e due fuoriclasse come Manassero e Paratore in un poster di successo che traini l’Italia verso la Ryder Cup del 2020, sdoganando finalmente questo sport al grande pubblico? Come sfruttare questa straordinaria congiuntura favorevole, senza rimanere nella buca, sommersi dai soliti, sterili, bla-bla-bla? La risposta s’incaglia in due parole inglesi: brand e marketing, di cui ci si riempie la bocca, ma che noi italiani, propriamente, non conosciamo… Infatti, in scia allo straordinario trionfo di Chicco ai Championships – battendo Tiger! – sono emerse tre-quattro interviste sui maggiori quotidiani. E stop! Altra parola inglese, che significa fermi…
Guarda il video dello stupendo colpo di Renato Paratore
VINCENZO MARTUCCI
vincenzomartucci57@gmail.com

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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