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Tennis

Margaret, l’Australia e i 50 anni dal grande slam

Da Vincenzo Martucci 04/12/2019

A gennaio a Melbourne l’anniversario dell’impresa della Court: la federazione l’invita alle celebrazioni ma prende le distanze dalle sue opinioni contro l’omosessualità e matrimonio tra persone dello stesso sesso perché “Non si allineano ai nostri valori di uguaglianza, diversità e inclusione”

Si può scindere il campione dalla persona? Si possono separare le gesta agonistiche, le vittorie, i record e le sensazioni uniche che hanno comportato nell’animo degli appassionati, dalle parole, dai comportamenti, dalle convinzioni umane e politiche degli stessi personaggi fuori dal campo di gara? Nell’arte si può. Si pensa, anzi, che a certi eccessi del genio debbano necessariamente corrispondere altri eccessi nella vita privata, e quindi anche nel carattere e nella sessualità. Succede anche nello sport. L’esempio di Diego Armando Maradona comanda su tutti. Anche l’Australia, la nazione sportiva per eccellenza, si sta ponendo in questi ultimi giorni del 2019 la stessa domanda, mentre punta i riflettori sulla sua campionessa più leggendaria, Margaret Smith Court. Che è stata numero 1 del mondo, che nel 1970 è diventata la prima, era Open – la seconda ogni tempo, dietro la mitica Maureen Connolly, nel 1953, la terza della storia, imitata solo da Steffi Graf nel 1988 – ad aggiudicarsi i quattro Slam nello stesso anno, che vanta il record di Major di singolare (24) e anche quello totale, con 64 titoli (19 doppi e 21 doppi misti), vincendo su tutte le superfici, con le percentuali di successo più alte di sempre (oltre il 90%).

NEL 2020 CINQUANT’ANNI DAL GRANDE SLAM

Nessuno può cancellare gli 11 singolari dall’albo d’oro degli Australian Open dell’atleta più famosa, record in un singolo Slam superato solo l’anno scorso dall’ancor più formidabile Rafa Nadal con i 12 urrà al Roland Garros. Nessuno può ignorare l’anniversario dell’impresa del Grande Slam che cade a gennaio durante l’edizione del torneo di tennis più prestigioso della nazione, in calendario dal 20 gennaio al 2 febbraio a Melbourne. E quindi Tennis Australia ha invitato Margaret Smith, sposata Court, alle celebrazioni dei 50 anni del suo straordinario poker del 1970. Ma, in contemporanea, ha anche rimproverato pubblicamente le sue opinioni, che includono la denuncia del matrimonio tra persone dello stesso sesso, suggerendo che l’omosessualità è una “brama di carne” empia e che le tendenze gay nei giovani sono “tutto il diavolo”.

LA PRECISAZIONE DI TENNIS AUSTRALIA CON L’INVITO

“Tennis Australia – si legge in un comunicato – rispetta l’impareggiabile carriera di Margaret e le dà il benvenuto agli Australian Open, in particolare nel suo storico anniversario. Ma come spesso ha sottolineato, non è d’accordo coi suoi personali punti di vista, che hanno sminuito e ferito molti nella nostra comunità per diversi anni. Opinioni che non si allineano ai nostri valori di uguaglianza, diversità e inclusione”.

MARGARET DA SEMPRE CONTROCORRENTE

La combattiva Margaret, che dagli anni Settanta ha aderito al Pentecostalismo e dal 1991 è ministro di queste chiese evangeliche del cristianesimo protestante, è sempre stata un animo libero e controcorrente.

Già cinquant’anni fa, si dichiarava a favore dell’apartheid: “I sudafricani hanno organizzato questa cosa meglio di qualsiasi altro paese, in particolare l’America”. E nel 2017 ha scandalizzato l’intero paese: “Questo è quello che ha fatto Hitler. Questo è ciò che ha fatto il comunismo. Sono entrati nelle menti dei bambini. C’è un’intera trama nella nostra nazione e nelle nazioni del mondo per entrare nelle menti dei bambini”.

La sua crociata morale ha toccato il delicatissimo tasto della sessualità: in una lettera aperta al giornale The West Australian ha accusato pubblicamente la compagnia aerea nazionale, Qantas, di essere una società sostenitrice del matrimonio tra persone dello stesso sesso, affermando che avrebbe boicottato la compagnia aerea.

Margaret Court assiste a un match in tribuna

Margaret Court col busto a lei dedicato a Melbourne

LA CROCIATA MORALE E LE PROTESTE

Le sue parole hanno sollevato una serie di proteste e di contestazioni, qualcuno ha anche ipotizzato di togliere il suo busto dal torneo e di cambiare nome a uno dei campi, la Margaret Court Arena. Molte sono state le critiche anche da parte di colleghe di ieri e di oggi.
Ma Margaret è forte, ha sempre espresso liberamente le sue idee, ha zittito chiunque le contestasse il diritto di parola e di opinione, esprimendo i suoi reprimenda anche contro un mito come Martina Navratilova: “E’ una grande tennista, ma mi piacerebbe che ci fosse qualcun altro al vertice, cui i giocatori più giovani possano guardare. È molto triste per i bambini essere esposti all’omosessualità”.

“GRANDE SLAM PER ME PIETRA MILIARE”

Mentre attorno a questa celebrazione di gennaio si apre un acceso dibattito, Margaret ha accettato volentieri l’invito della Federtennis australiana: “Non vedo l’ora di celebrare agli Australian Open il 50mo anniversario del mio Grande Slam con la mia famiglia e gli amici. Per me rappresenta una incredibile pietra miliare e non riesco a credere quanto il tempo sia passato in fretta. È sempre meraviglioso stare al passo con i miei compagni di leggende e sono grata a Tennis Australia. Il tennis è uno sport meraviglioso e sono orgogliosa di far parte della storia del nostro grande gioco”.

Margaret Court saluta sul Centrale di Wimbledon

Margaret Court con il libro sulla sua carriera

I FATTI: ATLETA UNICA E INDIMENTICABILE

Margaret che ha lasciato il tennis per diventare madre, Margaret che è tornata al tennis e ha ricominciato a vincere, anche nel tennis Open, Margaret la dura, quella che tira dritto e persegue le sue idee, non avrà paura delle contestazioni che accompagneranno e forse guasteranno la sua festa sportiva.
Ma i suoi fantastici successi e i suoi incredibili numeri non potrà cancellarli nessuno. Vanno oltre le parole e le opinioni. Sono i fatti di un’atleta unica e indimenticabile.

*articolo ripreso da SuperTennis.tv

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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