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La testimonianza

I giovani imparino da Federer, Nadal e Murray: il tennis è cambiato, bisogna imporre i propri colpi

Da Sport Senators 05/03/2018

Roger ha vinto gli Australian Open giocando 20 centimetri più avanti, Rafa è molto più aggressivo degli inizi, Murray è cambiato con Lendl coach. Bisogna studiare il gioco e non cercare i punti deboli dell’avversario, ma fare in partita quello che si fa in allenamento…

di RICCARDO PIATTI
Certi giovani sono così: si battono da soli. Prendiamo due tipologie di tennisti che ho seguito e che seguo, entrambe giovani e molto promettenti: Milos Raonic e Borna Coric. Il canadese è così com’é: gran servizio e dritto, il croato invece è un giocatore alla Murray, più a tutto campo. Tutti e due, però, vincono se si concentrano su sé stessi e impongono il proprio gioco. Dopo, soltanto dopo, possono pensare all’avversario, alle caratteristiche tecno-tattiche di chi hanno di fronte, di là del net. E quindi al colpi che gli dà più fastidio o che sbagliano maggiormente. Non devono cercare di battere l’avversario, devono cercare di portare avanti i propri colpi e sviluppare il proprio gioco. Altrimenti fanno un errore grave. L’esempio di Roger Federer può sembrare fuorviante, considerato il gran talento che possiede lo svizzero, ma Roger ha sempre cercato e cerca continuamente anche adesso di imporre il suo gioco, poi, con l’andare del match, nei momenti importanti, cerca di servire magari sul dritto, dove l’avversario risponde peggio, o fa uno slice, sapendo che chi ha di fronte non si piega bene e soffre quella certa situazione, in quella particolare zona di campo.
Il tennis è molto cambiato. Prima, si poteva vincere anche in difesa, muovendo la palla, correndo tanto, ora, come si è visto agli Australian Open, Federer ha vinto perché ha giocato venti centimetri più avanti, in campo, anche lui si è avvicinato, rispetto al passato. E gli spostamenti in avanti sono diventati più importanti di quelli laterali. Perciò, i giovani devono adeguarsi: devono cercare di fare subito il punto, imponendo appunto le proprie armi, senza cercare il punto debole dell’avversario.
La conoscenza è fondamentale sempre, e quindi anche nel tennis. Rivedevo giorni fa il filmato della finale di Marsiglia del 2000 fra Rosset e Federer, e Roger si muoveva a in modo diverso, faceva cose diverse in campo. Anche Murray, con l‘arrivo di Lendl come coach, è diventato un giocatore molto più aggressivo, ha spinto subito molto forte sin dalla risposta. Contro avversari moto più deboli gli può bastare difendersi, muovere la palla e lottare, ma quando sale il livello non ce la fà più, deve far gioco lui. Vale anche per Nadal, che è diventato un giocatore completamente diverso rispetto agli inizi, oggi spinge tanto di più, è aggressivo. Impone il suo gioco, e poi semmai sfrutta anche i punti deboli dell’avversario, ma in un secondo momento, prima è lui che comanda con i suoi colpi.
I giovani devono quindi cambiare mentalità. Soprattutto se sono stati vincenti a livello juniores, possono aver acquisito questa tendenza a risolvere la situazione giocando sull’avversario, perché a livello giovanile funziona. Il problema è che dovrebbero imparare a conoscere molto meglio e molto di più il tennis. Ma, a differenza dei Federer, dei Nadal e dei Djokovic e Murray, non hanno abbastanza storia alle spalle. Né vogliono farsela. Mi è capitato ultimamente di chiedere ai ragazzi che frequento se avevano visto la finale degli Australian Open e spesso non l’avevano fatto, mentre tutti avevano visto la finale di Champions di calcio. E’ un grave errore. Infatti i coach di oggi, che pure sono stati giocatori fino a pochissimo tempo fa, assistono spesso e attentamente le partite degli altri. Perché acquisiscono continuamente informazioni e capiscono sempre più il gioco, nelle sue evoluzioni, nelle soluzioni, nelle situazioni, così poi da trasmetterlo ai loro clienti.
Alcuni giovani, come Coric, sono molto più forti in allenamento che in partita. Perché hanno paura dell’avversario, si preoccupano di come metterlo in difficoltà e batterlo, invece dovrebbero fare prima bene il proprio tennis. Proprio come si comportano in allenamento, quando non c’è il fattore risultato e si preoccupano di sviluppare compiutamente i propri colpi, senza cercare subito la smorzata o la palla alta per mettere i difficoltà l’avversario. Distraendosi e complicandosi la vita da soli.
Fra i giovani più forti, Nick Kyrgios è diverso: non si preoccupa di chi ha dall’altra parte, conosce bene il suo gioco, sa come stare in campo, come giocatore è fatto, e nessuno si stupirebbe se vincesse un grande torneo. Il suo problema sono gli stati d’animo che deve imparare a gestire.
Passando a un giovane italiano, Stefano Napolitano, che si allena da noi a Bordighera con Cristian Brandi, è in crescita, comincia a capire sempre di più il tennis, a trovare il suo modo per vincere la partita. Ha bisogno di un po’ di tempo ed è molto pretenzioso, ma credo che salirà presto”.
Tags: bisogna imporre i propri colpi, I giovani imparino da Federer, Nadal e Murray: il tennis è cambiato, riccardo piatti, tennis

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