Bloooog!
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E’ fatta, a 33 anni da Maradona, il Napoli vince il terzo scudetto della sua storia. Lo fa con ben cinque giornate d’anticipo sulla fine del campionato, dimostrazione di un dominio schiacciante. E’ lo scudetto di De Laurentiis e di Spalletti, di Osimhen e di Karavtskhelia, del capitano Di Lorenzo e del grande regista dietro le quinte Cristiano Giuntoli, il mago del calciomercato. Uno scudetto costruito con pazienza negli anni, tenendo testa ai grandi club del Nord. Spalletti, che finalmente riesce a vincere a 64 anni uno scudetto che avrebbe meritato anche molto prima, ha plasmato e reso irresistibile una squadra nuova, derivata dalla progressiva liquidazione della precedente. Nessuno poteva immaginare che dopo l’addio a Insigne, Mertens e Koulibaly si potesse arrivare immediatamente allo scudetto. Ma è successo. Pensavamo tutti a Milan, Inter, Juventus: che invece si sono piegate subito al nuovo padrone del calcio. Non è un miracolo, Napoli ha vinto in un football ormai preda dei mostri dei colossi finanziari, e lo ha fatto impegnandosi in un calcio sostenibile. Tutti il popolo azzurro in strada, Napoli ringrazia e il Vesuvio erutta non fuoco ma felicità. Ma soprattutto nessuno ha un Santo Protettore come Maradona che ti sorveglia e ti guida dall’alto.
Il gol della storia lo segna, come ti potevi sbagliare, Victor Osimhen – lui, l’uomo mascherato del Napoli – al 52′ di Udinese-Napoli. Sono le 21.56 di giovedì 4 maggio 2023. E’ Napoli, ormai non si poteva aspettare di più, che la festa cominci e che non termini mai. Tutto il mondo in piazza, suoni e colori come solo a Napoli è possibile, tutti appiccicati come sardine sotto al murales di Maradona ai Quartieri Spagnoli, la cattedrale del culto.
“E se ne va, la capolista se ne va”: s’alza il coro della curva dei quindicimila napoletani. Qui Udine, stadio Friuli – 849 chilometri di macchina più a Nord del Maradona – trasformato in Fuorigrotta a voi Napoli. Uno scudetto a Napoli non sarà mai uguale a qualsiasi altro scudetto, ovunque lo si vinca. Trentatré anni erano già troppi per poter fare attendere a questo scudetto altro tempo. Sono 12.058 giorni tra il 29 aprile 1990 – quando il Napoli sconfisse la Lazio con un gol di Baroni e fu il secondo scudetto della sua storia – e questa notte in cui il Napoli di Spalletti chiude i conti di questa trionfale stagione sul campo dell’ Udinese. Un 1-1 che sarà ricordato più delle 25 vittorie di questo campionato trionfale. Il distacco è ormai irrecuperabile, è scudetto a cinque giornate dal termine: anche questo ci dà la misura della dominazione del Napoli di oggi.
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NAPOLI SCUDETTO 1986 – 1987
Garella
Renica
Bruscolotti Ferrario Ferrara
De Napoli Romano Bagni
Maradona
Giordano Carnevale
ALLENATORE: Ottavio Bianchi
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E’ la liberazione dopo 33 anni di risalita verso il paradiso. Da dove adesso Diego guarda, sorveglia e benedice Napoli. Forse Dio non esiste, ma Diego non è mai morto del tutto. E questo scudetto ne è la riprova. A Napoli il calcio è culto laico e i santi sono molto “terreni”. Devono guadagnarsi la giornata anche loro ed essere d’aiuto in maniera pratica ai vivi. Il primo compito di Maradona asceso in cielo, dio pagano per eccellenza celebrato ovunque in città e che col proprio nome scalzò nientemeno che San Paolo, è stato quello di accompagnare il Napoli a questo scudetto. Il terzo dopo i due vinti da Lui ormai molto tempo fa, l’ultimo nel 1990 appunto. Per noi il ricordo non è quasi tale, è come se fosse ieri, talmente la potenza di quelle immagini e le emozioni di quell’impresa. Poi all’improvviso ti rendi conto che tantissimi non hanno visto e vissuto niente dal vivo di quella grande storia. E se bisogna essere bambini di almeno 8-10 anni per apprezzare quel che accade, ci rendiamo conto che per tantissimi quarantenni questo scudetto del Napoli è quasi uno sbarco sulla luna.
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NAPOLI SCUDETTO 1989- 1990
Giuliani
Ferrara Baroni Corradini Francini
De Napoli Crippa Alemao
Maradona
Careca Carnevale
ALLENATORE: Albertino Bigon
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Per quanto sia lo scudetto più annunciato degli ultimi anni, per quanto non ci sia stata concorrenza, lo scudetto a Napoli è sempre accompagnato da stupore, sorpresa, una scenografia e una partecipazione umana che non eguali al mondo. La città e la gente di Napoli si sono presi la scena tanto quanto Osimhen e Kvaratskhelia, Di Lorenzo e Zielinski, De Laurentiis e Spalletti.
Napoli in questo anno ha occupato fiumi di parole, esaurito le memorie dei nostri telefonini, prodotto milioni di video e di canti. C’è qualcuno al mondo che non conosca la maschera di Osimhen? C’è qualcuno che non si meravigli della stupefacente gestione di Aurelio De Laurentiis, personaggio egocentrico, polemico e assai permaloso, ma ormai uno dei pochissimi a resistere col suo solo patrimonio ai colossi finanziari che hanno invaso il calcio? C’è qualcuno che non sappia ormai quanto sia bravo Luciano Spalletti al di là del suo caratteraccio, che però è anche uno dei suoi punti di forza, e soprattutto non sappia di questo scudetto che arriva alla scadenza dei suoi 64 anni? A ripagare una certa penuria di vittorie pesanti almeno qui in Italia.
E’ vero, lo scudetto del Napoli è frutto di un progresso e di una maturazione di lunghissimi anni, praticamente due decenni, da quando cioè De Laurentiis rilevò il Napoli dal fallimento (2004) ripartendo dalla Serie C. De Laurentiis ha salvaguardato l’unicità del Napoli, protetto i bilanci, mentre gli allenatori che ingaggiava si preoccupavano di costruire gioco e dare spettacolo. Si è fatto “calcio sostenibile” per forza e per scelta, a Napoli le condizioni sono diverse da quelle dei grandi club del Nord: Juventus, Milan, Inter. I detentori dei 20 scudetti precedenti.
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