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Belle ragazze al via? Addio dalla F1. Nel ciclismo resta indimenticabile quella palpatina a Maya… 

Da Marco Pastonesi 06/02/2018

Lo tsunami Weinstein si abbatte sull’automobilismo: Lauda batte Ecclestone. Giusto/non giusto? Quante storie, dal ciclismo al rugby alla boxe, dal football americano alle freccette!

Dalla griglia della partenza, della mondovisione e del desiderio, alla griglia delle critiche, delle polemiche e delle teorie. La F.1 ha abolito le “grid girls”, le ragazze della griglia: basta sguardi ammiccanti, basta sorrisi scintillanti, basta vestitini color confetto. Dal 25 marzo, Gran premio di Australia a Melbourne, la zona partenza sarà rovente di motori ma non più di quelle ragazze che accompagnavano i Vettel e gli Hamilton, che ombreggiavano i Ricciardo e i Rakkonen, che distraevano i Bottas e i Verstappen, che esorcizzano il pronti-via.
E’ la fine di un’epoca cominciata negli anni Novanta, cioè una quarantina di anni dopo l’inizio del Mondiale di F.1. La presenza femminile, pura offerta estetica agli occhi dei telespettatori uomini, non era una novità. Dalle cheerleaders del football americano sul campo alle ragazze-round del pugilato sul ring, in molte discipline si è ceduto alla tentazione indisciplinata, senza fortuna nel basket, con più allegria nel motociclismo. Le ragazze pon pon stimolano, sprizzano, strizzano. Aiutano a far lievitare, in qualche modo e in qualche luogo, la concentrazione.
   Il massimo del gradimento è stato raggiunto nel ciclismo. Giro delle Fiandre 2013, podio, sul gradino più alto lo svizzero Fabian Cancellara, su quelli più bassi lo slovacco Peter Sagan e terzo il belga Jurgen Roelandts. Accanto a Cancellara, alla sua destra una superbionda e alla sua sinistra una supermora. Sagan non resiste alla tentazione e si regala una palpatina gratis alla superbionda. Lato B, per la precisione. Il colpo di mano ha un successo immediato, travolgente, planetario. Le conseguenze sono inevitabili: un giorno dopo il corridore spedisce scuse ufficiali a Maya, la miss superbiosa, e già che c’è a tutte le donne, su Facebook e Twitter.
    La decisione abolizionista della Liberty Media, la società proprietaria della F.1, ha spaccato il mondo: fra quelli contrari lo storico patron della F.1 Bernie Ecclestone (che qualche problema giudiziario lo ha avuto, ma in altri campi: corruzione) e il grande Niki Lauda (che sostiene come a decidere avrebbero dovuto essere le donne, non gli uomini), oltre alle stesse “grid girls”, rimaste senza lavoro e senza trampolino di lancio verso pubblicità e spettacolo, piccoli e grandi fratelli, isole e salotti; fra quelli d’accordo varie associazioni e comitati. L’impressione è che lo tsunami che ha recentemente investito il mondo del cinema (il caso dell’americano Harvey Weinstein, produttore) e dello sport (il caso di un altro americano, Larry Nasser, ex medico della nazionale di ginnastica artistica statunitense) abbia avuto il suo effetto. Tant’è vero che perfino la meno imponente organizzazione britannica delle freccette, la Professional Darts Corporation, ha annunciato che nei propri campionati i concorrenti non saranno più accompagnati alle postazioni dalle “walk-on-girls”, ragazze esuberanti con tacchi (e anche abiti) a spillo.
   Amen. Si potrà tranquillamente rinunciare alle “grid-girls” e alle “walk-on-girls”, alle ombrelline e alle veline, ma anche alle meteorine e alle olgettine, e affidarsi all’istinto, allo spontaneismo, al naturismo, quello che regnava sui campi da rugby. Erano i tempi, ormai preistorici, dello “streaking”. Donne prosperose e coraggiose (ma, “per la par condicio”, anche uomini a tutta birra), che si spogliavano in tribuna, saltavano in campo e tentavano un “coast-to-coast”, in mezzo ai pali, prima che un poliziotto si riprendesse dallo shock e le placcassero come un terza ala. La “streaker” più applaudita fu la formosa Erika Roe: entrò a Twickenham durante l’intervallo di Inghilterra-Australia il 2 gennaio 1982. La meno applaudita la sua compagna di avventura Sarah Bennett. Come carrozzeria – scrissero i giornali inglesi in stile automobilistico – il rapporto tra Sarah e Erika era quello che passa tra un’utilitaria e una station-wagon.
Marco Pastonesi

 

Tags: Belle ragazze al via? Addio dalla F1. Nel ciclismo resta indimenticabile quella palpatina a Maya…, formula 1, marco pastonesi, ombrelline

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Nota sull’autore: Marco Pastonesi

Genovese, ha seguito 15 Giri d'Italia, 10 Tour de France, 4 Coppe del mondo e 18 Sei Nazioni di rugby. Ha scritto, fra l’altro: Pantani era un dio, L'Uragano nero, Gli angeli di Coppi e I diavoli di Bartali, Ovalia - il dizionario erotico del rugby.

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