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Caro coach, non fai risultati? E io ti caccio via! La McLaren imita il calcio…

Da Sport Senators 06/07/2018

L’amministratore delegato Zak Brown taglia il vertice della formazione licenziando Eric Boullier, il possibile erede di Ron Dennis. Al suo posto un triunvirato: Roberts-Stella-Gil de Ferran. Intanto Mercedes e Ferrari meditano il riscatto

Ormai anche la Formula 1 è come il calcio. La squadra non va, non vince: si cambia l’allenatore. E non lo fanno i team piccoli, ma quelli grandi e più prestigiosi. Sergio Marchionne aveva dato la scossa affidando la Scuderia a Maurizio Arrivabene e nel corso di questi ultimi tempi non sono stati pochi i tecnici a cambiare casacca o ad arrivare a Maranello. Adesso, mentre si avvia il Gran Premio di Gran Bretagna a Silverstone, decima gara del Mondiale e praticamente vigilia del giro di boa del campionato (i GP sono in tutto 21) è stata la McLaren a essere rivoltata come un calzino.
Con una mossa improvvisa, Zak Brown, amministratore delegato del team di Woking, ha tagliato il vertice della sua formazione. Americano, ex pilota, imprenditore nel campo del marketing e delle sponsorizzazioni sportive, il manager di Los Angeles, 46 anni, ha silurato Eric Boullier quarantaquatrenne ingegnere spaziale francese che dal 2009 al 2014 aveva ottenuto risultati molto positivi con la Lotus prima di passare alla McLaren. Doveva essere l’uomo del rilancio, il possibile erede di Ron Dennis, il conduttore del team nel periodo più glorioso.
   Invece è stato un flop totale. La McLaren che, dalla sua fondazione nel 1966, ha conquistato 8 titoli nei Costruttori e 12 fra i piloti, è rimasta all’asciutto. In 830 gare disputate ne aveva vinte 182, l’ultima in Brasile nel 2012 con Jenson Button. Ma l’ultimo vero trionfo era stato quello del 2008 quando Lewis Hamilton si era aggiudicato il suo primo mondiale strappandolo nell’ultima gara a San Paolo a Felipe Massa per un punto. Da allora il nulla e ancora peggio negli ultimi anni gestiti da Boullier: accoppiata al motore Honda (ai fornitori della Casa giapponese sono stati attribuite tutte le colpe per gli esiti disastrosi delle ultime tre stagioni) nel 2017 si è piazzata penultima in classifica. Ed anche quest’anno le cose non stanno andando bene: sesta nella graduatoria con soli 44 punti all’attivo, dei quali 36 conquistati da Alonso e 8 da Vandoorne.
Di fatto Boullier è stato costretto a dare le dimissioni. Zak Brow lo ha sostituito, in attesa di riorganizzare tutta la squadra con un triunvirato. Simon Roberts, direttore operativo di McLaren Racing, supervisionerà i reparti produzione, ingegneria e logistica. Andrea Stella, ex Ferrari, uomo di fiducia di Alonso, è stato nominato performance director e responsabile delle operazioni in pista. Il ruolo di direttore sportivo del team è stato invece affidato a Gil de Ferran, brasiliano, ex pilota di Nascar e Formula Indy, vincitore anche della «500 Miglia» di Indianapolis. Il tutto per cercare di massimizzare l’efficacia del pacchetto racing del team, come è stato spiegato dal team. Questi cambiamenti sono solo l’inizio di una rivoluzione interna, una riorganizzazione profonda di McLaren Racing. «La società investirà per mantenere e attrarre i migliori talenti con il preciso intento di tornare ai vertici della Formula 1 -, ha detto Zak Brown -. Le prestazioni delle MCL33 non hanno mantenuto le attese di nessuno nel team, specialmente dei nostri fan. Non è stato l’errore di centinaia di persone che lavorano duro per la McLaren, ma le cause sono da ricercare nei sistemi e nelle strutture, che richiedopo maggiori cambiamenti. Con le prime decisioni annunciate abbiamo iniziato a sistemare i problemi, abbiamo fatto il primo passo verso il nostro recupero».
   E’ difficile che si possano vedere i primi risultati di questa rivoluzione domenica a Silverstone. La Formula 1 ha fatto come il calcio ma non è il calcio, bensì uno sport molto più complesso. Dove la macchina conta di più del pilota che può fare la differenza in genere solo con il compagno di squadra oppure con prestazioni di rilievo pur disponendo di una monoposto meno competitiva come sta facendo il bravissimo Charles Leclerc con la Sauber Alfa Romeo, una squadra che sta comunque compiendo dei progressi.
L’appuntamento in Gran Bretagna in ogni caso presenta tre motivi di grande interesse. Per l’attesa rivincita della Mercedes dopo la debacle in Austria e per la conferma della Red Bull che sta crescendo insieme a quello che ritiene il suo pilota di punta, Max Verstappen (ma attenzione anche a Ricciardo che sinora è stato molto sfortunato se non un po’ trascurato), autore della sua più bella gara da quando è in Formula 1, condotta non solo con il talento che ha sempre dimostrato ma anche con intelligenza. Il terzo tema per la gara di Silverstone riguarda ovviamente la Ferrari. Nico Rosberg, osservatore acuto e anche sincero dice: «La Mercedes resta la più forte». Probabilmente sulla pista inglese avrà i vantaggi che si possono assegnare per chi corre in casa in fatto di motivazioni, per le caratteristiche del tracciato e per il tifo degli appassionati. Ma la Ferrari non parte battuta. E’ vero, essendo stato rifatto l’asfalto, la Pirelli ha portato le gomme con il battistrada ridotto di 0,4 millimetri che ha fatto volare le «frecce d’argento» a Barcellona e soprattutto Hamilton anche a Le Castellet. Gli pneumatici però sono di mescola diversa (hard, medium e soft) rispetto alle precedenti gare citate. Sono previste temperature elevate e per la Mercedes rimane l’incognita affidabilità.
    Mentre la squadra di Maranello ha realizzato un nuovo fondo specifico per il circuito, quella tedesca dovrà dimostrare di aver risolto i suoi problemi. «In Austria – ha dichiarato Toto Wolff, team principal della Mercedes – abbiamo toccato il fondo e fatto un bagno d’umiltà». Si vedrà con quali esiti, se basterà per tornare alla vittoria e puntare a scavalcare nuovamente la Ferrari che è passata in testa nelle due classifiche.
Cristiano Chiavegato
Tags: campionato formula 1 2018, mclaren, taglio dei vertici

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Nota sull’autore: Sport Senators

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