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Pugilato

La guida del WBC è chiara, secondo le regole Tyson Fury aveva vinto

Da Dario Torromeo / Firma 06/12/2018

Si è molto discusso sul risultato del mondiale WBC dei pesi massimi tra Deontay Wilder e Tyson Fury, disputato sabato scorso a Los Angeles.

Ho fatto una personale rilettura della sfida. Prima di scrivere mi sono voluto rinfrescare le idee. Ho letto i criteri di giudizio di un match nella Guida del World Boxing Council.

Tre semplici punti di riferimento per l’assegnazione di un round con il sistema dei 10 punti: aggressività, abilità di esercitare il comando sul ring e la pura aggressività.

L’aggressività è la capacità di tirare colpi regolari con potenza e precisione al corpo e al volto. Si può essere aggressivi andando avanti, indietro o di lato. A determinare l’aggressività sono la quantità dei colpi a segno, la potenza con cui sono stati tirati, la precisione e la pulizia dei pugni.
Questo criterio di giudizio influenza per l’80% l’assegnazione del round.

L’abilità di esercitare il comando sul ring può essere generata sia agendo in attacco che in difesa, non permettendo all’avversario di sfruttare le sue qualità. Ma soprattutto imponendo il proprio stile, mandando a vuoto il rivale, essendo padrone del ring con il proprio comportamento.
Questo criterio di giudizio influenza per il 15% l’assegnazione del round e solo quando l’aggressività non riesce a determinare la scelta di chi sia il vincitore della ripresa.

Se i due precedenti criteri, a detta del giudice, non sono sufficienti per stabilire un vincitore, si fa ricorso al terzo: l’aggressività pura.
Ovvero si premia chi va costantemente all’attacco cercando di aggiudicarsi il round.

Se nessuno dei tre criteri permette di indicare un chiaro vincitore della ripresa, il giudice deve decretare la parità, quindi scrivere sul cartellino 10-10.

Partendo da queste certezze, quello che ho appena scritto non è frutto di un’opinione personale ma è direttamente tratto dalle indicazioni che il WBC da ai giudici, credo che il match di sabato 1 dicembre non possa che avere un unico vincitore: Tyson Fury.

Il pugilato non è matematica, non ci sono certezze. Ma rileggendo l’incontro faccio fatica a non indicare il britannico come il vincitore di almeno otto riprese e l’americano delle rimanenti quattro (due delle quali per due punti, avendo inflitto un knock down allo sfidante nella nona e uno nella dodicesima). Per un cartellino finale di 114-112 in favore di Tyson Fury.
Ricordo che i tre giudici del match hanno indicato 115-111 per Wilder (Alejandro Rochin), 114-110 per Fury (Robert Tappert, che in realtà aveva uno scorecard di 114-112, ma ha sbagliato a riportare l’ultima cifra nella colonna di Wilder) e 113-113 pari (Phil Edwards).

E veniamo ora all’atterramento di Tyson Fury nel round finale, anche questo fonte di molte polemiche.
Riguardando il filmato si notano due cose: la prima è che l’arbitro scandisce chiaramente il conteggio, partendo correttamente da “tre”; la seconda che al “nove” di Jack Reiss il britannico è in piedi (già dal “sei” guarda l’arbitro, aspettando solo l’ultimo secondo utile prima di rialzarsi, ottimizzando al massimo il recupero).
Anche qui il regolamento WBC è chiaro.
Per decretare il ko l’arbitro deve chiamare “nine and out”. Ovvero devono passare dieci secondi. Tyson Fury si è tirato su in tempo per evitarlo.

Questo è quanto ho letto riguardando il match con il manuale del WBC vicino. Tyson Fury a mio giudizio aveva vinto (114-112) e meritava di essere dichiarato nuovo campione del mondo.
Ultima annotazione, così tanto per ricordare come del resto fa la stessa Guida. Il verdetto finale è dato dalla somma dei punteggi di ogni singola ripresa. E il primo round ha lo stesso valore assoluto dell’ultimo.

 

*articolo ripreso da https://dartortorromeo.com

Tags: #Deontay Wilder, #Tyson Fury, #WBC

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Nota sull’autore: Dario Torromeo / Firma

Per 40 anni al Corriere dello Sport. Inviato in 10 Olimpiadi, ha seguito 150 mondiali di boxe, 12 mondiali di nuoto, decine di Slam di tennis, un mondiale di calcio e altro ancora. Per due anni telecronista di Stream. Ha vinto il Premio Selezione Bancarella Sport e per tre volte il Premio Coni. Ha scritto 21 libri.

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