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Tennis

Djokovic sembra il suo sosia: vuoto e falloso, non cede solo a Thiem, dopo sei anni è fuori dai primi 2 del mondo!

Da Vincenzo Martucci 07/06/2017

Che differenza con appena dodici mesi fa quando Nole vinceva quattro Slam e sfatava anche il tabù Roland Garros. Adesso il leone della foresta tennis sembra Nadal, che in semifinale fa l’esame alla pazienza del Bum Bum austriaco. Ma Murray e Wawrinka sono d’accordo?

 Dopo la batosta contro Bum Bum Dominic Thiem a Parigi, che ribalta il risultato di Roma, la crisi di fiducia di Novak Djokovic si aggrava ulteriormente. Mettendo seriamente in dubbio anche la sua partecipazione a Wimbledon il 3 luglio e sbattendolo fuori dai primi due del mondo per la prima volta da sei anni. Un graffio che fa ancor più male del 6-0 rimediato dal giovane austriaco che sa solo tirar forte, ma tira veramente forte. Anche se ora deve temere fortemente la controprova nella semifinale con Rafa Nadal, e quindi tante corse di qua e di là del campo, tante palle che gli tornano dietro, tanto uso della pazienza e della calma nella demolizione della granitica difesa del Maciste di Spagna. Eccitatissimo dl deciso trionfo al Roland Garros che è davvero vicinissimo.

   Con questa batosta, sotto gli occhi impassibili del guru Pepe Imaz, e con il nuovo super-coach, Andre Agassi, lontano da Parigi da tre giorni, per la vacanza programmata con moglie (Steffi Graf) e figli, il leone non ha perso più soltanto la corona di numero 1, l’aurea di invincibile, l’artiglio luccicante, la criniera ma, soprattutto, ha smarrito totalmente la sicurezza. Che, appena dodici mesi fa, quando infila quattro Slam di fila, sembrava incrollabile. Mentre oggi Novak il serbo non fa più paura alla foresta e fa piuttosto pensare a un campione alla deriva, magari prossimo al ritiro. Possibile che il leone del tennis, “il cannibale” Novak Djokovic, si sia esaurito tutto ad un tratto quando gli applauditori di professione gli disegnavano trionfi e record in un futuro da indimenticabile campione dei campioni?

Succede. Gli umani si sorprendono moltissimo, ma succede, soprattutto ai forti. Che fondano le loro incrollabili, marmoree, certezze sulla routine, sul costringersi minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno, a svolgere azioni che gli altri non farebbero. Così, stringendo i denti, accettando di bruciare la vita a velocità doppia, districandosi fra i ruoli di miglior tennista, miglior atleta, miglior patriota, miglior marito, miglior esempio, miglior tutto, al termine dell’ultimo tunnel, dopo aver corso così tanto in apnea, il fenomeno di Serbia s’è ritrovato pago del successo al Roland Garros 2016, l’ultimo Slam che mancava alla collezione. Felicemente pago, e terribilmente stanco, ma soprattutto, serenamente in pace con se stesso, forse per la prima volta da quando ha cominciato a correre dietro alla palla gialla, partendo dai monti sopra Belgrado, dove i genitori gestivano una pizzeria, per scappare dalle bombe della Nato fin alla scuola di Monaco di Baviera di Niki Pilic, e poi ancora e ancora, inseguendo la perfezione del fisico e della mente e anche della nutrizione come altri computer del suo sport hanno fatto con dedizione assoluta, totale. Da Bjorn Borg a Ivan Lendl, per ritrovarsi ugualmente spenti, svuotati, d un giorno all’altro, senza un perché vero, e senza soluzione di continuità.

Novak però ha insistito, insiste, ha abbandonato gli amici di nove anni d’avventure e di successi che si sarebbero buttati nel fuoco per lui, ha chiesto aiuto prima ad un guru, l’ex giocatore di tennis Pepe Imaz, ricavandone sorrisetti ironici di amici e nemici e zero vantaggi reali, e poi s’è rivolto al campione di tutte le rimonte su se stesso, Andre Agassi, che non aveva mai avuto davvero la dignità di atleta, che s’era espresso solo di talento naturale, che era scaduto dal numero 1 al 141 del mondo, che era risalito grazie a una coppia di maniaci dell’allenamento, fisico e mentale. Così, ora, anche se non è affatto guarito, anche se i colpi e le gambe e i pensieri gli parlano un attimo dopo, svilendo il famoso anticipo, anche se stenta col folletto Schwarzman – che doma solo perché l’argentino finisce la benzina -, si esprime coi pensierini da Baci Perugina. “In genere, quando vengo fuori da partite così, poi arrivo fino la fine. A volte hai bisogno di essere messo in discussione per superare alcune cose, che non si vedono se stai vincendo comodamente. Sto cercando di godermi ogni possibile momento che Andre mi concede, anche quando non è presente c’è comunque nella mia vita e nella mia carriera. Spero di creare qualcosa che sia a lungo termine”.

Djokovic, è un naufrago che tende la mano per essere salvato, altro che l’uomo forte di esattamente dodici mesi fa, sulla stessa mitica terra rossa di Parigi. Le cose cambiano: allora Rafa Nadal rinunciava al terzo turno contro Granollers, ora vola verso un decimo trionfo nella sua Parigi, e fa sentire molto bene il ruggito del leone che è tornato. Ma i ritrovati Andy Murray e Stanimal Wawrinka che emergono dalla parte alta del tabellone sono d’accordo?

Vincenzo Martucci

 

 

Tags: Djokovic sembra il suo sosia: vuoto e falloso, dopo sei anni è fuori dai primi 2 del mondo!, non cede solo a Thiem, roland garros 2017, tennis

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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