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Tennis

Serena sempre più simbolo del suo popolo, delle donne, delle mamme, dell’essere diversa nella normalità…

Da Vincenzo Martucci 07/08/2018

Da vera star, la più forte di sempre fa parlare di sé anche quando non gioca: l’ultima rinuncia, al torneo di Montreal, diventa un tema molto dibattuto sui social, sfuggendo all’anomalia delle sue enormi possibilità economiche e dei tanti misteri che l’accompagnano da sempre. Così lancia la vigilia degli Us Open del 27 agosto! 

Le sorelle Williams sono sempre state particolari, sin dalla nascita, dalle misteriose sicurezze di papà Richard di aver generato non una ma ben due star dello sport. Per continuare con la loro dura educazione a Compton, il ghetto nero di Los Angeles, per proseguire con il salto netto delle competizioni giovanili passando direttamente, e trionfalmente, a quelle vere, del tennis professionistico. Le loro improvvise vacanze sono state tante, alcune motivate da infortuni certe, altre meno, tutte comunque sono state utili al fine di allungare le loro carriere. Molti sono i dubbi su tante pagine di Venus, dalle “strane” sconfitte contro la sorellina Serena (che all’inizio stentava a trovare le motivazioni per l’allenamento ed aveva disperatamente bisogno di conferme dai risultati), alla sindrome di Sjogren che le toglie le forze all’improvviso e la limita nelle ambizioni, scoperta per caso, nel 2011, caso davvero singolare per un’atleta sempre sotto osservazione medica. Moltissime sono le fasi oscure di Serena, dai clamorosi alti e bassi, al tallone tagliato camminando scalza in un ristorante italiano (!?) all’embolia polmonare forse post liposuzione (!?), dalla passione per il collega casanova bulgaro a quella per l’allenatore francese, all’improvvisa gravidanza, all’eclatante ritorno, conclamato dalla finale di Wimbledon, giocando praticamente d ferma.
    Ultimamente, poi, nella sua straordinaria ed eccezionale diversità dalle atlete comuni, con un fisico non certamente ideale che stride con i 23 titoli dello Slam (a una sola tacca dal record assoluto di Marfgaret Smith Court) e con gli 86 milioni di dollari di soli premi ufficiali guadagnati finora, Serena sta cercando di ritagliarsi un posto nella storia anche in modo diverso. Vuol essere un simbolo di normalità: una delle tante neo mamme afroamericane che lavorano ma riescono anche ad adempiere ai doveri di madre. Lasciamo perdere i dettagli delle sue possibilità economiche, e quindi di tate in ogni dove e con qualsiasi voglia caratteristiche, che la sua Alexis Olympia Ohanian Jr. può ottenere dai due genitori, entrambe straricchi. Lasciamo stare la differenza che c’è fra il dovere e il volere, cioè dalla assoluta necessità di chi al lavoro ci deve proprio andare tutte le mattine e chi, come Serena, potrebbe tranquillamente spendere la racchetta al chiodo ma continua a giocare a tennis per amore della gara, per divertimento e per la gloria. Il popolo afro e le mamme tutte l’hanno eletta a simbolo del loro vivere quotidiano, difficile, e incomprensibile agli altri. Perciò, ecco, il film sul parto di Serena e sul delicato post-parto con complicazioni fisiche di cui la più forte tennista di sempre porta ancora i segni, esterni e anche interni. Ecco la doppia, durissima, fatica per rientrare nei ranghi delle atlete professioniste. Ecco il primo, strano, tentativo di ritorno, mancato, in Australia. Ecco il clamoroso ritiro di Parigi, alla vigilia dell’ennesima sfida contro l’odiata rivale Maria Sharapova, per evitare una figuraccia contro un’avversaria incattivita dalle ultime 18 sconfitte nei confronti diretti. Ecco l’insolita accettazione della sconfitta da parte della famosa guerriera, contro Angelique Kerber sul Centre Court del Tempio. Ecco la violenta sparata contro i test antidoping cui è sottoposta, con conseguente, immediata ritirata: “Comunque sono pronta a tutto pur di avere uno sport pulito”. Ecco l’eclatante giornata no di San José, dov’ha rimediato la più cocente sconfitta della carriera, – 6-0 6-1 contro Jo Konta – e quindi, tre giorni fa, la rinuncia dell’ultima ora della wild card che aveva chiesto per ritrovare la forma all’Open del Canada, quest’anno a Montreal, “per motivi personali”.
   Conoscendola, non c’è voluto molto per saperne di più. Su Instagram ha infatti spiegato: “La settimana scorsa non è stata facile per me. Non solo ho dovuto accettare alcune cose personali, ma mi è venuta un po’ di paura. Soprattutto, ho avuto la sensazione di non essere una buona madre. Ho letto più articoli nei quali si dice che i problemi post-parto possono durare anche tre anni, se non si affrontano. Parlandone con mia madre, le mie sorelle e gli amici ho capito che le mie preoccupazioni sono normali. Così come è totalmente normale la sensazione che non sto facendo abbastanza per il mio bambino. Ci siamo passate tutte”. E su Twitter – sottotitolo: Vivere, amare e lavorare per aiutarti. Da qualche parte sopra l’arcobaleno – si è rivolta ai suoi 10.6 milioni di followers con una serie di cinguettii: “Quello di cui avrei proprio bisogno è un massaggio ai piedi… oggi è stato particolarmente difficile, lasciare OlympiaOhanian per andare al lavoro. Certi giorni sono più duri di altri, giusto?”. Ricevendo una valanga di risposte di solidarietà, compresa la famosa Beyoncé che spiega come i problemi post-parto delle donne di colore possano essere più complicati di quelle delle donne bianche.
    Così, da autentica star, Serena fa parlare di sé anche quando non esce in passerella per la sua recita migliore: il tennis. Aumentando ulteriormente le aspettative per il ritorno agli Us Open, il torneo di casa del 27 agosto a New York.
VINCENZO MARTUCCI
Tags: essere la numero 1, mondo serena williams, tennis

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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