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Tennis

Ciao, Sunshine, luce del tennis

Da Vincenzo Martucci 07/12/2019

Caroline Wozniacki dice basta. Alle soglie dei trent'anni la danese, ex numero uno del mondo, ha annunciato il ritiro. Il torneo dell'addio saranno gli Australian Open del prossimo gennaio

Arriva sempre il momento di dire basta. Riuscirci, dove e quando vuoi, senza imposizioni di altri e di altro, è il desiderio di qualsiasi lavoratore, ancor di più di un atleta che è soggetto a brusche e incontrollabili sterzate del destino, dai cali di forma agli infortuni. Qualcuno ce la fa, come Caroline Wozniacki, che resterà per sempre “Sunshine”, il colorito ad azzeccatissimo soprannome che le ha appioppato quella linguaccia di Brad Gilbert, il suggeritore di Andre Agassi e del manuale “Vicere sporco”. Sunshine, la solare biondona danese dal sorriso che conquista, prima ancora di compiere 30 anni ha così annunciato il ritiro, a gennaio, dopo metà dell’esistenza a inseguire la famosa pallina gialla. Chiuderà , la carriera di tennista professionista proprio a Melbourne, nell’Happy Slam della luminosa australiana, che poi è il torneo dal risultato più luminoso per lei: nel 2018, ci ha vinto l’unico Major, dopo le deludenti finali degli Us Open 2009 e 2014.

“Dico basta perché ho realizzato tutto quello che potevo sognare in campo. Ma mi sono detta che ci sono altre cose al di fuori del tennis che vorrei fare. E ora è il momento”, ha annunciato su twitter alle colleghe e al suo mondo che si prepara alla prossima stagione. Lo fa anche lei, come sempre, ma solo per un torneo, per abitudine, per piacere personale, per poter proprio dire: “Sono pronta, ma sono io che dico basta”.
E’ giustamente paga, soddisfatta, a fronte di un talento tecnico non eccelso, fra cui spiccano l’ottimo rovescio a due mani e gran senso della risposta, sostenuti da un gran fisico e da doti di grande difensore, si è aggiudicata 30 titoli di singolare – fra cui anche il Masters 2017 – in 54 finali, ha raggiunto il numero 1 una prima volta l’11 ottobre del 2010 e l’ha replicato proprio due anni fa subito dopo aver firmato a gennaio la prima tappa stagionale dello Slam (tenendo la corona per 71 settimane complessive), peraltro dopo aver salvato due match point nel secondo turno (contro Fett). Soddisfazioni sportive che condisce con quelle materiali ma egualmente significative del bottino i premi ufficiali – 34 milioni di dollari e spiccioli – che, unito all’indotto, assicura a lei e agli eredi degli eredi di non dover più lavorare per il resto della vita.

Le soddisfazioni di “Caro” non si fermano qui. Intanto, c’è la felicità di aver portato avanti il meraviglioso rapporto con papà Piotr, ex calciatore professionista polacco, che l’ha allenata dai 14 anni, direttamente o indirettamente, come prima guida o come seconda, affiancando o comunque sovrintendendo il lavoro di coach professionisti (mamma Anna era nazionale di pallavolo). Poi c’è la grande rivincita che s’è presa sul fuoriclasse irlandese del golf, Rory McIlroy, che ruppe clamorosamente il loro fidanzamento a un passo dalle nozze rivelando di non sentirsi ancora pronto al gran passo, ma lasciandola sconcertata, se non peggio. C’è l’onore di aver vestito il primo modello Adidas “by Stella McCartney” agli Us Open 2009, apripista di una nuova frontiera della moda. C’è l’orgoglio di aver posato nel famoso servizio fotografico dei costumi da bagno di Sports Illustrated. C’è la capacità di aver insistito nella passione per la maratona, fino a disputare la più famosa, a New York, acquisendo così un’altra massiccia dose di autostima, oltre a una capacità di resistenza e di resilienza utilissime per le maratone tennistiche. C’è il piacere di aver instaurato un rapporto di amicizia bello e sincero con la super-star del circuito, Serena Williams, una delle atlete ogni sport più forti di sempre, pur partendo da enormi differenze. E c’è quindi la gioia di aver incontrato l’anima gemella, un altro atleta, di altro sport, come l’ex cestista Nba, David Lee, con cui è convolata a giuste nozze, a Siena.
Brava. Del resto non ha altri credibili obiettivi da raggiungere, col suo gioco prettamente difensivo, che ha perfezionato, negli anni, ma non ha potuto certo adattare ai ritmi delle virago moderne. E conferma doti di grande umanità e altruismo nello stilare le prossime priorità della vita, allenata com’e, nel tennis, a programmare allenamenti, massaggi, trasferte, tornei, pause e partite: “Dopo aver sposato David, voglio formare una famiglia, viaggiare e sensibilizzare le persone sull’artrite reumatoide”. Cioè la malattia che ultimamente l’ha colpita, l’ha frenata e l’ha convinta a dire basta. Ognuno ha il suo segreto, forse quello di Sunshine Wozniacki è più dolce perché le permette di uscire prima del tempo dal Circus e di usare soldi ed esperienza per fare del bene al prossimo. Brava, ancora una volta e grazie per le belle battaglie che hai regalato allo sport.
*articolo ripreso da SuperTennis.tv

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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