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Accadde Oggi

Quando il basket ammetteva il pareggio

Da Sport Senators 08/06/2017

L’8 giugno 1919 si disputò il primo incontro ufficiale in Italia: all’Arena di Milano di fronte a 30mila (distratti) spettatori la partita finì 11-11.

Gli sport che hanno origine in Nord America non ammettono il pareggio, un esito estraneo alla mentalità d’oltre oceano che risponde a due sole logiche: o fa riferimento ai pionieri – il baseball e il football Usa si basano sulla conquista del territorio – o nel caso di giochi con la palla o con il disco (basket e hockey ghiaccio) vale la logica della simulazione guerresca che prevede un solo esito: ci devono essere vincitori e vinti, al termine di una battaglia leale ma senza esclusione di colpi. Il pareggio, semmai, vale una tregua in attesa della conclusione, sancito dai tempi supplementari.   Il basket fra i primi propone il confronto a oltranza, sino allo stremo delle forze. Gli extra time azzerano strategie e tattiche, valorizzano le energie residue e la lucidità, per chi sa conservarla. I tempi supplementari consentono gli individualismi, gli azzardi di tiri forzati, a volte scende in campo la forza della disperazione. Non a caso è passato alla storia, in Italia, l’incontro che oppose nel 1998, in A-2, la Dinamo Sassari e la Lineltex Trieste, conclusosi sul punteggio di 121 a 116 dopo ben cinque tempi supplementari.

Lontani, anzi arcaici, i tempi in cui la pallacanestro italiana cercava consensi non avendo ancora diritto di cittadinanza sportiva. In cui il pareggio poteva verificarsi perché le regole ancora erano incerte, in presenza di una disciplina importata solo di recente dagli Stati Uniti. Una disciplina che aveva trovato spazio soprattutto nel mondo dello sport femminile, grazie a Ida Nomi Venerosi Pesciolini, che nel 1907 aveva tradotto il regolamento di James Naismith, il padre fondatore, e ne aveva insegnato i principi alle “giovinette” senesi della Mens Sana in Corpore Sana che, vestite alla marinara – gonna bianca e gonna blu – si erano esibite a Venezia allo stadio militare di Sant’Elena durante il Concorso Ginnastico Nazionale di quell’anno.

Uno sport che aveva trovato uno sbocco anche in Europa grazie ai soldati americani che nel 1913 a Parigi, in attesa di schierarsi in guerra, si divertivano praticando il basket che prediligevano. Uno sport che avrebbe trovato dignità nelle Olimpiadi militari di Joiville Le Pont in programma nel 1919, l’anno del primo torneo internazionale tra gli eserciti alleati.

In questo contesto storico l’8 giugno 1919 si gioca il primo incontro ufficiale della pallacanestro italiana, all’Arena Civica di Milano, oggi Arena Gianni Brera, tra la II Compagnia Automobilisti di Monza e gli Avieri della Malpensa. La gara finisce in parità, 11 a 11, di fronte a un pubblico eccezionale, oltre trentamila persone. Ma la partita vede spettatori disattenti, non pochi sono annoiati da un gioco che faticano a capire. In effetti la partita è solo uno dei momenti di contorno in attesa della conclusione del Giro d’Italia. I trentamila non sostavano sugli spalti dell’Arena per la pallacanestro, attendevano che dall’ingresso nello stadio voluto da Napoleone sbucasse il dominatore della corsa ciclistica, il primo campionissimo, Costante Girardengo.

Sergio Meda

Tags: Quando il basket ammetteva il pareggio

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