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Pallavolo

Roma caput mundi. Sognando Italia-Russia, ma col futuro incerto: dove sono i giovani?

Da Carlo Gobbi 08/09/2018

Gli azzurri cercano soddisfazioni che mancano dal 1998, poi questo sport è cambiato: più potenza meno tecnica. Troppi stranieri, pochi italiani veraci

Si apre domenica a Roma, nello scenario maestoso del Foro Italico se non piove, al PalaLottomatica (ex Eur) in caso di pioggia, il campionato del mondo di pallavolo. In un’Italia condannata al calcio obbligatorio da parte di giornali, tv, radio, tifosi e chi più ne ha, aprire una parentesi di questo bel gioco sottorete garantisce un soffio d’aria pura al Paese. E’ l’edizione n.19, per tre volte l’Italia sul podio. A Rio, Atene e Tokyo, con la generazione dei fenomeni. Nel 1998 con il compianto Bebeto De Freitas al timone, l’ultimo successo. Poi questo sport è cambiato, più potenza meno tecnica. Troppi stranieri, pochi italiani veraci. Così oggi, arrivare a Torino, tappa conclusiva dopo Roma, Firenze e Milano, rappresenta il massimo traguardo. Poi, ovvio, se a Torino ci arriveremo, l’appetito vien mangiando, perché non puntare alla finale, come a Roma nel1978, quando i ragazzi di Carmelo Pittera a sorpresa, una vittoria dopo l’altra, conquistarono un argento insperato e incredibile, soccombendo solo all’inarrivabile Urss di Platonov.
   Chicco Blengini, vituperato secondo la moda vigente del Paese, dove tutti sono commissari tecnici, ha fallito l’obiettivo della finale nel torneo estivo che ha sostituito la World League. Ha lavorato in silenzio, bene a nostro avviso, reclutando il meglio della nostra sparuta truppa maschile, ormai talmente depauperata dall’invasione straniera che se non attacchi al carro qualche “equiparato”, per usare un termine rugbistico, non riesci a fare una squadra decente. Il tecnico torinese, tifoso del Toro, ha rastrellato il meglio, richiamando in nazionale anche giocatori di altra generazione. Come Simone Parodi, ragazzo sfortunatissimo per i tanti infortuni, e Gabriele Maruotti, altro elemento che in passato si era affacciato più volte alla maglia azzurra senza troppa fortuna. Dopo la penultima amichevole disputata con la Cina a Padova, ha sciolto gli ultimi dubbi. Parodi l’aveva già escluso prima. Ha ristretto la rosa ai 14 protagonisti del mondiale lasciando a casa Antonov, peraltro buon titolare ai Giochi di Rio e l’esordiente Russo, giovanissimo centrale, colpevole solo di giocare in un ruolo dove siamo abbondantemente coperti.
I prescelti li avete già letti sulla Gazzetta. Niente eccessive sorprese. Ultimo ballottaggio nel quarto schiacciatore. Il cittì ha preferito Randazzo, eterna speranza e il veterano Maruotti liquidando Antonov. Ma in ogni caso, puntiamo tutto sui due titolari: l’italo-cubano Juantorena e la sicurezza Lanza, elemento che sarà facilmente il perno di questa squadra. Se va lui, va l’Italia. E  il colosso veronese, terza linea mancata, che ha lasciato Trento in estate per Perugia, oltre alla ricezione dovrà assicurarci un buon bottino in attacco. E Zaytsev? Tranquilli. Lui c’è, stavolta sarà della partita. Risolto in modo indolore il problema delle scarpette (ne avete sentito parlare in estate? Noi no…) torna all’amato ruolo di opposto. Picchiare e Ivan picchierà. La regia è affidata al fenomeno Giannelli, 21anni appena compiuti, con Baranowicz rincalzo. Al centro c’è da scegliere anche se riteniamo la presenza di Anzani, neo-canarino, ormai indispensabile all’economia di squadra. Gli altri sono Mazzone, Cester e Candellaro, tutta gente esperta.
   Cosa potrà fare questa Italia, ce lo dirà il campo entro pochi giorni. Noi tutti ci auguriamo possa fare molto bene. Il movimento, specialmente quello maschile, ne ha bisogno. D’altronde, un mondiale in casa è occasione troppo golosa per una squadra che fra due anni, ai Giochi di Tokyo, dove tutti si debbono qualificare, avrà due fatali anni in più. E i giovani in questa pattuglia sono soltanto Giannelli e l’opposto di Riserva, Nelli, 25 anni a dicembreo. Ma le colonne, Juantorena e Zaytsev, avranno 35 e 32 anni. Ergo, buttiamoci sul mondiale, il resto si vedrà. Per antica consuetudine, mettiamo il libero per ultimo. Quando entrammo nel piccolo splendido mondo sottorete, alla fine dell’altra guerra, libero era chi tornava dai campi di concentramento. Ma qui Blengini ha badato al sodo, cioè ha pescato il meglio. Il giovane Balaso avrà tempo per far vedere le sue qualità. Al mondiale il cittì si affida a Colaci e Rossini, il meglio. Lì possiamo stare tranquilli.
    Giovedì ultima amichevole a Siena che festeggia la sua promozione fra le elette. Di nuovo contro la Cina. Non uno sparring-partner di spicco, anche se ci riporta un vecchio caro amico, quel Raul Lozano che per anni ha allenato in Italia. Tecnico bravo, simpatico, divertente, preparato. Poi il via domenica contro il Japan. E a Firenze anche un match stile amarcord contro l’Argentina del maestro Velasco e i suoi gauchos. Un avversario-amico atteso sulla panchina di Modena per una grande stagione.
     Ed ora…a voi. Grazie alla Rai con la coppia Colantuoni-Lucchetta e alla Gazzetta col tris d’assi Pasini-Benedetti-Romani, ma speriamo anche altri giornali, seguiamoci questo mondiale dimenticando per qualche settimana, fino al 29 settembre, lo strapotere del calcio. Volete un pronostico? Sempre difficile. Ma indicare la Russia non è difficile. Come, Usa e Brasile? Si, vero, anche Francia e Polonia. Ma questa Russia fa spavento. Una finale Italia-Russia sarebbe un bel sogno di inizio autunno. Poi, come si dice…vinca il migliore. E come sosteneva Nereo Rocco. “Speremo de no!”.
CARLO GOBBI
Tags: mondiali, Pallavolo, roma 2018

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Nota sull’autore: Carlo Gobbi

È il giornalista più poliedrico del panorama nazionale. Oltre a 7 Olimpiadi, 6 Mondiali e 15 Europei di pallavolo, e 139 test match di rugby, ha seguito oltre 20 Mondiali ed altrettanti Europei di ginnastica, judo, hockey, ghiaccio, pallamano, pesi, tiro.

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