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Calcio

“Non tifo gli squadroni ma tifo te”, la rivincita del calcio di provincia

Da Ruggero Canevazzi 10/05/2019

Con la vittoria esterna contro il Chievo per 4-0, la Spal ha conquistato la seconda salvezza consecutiva in serie A. Ma cosa significa Spal?


Nella serie A dominata dalla Juventus di Cristiano Ronaldo, la lotta per l’Europa e quella per la salvezza mantengono vivo l’interesse di quello che quindici anni fa era il campionato più importante d’Europa. Dalla battaglia per rimanere nella massima serie, si è appena tolta la Spal, quest’anno protagonista di vittorie imprevedibili contro Roma, Lazio e la stessa Juve. Chi allo stadio e al cinema entra col biglietto ridotto da over 65 sa bene che questa squadra dal nome criptico ha un passato glorioso negli Anni ’50 e ’60, quando è stata stabilmente in serie A dal ‘51 al ‘68 – con un solo anno di B nel ’64 – cogliendo il quinto posto nella stagione 1959-60 e la finale di Coppa Italia nel ‘62 (persa col Napoli). Il nostro calciofilo attempato spiegherà ai più giovani che si tratta della squadra della città di Ferrara e che quel nome è l’acronimo di Società Polisportiva Ars et Labor.

La storia del calcio ferrarese ha inizio nel 1907, quando in provincia si cominciava a tirare calci a un pallone sui campetti spelacchiati di un oratorio. Proprio nell’oratorio salesiano di via Coperta, don Pietro Acerbis fonda il circolo religioso e culturale Ars et Labor, poco dopo allargato anche allo sport – ciclismo e ginnastica – per educare i ragazzi attraverso la socializzazione e l’attività fisica. Nel 1912 arriva anche il calcio e la sezione sportiva si rende autonoma chiamandosi Società Polisportiva Ars et Labor. I colori sociali rimangono quelli dello stemma della congregazione dei Salesiani, il bianco e l’azzurro. L’esordio ufficiale è datato 1919 e tra il ’20 e il ’25 la Spal milita in serie A, dove nel ’22 raggiunge la semifinale nazionale, persa contro la Sampierdarenese. Nel Dopoguerra, emerge la figura storica del calcio ferrarese. Paolo Mazza, allenatore della Spal negli anni ’30, diventa presidente nel ’46 e lancia molti giovani promettenti, che vende alle squadre più blasonate realizzando quelle che oggi chiamiamo plusvalenze. I giornalisti dell’epoca lo soprannominano “Mago di campagna”. Uomo di calcio a tutto tondo (nel ‘62 è il ct della Nazionale ai Mondiali in Cile), sotto la sua guida Ferrara vive i suoi anni d’oro. Tra i giovani che passano dalla città degli Este ci sono anche due diciottenni friulani, che vivono insieme in affitto da un’anziana signora residente vicino alla stazione. Si chiamano Fabio Capello ed Edoardo Reja. Non sono i soli che diverranno molto noti, tra i tanti anche Armando Picchi, Albertino Bigon e Luigi Delneri. Oltre a giocatori già affermati come Ottavio Bianchi e Osvaldo Bagnoli, ma soprattutto Oscar Massei, considerato finito quando viene acquistato dall’Inter per poi diventare grande protagonista di quegli anni.Dopo il ’68 Ferrara vedrà al massimo la serie B, fino a scendere in C2 diverse volte. Sulla sua panchina passano allenatori come Giovanni Galeone, Giovanbattista Fabbri (autore della promozione in B del ’92), Gianni de Biasi, Massimiliano Allegri.

Oggi, la conquista del terzo campionato consecutivo di serie A è soprattutto il sacrosanto premio ai tifosi più innamorati e fedeli. Quelli che non hanno mai smesso di seguire la squadra, anche quando inanellava prestazioni sconfortanti in categorie al limite del dilettantismo, fino ad arrivarci. Dopo il 2000 la società estense attraversa ben due fallimenti. Nel 2005, con il lodo Petrucci che risparmia alla Spal l’abisso della serie D, e nel 2012quando l’esordio tra i dilettanti è inevitabile. Gli epici supporter, per quanto feriti, non mollano nemmeno stavolta. La stagione è del tutto anonima e termina al settimo posto. A quel punto, nel torrido e afoso caldo ferrarese del Luglio 2013, avviene la svolta. La famiglia Colombarini, impegnata nell’industria delle vetroresine, ha portato la piccola Giacomense, compagine di Masi San Giacomo, borgo di 500 anime tra Ferrara e il Mare Adriatico, dalla Terza Categoria (l’ultima dei dilettanti) alla Seconda Divisione di Lega Pro, l’ex C2. Padre e figlio, incoraggiati dal presidente Walter Mattioli, decidono di fondere le due società.Acquistano il marchio storico della Spal, facendola ripartire da dove è arrivata la Giacomense. Due anni dopo, mister Leonardo Semplici porta in due stagioni (2015-16 e 2016-17) la squadra dalla Lega Pro alla A, dove Ferrara mancava da 49 interminabili anni.

Gli eroi della Curva Campione (dedicata alla memoria di Giuseppe Campione, giocatore di grande talento tragicamente scomparso in un incidente stradale nel ‘94) possono finalmente esultare. Loro c’erano nelle trasferte disgraziate a Portogruaro, Alzano, Pagani e ci saranno sempre, in serie A o tra i dilettanti. Autori di cori inarrivabili, dalla squadra unica vera compagna di vita (“perché sei quella che non si dimentica – perché io sono cresciuto con te – e non c’è donna che possa competere – e non c’è stella che brilla più di te”) all’autoironica ambizione di Europa(“E forza Spal alé – la Serie A non ci basta più – vogliam la Champions League per fare schifo a Monaco e Madrid”). Se poi un giorno ritornerà in C2, state certi che la piccola grande Spal saprà ripartire per l’ennesima volta.

Tags: #Spal, juventus

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Nota sull’autore: Ruggero Canevazzi

Giornalista pubblicista e ingegnere. Grande appassionato e conoscitore di tennis, calcio e rugby, ha praticato hockey su prato a livello agonistico e poi ha seguito il Sei Nazioni per Sportsenators con Italia-Francia 2019, dopo molte altre partite della Nazionale di rugby sempre nel Sei Nazioni e Irlanda-Italia alla World Cup 2015. Per il tennis ha seguito due US Open (2015 e 2016), due Roland Garros (2017 e 2018), due ATP di Montecarlo (2014 e 2016), due turni di Fed Cup (Italia-Slovacchia a Forlì 2017 e Italia-Belgio a Genova 2018), l'ATP di Halle 2019 e le ATP Finals di Londra 2019. Autore di circa 300 articoli.

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