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Golf

I dolori del giovane McIlroy: non è solo un problema di “casa” o di putt…

Da Vincenzo Martucci 10/07/2017

Ancora stregato l’Open casalingo per il 28enne fenomeno nord-irlandese che non passa il taglio per il quarto anno al torneo di cui dovrebbe essere l’idolo. Al di là dei problemi tecnici, l’ex numero 1, campione di quattro Majors, sembra svogliato!

Non mi aspettavo una prestazione così modesta di Rory McIlroy all’Irish Open, taglio mancato, punteggio altissimo e un distacco di ben 14 colpi dalla testa della classifica. Troppo, per un giocatore della sua classe, che evidentemente sente molto la responsabilità di giocare in casa perché nonostante lui abbia vinto nel 2016 questo è il quarto taglio che manca in cinque anni all’Irish Open. Non si può ancora parlare di crisi perché il primo bilancio lo si potrà fare solo dopo il Us Pga Championship, certo è che il McIlroy che abbiamo visto a Portstewart è in condizioni tecniche molto precarie.

C’è sicuramente l’attenuante dell’infortunio, alla base della scarsa forma di Rory, ma quello che è emerso nelle due giornate di gara è anche una cattiva attenzione nei momenti delicati della gara. McIlroy ha dato l’impressione di essere poco cattivo e concentrato, a tratti, addirittura svogliato, come se avesse poca voglia di giocare ed è questo l’aspetto più preoccupante della prestazione del campione nord-irlandese, al di là dei problemi tecnici che sono molto evidenti

Ora Rory deve mettersi al lavoro e risolvere in fretta i problemi tecnici che ha sul gioco lungo ma sopratutto con il putt che questa settimana è stato disastroso: ben 65 putt in due giri contro i 47 di Daniel Im, il leader del torneo, una differenza di ben 18 colpi inaccettabile per un giocatore del suo livello.

Il putt è anche il termometro che misura la sicurezza e la fiducia di un giocatore, ed è evidente che Mcilroy è in un momento di confusione perché non è cambiando il putter che si risolvono i problemi (ne ha cambiati tre in poche settimane con risultati insufficienti) ma lavorando in maniera più continua sulla tecnica.

La concorrenza è spietata, e Rory sa bene che deve rimettersi in carreggiata il più presto possibile, giocando più tornei, per ritrovare il ritmo gara e l’abitudine alla pressione che lui ha saputo gestire così bene solo pochi mesi fa con le due vittorie nei playoff negli Stati Uniti.

McIlroy resta il più grande talento del golf mondiale, quello tecnicamente più completo il più bello da vedere, come qualità di colpi, ma la concorrenza in questi anni è molto forte e basta una piccola flessione per perdere contatto con i vertici del golf mondiale. Per adesso, questo pericolo ancora non c’è ma è bene che Rory  si rimetta a lavorare duramente perché un giocatore del genere può occupare solo una posizione nel world ranking, quella di numero uno.

Silvio Grappasonni

Tags: golf, I dolori del giovane McIlroy: non è solo un problema di “casa” o di putt…, vincenzo martucci

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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