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Sport

L’insegnante, l’istruttore, l’allenatore, l’educatore: le qualità per essere speciale!

Da Maurizio Mondoni 11/02/2021

Vuoi essere speciale?

L’autorevolezza deve essere la tua prima qualità, ti dà credibilità e ti fa diventare un punto di riferimento per i tuoi allievi e ciò che dici, assume per loro un significato di “verità”: se ne accorgono subito e vedono in te la serietà e ti seguono. L’autorevolezza diventa progressivamente sicurezza e rafforza la tua personalità che, con il passare del tempo, diventa coerenza, convinzione e capacità di svolgere bene il tuo ruolo all’interno del gruppo. L’autorevolezza non è autoritarismo, non è “potere”, l’autorevolezza affascina, coinvolge ed emoziona.

Emozionali!

La seconda qualità è la partecipazione. La tua deve essere una presenza attiva, animata dalla voglia di fare, di fare sempre meglio, di dare e di arricchire. Questa voglia si misura con il desiderio di entrare in palestra, nel campo di gioco, in piscina, con entusiasmo e con la voglia di trasmettere e di coinvolgere: non deve essere una “routine”! Guardali negli occhi, ti diranno subito di quello che hanno bisogno.

Coinvolgili!

La tua partecipazione è condizionata dal modo di pensare, dallo sforzo di percepire o di far percepire qualsiasi esercizio o gioco in modo accattivante, interessante, curioso, in una versione sempre nuova, perché nulla rimane immutato e tu devi coglierne le novità. La tua partecipazione deve essere anche affettiva e deve esprimere la voglia di trasmettere ciò che sai e che hai raggiunto in anni di studi, di ricerche, di confronti, di approfondimenti e di aggiornamenti. Il tuo deve essere un “sapere” che si coniuga con la passione e con il piacere di trasmetterlo agli altri. Il “piacere di insegnare”, nessun lavoro, nessuna professione, senza il “gusto” di compierlo, può risultare gratificante, quindi efficace e proporzionato al gradimento dei tuoi allievi, che lo dimostreranno stando attenti, coinvolti e appassionati a ciò che trasmetti.

La terza qualità è il ruolo, il tuo ruolo. Ogni ruolo ha una sua liturgia che deve essere mantenuta. Non ti è concesso di diventare amico dei tuoi allievi. Il tuo ruolo è sacro, non è una missione e la sacralità del tuo ruolo è fondata su un sapere razionale, ha un sapore fascinoso, misterioso, perché il mistero rimane dentro il pensiero umano. Tu non sei il padre dei tuoi allievi, non sei il loro amico, non sei lo psicologo che li deve accompagnare nel cammino della fanciullezza, sei un uomo o una donna con l’incarico di fare il direttore d’orchesta dove ognuno degli orchestrali suona il proprio strumento (chi bene e chi male, ma tutti suonano) e tu hai il dovere di accompagnarli e di farli “crescere”. E ricordati che devi indossare un abito consono alla cerimonia, alla cerimonia dell’insegnamento e dell’apprendimento.

Affascinali!

La quarta qualità è “falli star bene”. La palestra, il campo di gioco, la piscina devono essere un’oasi di pace, fuori può regnare il caos, ma nella tua palestra e nel tuo campo di gioco devono sentirsi al sicuro, deve regnare l’ordine, la giustizia la stima, la collaborazione, la creatività e la voglia di sicuro, falli imparare. Falli stare bene i tuoi allievi, la palestra, il campo di gioco, la piscina sono un banco di prova per la vita futura e tu puoi solo aiutarli ad essere pronti per affrontarla. Fai capire loro che eccellere costa, imprimi nella loro mente che se vogliono veramente ottenere qualcosa di importante, devono impegnarsi e sacrificarsi.

Accompagnali!

Conclusioni

“Tu devi essere un Insegnante, un Istruttore, un Allenatore, un Educatore “in gamba”, devi lasciare in eredità ai tuoi allievi la gioia di giocare, di divertirsi e la voglia di migliorare!  

Devi saper “leggere” nei loro occhi ciò che desiderano e se sarai in grado, fai diventare lo sport che praticano un’avventura e non una marcia forzata per eccellere.

Devi essere una guida preziosa, cammina accanto a loro, lasciali esplorare, inventare, creare, indagare e……… se sarai stato per loro “speciale”, non ti dimenticheranno mai e sarai ricordato per quello che sei stato e non per quello cha hai loro insegnato”.

Tags: #insegnare, sport

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Nota sull’autore: Maurizio Mondoni

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