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Tennis

Onore a Rafa, ma il tennis non può stendergli un tappeto rosso!

Da Vincenzo Martucci 11/05/2018

Superando Schwartzman a Madrid, Nadal si aggiudica la partita con il 50esimo set vinto di fila sulla terra battuta e supera il record su una singola superficie di John McEnroe che resisteva dal 1984. Già vittorioso a Barcellona e Montecarlo, è strafavorito anche nella sua Madrid e poi a Roma e Parigi. Ma gli avversari dove sono? 

Comunque li guardi, i numeri di Rafa Nadal sulla terra rossa impressionano chiunque. Salvo – apparentemente – lui, il formidabile mancino di Maiorca che recita il verbo imparato da zio Toni: “Io penso sempre “15” dopo “15”, game dopo game, partita dopo partita, i conti li farò a fine carriera. Fino ad allora cercherò di rendere al massimo, impegnandomi sempre, contro qualsiasi avversario”. L’ultimo numero che ha collezionato, 50 set consecutivi vinti sull’amata terra battuta, fissa il nuovo record assoluto su una stessa superficie, superando le 49 tacche sul veloce indoor di John McEnroe nel 1984. Un altro primato dai aggiungere al già eclatante  81 successi di fila sul rosso del 2005-2007. I collezionisti di statistiche si sono sbizzarriti enunciando che, nella cinquantina magica, ci sono stati sei 6-0, dodici 6-1, dieci 6-2, 6-3 e 6-4, e un 7-5. Che, tradotto, significa: mai nessuno lo ha mai trascinato al tiebreak ed ha concesso appena una media di 2.14 game a set. Quindi, non ha solo dominato in generale sulla superficie, ma ha dominato su ogni singolo avversario.

    Il Pollicino argentino Diego Schwartzman non aveva le armi per sgambettare l’atleta spagnolo più vincente di sempre, ma almeno gli ha reso la vita più difficile, attingendo dal suo bagaglio di corsa e abnegazione, e strappando così l’onorevole 6-4 6-4 nella storica puntata numero 50 sul rosso di Rafa. Con tutto il rispetto per il più grande campione di sempre sul rosso, ci si aspetterebbe molto di più, sia in termini di coraggio che di cattiveria agonistica da parte degli avversari dotati del pugno del k.o. e dai consueti rivali. Invece, già da Roger Federer, che per il secondo anno consecutivo rinuncia in toto alla stagione sulla terra battuta europea, per continuare con Djokovic convalescente, Murray ancora fuori gioco, Wawrinka che rientra in gara domenica agli Internazionali d’Italia a Roma, e gli altri tanti balbettanti protagonisti imperfetti del tennis mondiale di vertice, non esiste alcuna alternativa allo strapotere del fantastico atleta di Maiorca. Che, continua a stupire, per come migliora i punti deboli, attorno al magico, pesantissimo, letale, dritto in top.
   Il primo Rafa, il 16enne che faceva capolino nel tennis pro eliminando a Montecarlo il campione in carica del Roland Garros, cioè il connazionale spagnolo Albert Costa, si appoggiava infatti solo e soltanto su un colpo, che spingeva a mille da da tutte le parti del campo, grazie a due gambe stratosferiche. Poi, pian pianino, s’è costruito un servizio e quindi un rovescio sempre più solidi. E, crescendo anche sul veloce, ha preso ancor più fiducia nel feudo della terra rossa. Dove, superata quota 10 titoli, sta proseguendo imperterrito nella sua impressionante collezione, dopo aver apposto la tacca numero 11 a Barcellona e Montecarlo, punta al sesto titolo a Madrid e quindi all’ottavo a Roma, sulla strada dell’11° trionfo a Parigi. Anche se l’accoppiata nei tornei-preludio del Roland Garros gli è riuscita solo due volte, nel 2010 e nel 2013, questo Nadal sembra più forte che mai. Si nota dall’intensità che mette nel colpire la palla, dalla sicurezza del suo gioco sempre più offensivo, dalla determinazione nell’asfissiare l’avversario con fendenti sempre più potenti ad allontanarlo dal campo, dalla scelta di rischiare qualche errore gratuito più del consueto. Il dubbio che non sia stato ancora testato per davvero ce l’abbiamo, e forte, così come – conoscendo lui e soprattutto suo zio – questo forcing che imponga già dal via sia un sistema per impressionare maggiormente l’avversario, contribuendo a schiacciarlo di personalità e di fama, prima ancora che con le armi tennistiche. Che pure sono validissime. In realtà ancora ci stiamo chiedendo come sta fisicamente Rafa dopo i problemi all’ileopsoas, uno dei due muscoli interni dell’anca che l’hanno fatto ritirare nei quarti degli Australian Open di gennaio, negandogli tutta la stagione sul cemento nordamericano e riproponendolo poi assolutamente imbattibile in due partite di Davis, in cinque a Barcellona, in cinque a Montecarlo e nelle prime due a Madrid. L’anno scorso, dopo aver fatto l’accoppiata Barcellona-Montecarlo, aveva firmato anche il torneo di Madrid, battendo nelle due finali spagnole quel Dominic Thiem che l’aveva superato sulla terra di Buenos Aires nel 2016. E che l’ha eliminato anche a Roma nei quarti dell’anno scorso. Anche se subito dopo l’austriaco, potente, ma monotematico e prevedibile, si è arreso troppo nettamente al Roland Garros e quest’anno a Montecarlo, rimediando ogni volta anche un umiliante 6-0.  Per riproporsi, nei quarti di Madrid, al nuovo esame di fronte al maestro della terra rossa.
   Rafa non è Superman, e non vogliamo di certo sminuirne il dominio enumerando gli assenti e comunque la rinuncia dei maggiori rivali, ma nessuno dei contendenti attuali sembra capace di tener botta da fondo, sulla terra rossa, e poi di trovare la forza per sferrare il contrattacco con colpi pesanti e appropriati. Anche se fanno piacere i progressi anche su questa superficie dei NextGen, Tsitsipas e Shapovalov, penalizzati comunque dal rovescio a una mano, la kriptonite di Nadal non può essere soltanto la freschezza mista ad impudenza, ci vuole molto di più. E nessuno a oggi sembra possederla. Che, per il tennis, ci perdonino i tifosi dello spagnolo, non è certamente un bene. Così come qualsiasi altro dominio assoluto, o anche un duopolio qual è ancora nei grandi tornei quello di Rafa & Roger. Bravissimi loro, ma troppo deboli o troppo indietro gli altri.
VINCENZO MARTUCCI
vincenzomartucci57@gmail.com
Tags: Nadal, record, tennis, terra rossa, vittorie

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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