I Boston Celtics vincono in casa degli Atlanta Hawks 126-116 grazie a un fantastico Larry Bird che mette a segno 60 punti. Da quel giorno solo altri 6 mostri sacri – Kobe Bryant, David Robinson, Michael Jordan, Tracy McGrady, Shaquille O’Neil e Karl Malone – sono riusciti a imitare l’ala dei Celtics.
La leggendaria carriera di Larry Bird nato a West Baden Springs, nello stato dell’Indiana, il 7 dicembre 1956, inizia nella Springs Valley High School (30 punti di media e 17 rimbalzi), prosegue con l’Indiana State University – la famosa finale Ncaa del 1979 contro il Michigan State di Magic Johnson rimane ancora oggi la partita di college più vista nella storia del basket americano – e si conclude nei Boston Celtics quando la storica franchigia del Massachusetts ritira la maglia numero 33 con la quale Larry gioca 13 stagioni.
Larry è un’ala naturale di 2,06 m. che riesce ad affermarsi in tutti gli aspetti del gioco. È un cecchino infallibile dalla sua mattonella preferita e spesso finisce ai primi posti nelle classifiche dei tiratori da tre punti e dei tiri liberi. Ma si difende benissimo anche come rimbalzista (10 in media a partita) ed è un ottimo assistman (oltre 6 a gara), qualità che manca del tutto nelle altre ali della sua epoca. Se poi a queste doti uniamo il fatto che Larry era efficientissimo in difesa, ecco spiegato il perché veniva chiamato anche “The Legend”.
Nel 1979, quando viene scelto dai Celtics come sesto del draft, dà il via a un’era che si chiude nel 1992 con un bilancio di 3 titoli Nba (1981, 1984 e 1986), 2 finali perdute (1985 e 1987) e 12 presenze nell’All Star Game. Alla sua prima stagione da professionista è nominato “matricola” dell’anno, poi per tre anni consecutivi (‘84-‘86) conquista il premio di miglior giocatore della stagione.
Nel 1992 è protagonista del “Dream Team” campione ai Giochi di Barcellona e nel 1996, in occasione del 50° anniversario della fondazione dell’Nba, è inserito nella migliore squadra di tutti i tempi.