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Calcio, La cena delle beffe

Non impariamo mai: è sempre “colpa” degli arbitri! Due devono difendersi addirittura in tribunale

Da Roberto Perrone 12/04/2018

Piero Giacomelli e Marco Di Bello compariranno davanti al Tribunale civile di Roma, citati in giudizio per le presunte “malefatte” di Lazio-Torino. E questo nell’epoca della Var! Fra violenze e minacce alle giacchette non più nere, ma verde pisello

Siamo il Paese europeo dove si parla maggiormente di arbitri. Siamo il Paese europeo dove è stata inventata la moviola. Siamo il primo Paese europeo dove è stata introdotta la Var. Siamo, di tutto l’orbe calcistico, l’unico Paese ossessionato da arbitri e arbitraggi. Pensavamo che la Var risolvesse i problemi e azzerasse le polemiche, invece il 25 giugno Piero Giacomelli e Marco Di Bello compariranno davanti al Tribunale civile di Roma, citati in giudizio per le presunte “malefatte” di Lazio-Torino. Una faccenda grottesca che pensavamo riguardasse gli anni ’80, ’90, epoche lontane, da strapaese esasperato e distorto. L’ipotesi che gli arbitri alla fine risarciscano in qualche modo i querelanti è lontana dal realizzarsi, ma nel frattempo come andranno avanti le due giacchette verde pisello (ormai il coloro predominante per i direttori di gara)? Chi porta gli arbitri in tribunale non ha nessuna possibilità do vincere, ha solo un intento punitivo. Roba da faida ancestrale.
   Madre natura mi ha concesso in dono l’assenza di ossessione arbitrale. Sono uno dei pochi in Italia a esserne provvisto. Ho sviluppato degli anticorpi anglosassoni. Nel senso che la domenica recito un paio di giaculatorie di insulti nei confronti degli arbitri, ma il giorno dopo già non m’interessa più. Ricordo che perfino una persona ironica come l’avvocato Peppino Prisco chiamava in redazione il mercoledì sera (se ben ricordo), in tempi senza rete, per sapere chi era l’arbitro designato per l’Inter la domenica successiva. Ho letto inchieste su vita, famiglia e stipendi degli arbitri che neanche per i padrini più sanguinosi di Cosa Nostra. A proposito. Il presidente dell’Aia, Marcello Nicchi ha rivelato che agli arbitri arrivano buste con proiettili. E sulle vicende di quelli di A e B abbiamo una copertura mediatica. Ma degli altri che sappiano, di quelli che sfidano la sorte sui campi di periferia, sia al Nord (di meno) che al Sud (di più) e spesso non finiscono cornuti, ma mazziati sì? Secondo Nicchi già 300, dall’inizio dell’anno sociale, hanno subito violenze e 100 di questi sono finiti al pronto soccorso. Per alcuni c’è stato il ricovero.
   Il vero pericolo è l’assuefazione. Diamo tutto per scontato, non ce ne rendiamo più neanche conto. Le trasmissioni tv, quelle ridicole con la bella gnocca di turno che sdottora insieme ad altri incompetenti come lei, mettono gli arbitri sempre in copertina. Donne e arbitri. Altro che donne e motori. E il popolo bue dietro. L’avevo detto: la Var non cambierà nulla. E infatti. Prima c’era il moviolista adesso il varologo che solo in una lettera si distingue dal virologo, cioè colui che studia i virus. Di cui ci sarebbe molto più necessità. Siamo infetti da decenni. Con scarse possibilità di guarigione.
Roberto Perrone
PIATTO CONSIGLIATO
Qualcosa fuori stagione, che ci impedisca di aprire la bocca: pizzoccheri e polenta taragna
Tags: arbitri, calcio, ossessione, Roberto perrone, var

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Nota sull’autore: Roberto Perrone

Giornalista e scrittore, ha cominciato al Giornale di Indro Montanelli (1981-1989). Dal novembre 1989 al giugno 2015 è stato inviato del Corriere della Sera. Ha seguito 9 Olimpiadi, 7 Mondiali di calcio, 5 Europei di calcio, 11 finali di Champions League; inoltre, ha scritto di tennis, raccontando tutti i tornei del Grande Slam, la Coppa Davis e la Fed Cup, e di nuoto (9 Mondiali e 11 Europei). Scrive anche di enogastronomia e viaggi, il suo sito è www.perrisbite.it

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