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Tennis

Un altro “Fedal” memorabile, Roger vince con aggressività e varietà. E a 37 anni e 11 mesi sfida re Djokovic

Da Vincenzo Martucci 13/07/2019

    I due ultimi games sono stati meglio di tutto il torneo messo insieme, compreso quello delle donne. Con due match point per Federer sul 5-3, annullati entrambi con la prima di servizio, con la palla-break per Nadal sul 5-4 che poteva riaprire i giochi e rovesciare la situazione psicologica, con altri tre match point che il Maciste di Spagna ha salvato parzialmente, inchinandosi però sul terzo. Così, alla fine, l’ha spuntata Federer che, sull’erba, può sfruttare quel qualcosina in più di tecnica e di aggressività offensiva, confondendo con la varietà e l’imprevedibilità la sconcertante e ormai proverbiale resilienza di Nadal. E che forse aveva risparmiato qualche stilla di energia in più per queste partite decisive. Dimostrando una calma e una freddezza davvero glaciali nei momenti topici del match.

   La distanza fra i due mitologici campioni del tennis si è confermata comunque minima, in una bellissima partita, piena di bellissimi colpi. Al di là del punteggio, cioè il 7-6 1-6 6-3 6-4 in tre ore che riscatta l’enorme delusione della finale 2008 persa da Roger contro Rafa per 9-7 al quinto set, gli consente di portare a 16 i successi contro le 24 sconfitte nel bilancio contro il rivale storico, e lo promuove, a 37 anni e 11 mesi alla finale di domenica contro Novak Djokovic, la dodicesima ai Championships dove ha vinto 8 volte-record, la 31esima Slam a 16 anni dalla prima volta, a Wimbledon 2003. 

  Questa distanza si riassume nelle migliori percentuali nella risposta dello svizzero rispetto al mancino spagnolo: 66% di dritto (contro 41%) e 51% di rovescio (contro 47%). Oltre che nei vincenti, 51 contro 32, e nei punti con la seconda di servizio: 62% contro 48%, con mostruose prestazioni nel terzo (86%) e quarto set (83%). E quindi nella maggiore intraprendenza dello svizzero, fotografata dalla posizione spesso troppo lontana dalla riga di fondo dello spagnolo, nato sulla terra rossa, dove ha colto 12 trionfi al Roland Garros, che si è poi trasformato in un fantastico campione su tutte le superfici.

   Forse a decidere tutto è stato il primo set, strappato da Federer al tie-break dove Rafa ha tenuto il servizio una sola volta. Perché ha dato fiducia al primatista di 20 Slam. Che, anche se appena ha subito il break del 3-1 nel secondo parziale, ha ceduto secco il set, ha avuto la calma e la freddezza di insistere sul rovescio avversario e di cercare la rete il più possibile, venendo premiato con un 76% di punti, figlio dell’oltre 80% dei set vinti. Cifre che sembrano di un altro mondo, nel tennis attuale, così come di un altro mondo è Federer. Che è stato sostenuto a gran voce dai 15mila del Centre Court.   

   Quello fra Federer e Djokovic sarà il 48mo confronto, con Nole in vantaggio 25 vittorie a 22. Sarà la loro quinta finale Slam: Federer ha vinto la prima agli US Open 2007, Djokovic ha firmato quella di Wimbledon 2014 in cinque set e ancora di Wimbledon e Us Open 2015. Ma è sicuro che il campione di gomma serbo, se avesse potuto scegliersi l’avversario per questa finale ai Championships, avrebbe preferito Nadal, che pensa di poter domare maggiormente sull’erba, e che ha battuto anche l’anno scorso nelle semifinali. Mentre questo Federer così pieno di inventiva e così determinato, sul viale del tramonto, sicuramente gli fa più paura.

Vincenzo Martucci

vincenzomartucci57@gmail.com

Tags: Fedal, federer, Nadal, semifinale, wimbledon 2019

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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