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Tennis

L’intervista: Lorenzo Musetti ed il triangolo Tartarini-Tirrenia-Mouratoglou

Da Arianna Nardi (La voce) 13/12/2018

Focus su coach Tartarini, allenatore del Top 10 Juniores Lorenzo Musetti quest'anno finalista allo US Open degli Under 18 

Variare, che sia in campo o fuori per Simone Tartarini è fondamentale.

Variare come stile di vita, di gioco, di preparazione, è stata infatti la parola chiave nel percorso di crescita del suo assistito Lorenzo Musetti, classe 2002 ed attuale n.8 del ranking ITF Juniores.

Lo Junior Tennis San Benedetto, il Centro Federale di Tirrenia e l’Accademia di “The Coach” Patrick Mouratoglou, il triangolo perfetto in cui si innesta l’inscindibile binomio azzurro capace quest’anno di centrare al primo tentativo la finale dello US Open Juniores e che attraverso le collaborazioni intraprese, continua a mantenere il giusto equilibrio tra coaching privato, sistema federale e metodo accademico.

Una sconfitta che brucia ancora, quella arrivata a Flushing Meadows contro Thiago Seyboth, ma che allo stesso tempo ha portato con sé tanta consapevolezza e motivazioni necessarie per poter fare bene nei prossimi appuntamenti, in cui vedremo l’U18 Musetti e coach Tartarini alla rincorsa di un sogno chiamato Slam.


A che livello è arrivato come giocatore e quando ha cominciato ad allenare?


“All’età di 18 anni sono stato B3, il corrispondente attuale di un seconda categoria. Ho studiato economia e commercio ma mi piaceva molto il tennis quindi ho iniziato ad allenare presto, avevo circa 22 anni. Successivamente, dopo anni trascorsi ad allenare, ho deciso di aprire il mio circolo”.


Come ha incontrato Lorenzo?


“Al tempo allenavo un buon gruppo di agonisti ed i genitori portarono Lorenzo a giocare un’amichevole. Capii che il ragazzino meritava, ne discutemmo e da quel momento iniziò ad allenarsi a La Spezia qualche volta a settimana. In seguito il rapporto si è intensificato e da due anni e mezzo circa lavoriamo insieme full time”.



Come punti di riferimento avete il Centro Tecnico Federale di Tirrenia e lo Junior Tennis San Benedetto, a cui si è aggiunta una altrettanto fruttuosa collaborazione con la Mouratoglou Academy. Sono tre ambienti completamente diversi, come mantenete l’equilibrio?


“Il circolo non è l’ambiente ideale per crescere un giocatore: Lorenzo ha bisogno di più sparring, di confrontarsi, di supporto dal punto di vista fisioterapico e la Federazione ci aiuta tantissimo in questo. Durante l’inverno, dal lunedì a mercoledì, infatti siamo a Tirrenia, dove ci segue Roberto Petrignani con il programma atletico. Giovedì, venerdì e sabato, invece, siamo a casa e Lorenzo lavora con me. Inoltre, da due anni, una volta ogni sei settimane siamo in Francia all’Accademia di Patrick Mouratoglou che ci tratta sempre benissimo mettendo a disposizione sparring e preparatori”.


Fra queste realtà, c’è qualcuno che se lo contende maggiormente?


“Quest’anno si è creata una bella armonia, abbiamo lavorato davvero bene con questo mix. Dopo gli US Open ci sono state varie riunioni, si sono creati interessamenti particolari, ma alla fine abbiamo deciso di mantenere quest’equilibrio”.


Quando e come è cambiato il rapporto tra la Fit e i coach privati?


“Prima era completamente diverso e secondo me questo è un momento fertilissimo per la Fit. Si stanno creando dei presupposti ed un’apertura verso i coach privati che tra qualche anno daranno sicuramente i loro frutti. Anche a livello economico stanno aiutando parecchio i giocatori”.


Che cosa suggerirebbe alla Fit per migliorare ulteriormente la situazione del tennis maschile italiano?


“Ovviamente si può sempre migliorare, forse Tirrenia è un centro in cui va amplificato il discorso legato ai giocatori, che dovrebbero visitarlo più frequentemente ma adesso c’è un’apertura totale, anche verso giocatori di altre nazionalità”.


Come spiega che, al momento, dopo l’era Schiavone-Pennetta-Vinci-Errani, il tennis maschile è più avanti rispetto a quello femminile ed ha anche migliori prospettive?


“Penso che le motivazioni siano diverse, abbiamo vissuto un’era pazzesca con delle ragazze fenomenali, talentuose ma che provenivano tutte da realtà private. Non possiamo dire che ci sia stato un lavoro di gruppo. Ognuna ha fatto il suo percorso individuale con il proprio team. Forse non abbiamo saputo sfruttare a pieno questo momento per portar su delle nuove leve, non abbiamo investito su quelle risorse che potevano contribuire a creare un buon movimento femminile. Tuttavia, quest’anno a livello juniores l’Italia avrà ben 16 rappresentanti negli Slam, segno che il movimento sta crescendo e che c’è speranza per creare un buon gruppo in futuro”.


Quali sono i coach privati che considera di riferimento in Italia e all’estero?


“Oltre all’aspetto tecnico, mi piace molto parlare dell’aspetto umano. La maggior parte degli allenatori che conosco sono in primis delle ottime persone, come Patrick Mouratoglou che ormai è un amico, i coach di Pouille e Goffin, ed Umberto Rianna, per cui nutro grande rispetto”.



Che cosa ha significato l‘esperienza di Riccardo Piatti, in Italia? Vi siete appoggiati qualche volta all’Accademia di Bordighera?


“Riccardo è uno che non ha bisogno di presentazioni. Ha aperto questo centro in cui sta lavorando tanto a livello juniores. Ci sono degli ottimi ragazzi tra cui il suo assistito Borna Coric e si avvale di un team veramente importante: dal punto di vista atletico, Sirola è un guru a livello mondiale. Noi però non abbiamo mai visitato Bordighera”.


Il match-chiave nell’evoluzione di Lorenzo?


“Il match contro Luca Nardi a Firenze (dove ha poi vinto il torneo) ha portato con sé tanta consapevolezza nei suoi mezzi e nel suo livello. Veniva da un periodo non particolarmente positivo e da quel momento la stagione ha cambiato totalmente direzione”.


La sconfitta più dura da digerire?


“Uno dei momenti più difficili è stato all’Australian Open. C’erano aspettative troppo alte ed ha perso al primo turno, un po’ per colpa di un piccolo infortunio ed un po’ per via dell’eccessiva tensione”.


Che opinione ha del Transition Tour?


“In generale penso sia un bell’aiuto per i giocatori di medio livello juniores, tuttavia potrebbe rallentare uno come Lorenzo che è tra i primi 8 al mondo nella sua categoria ed ha un valore assoluto superiore. Per questa ragione speriamo di evitarlo, investire nel Transition metterebbe un freno alla sua crescita e a quella degli altri Top Juniores che hanno il livello per confrontarsi con i più grandi”.


Avete già stabilito la programmazione 2019?


“A livello Juniores ci concentreremo principalmente sugli Slam ed i tornei preparatori, poi proveremo a fare il salto fra i pro con i tornei Challenger. Nel caso in cui non dovessero arrivare risultati, torneremo a giocare i 25’000”.

Arianna Nardi

L'intervista doppia: Tartarini-Musetti

Ecco la prima di una serie d'interviste "doppie" coach-giocatori che vi proporremo nelle prossime settimane.Abbiamo posto alcune domande a Simone #Tartarini e Lorenzo Musetti (n. 8 ITF Junior), reduci da una stagione particolarmente positiva che ha visto il classe 2002 approdare in finale agli Us Open Junior. Conosciamoli meglio!

Pubblicato da Sport Senators su Giovedì 13 dicembre 2018

Tags: #ITF, Juniores, Lorenzo Musetti, Simone Tartarini, US Open Juniores

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Nota sull’autore: Arianna Nardi (La voce)

Giornalista pubblicista laureata in Lingue, culture e letterature moderne Europee. Pratico e seguo lo sport fin da quando ero bambina, ben prima di realizzare che sarebbe poi diventata la mia professione. Ho iniziato a scrivere all’età di 19 anni intraprendendo collaborazioni con testate sportive e non. Contribuisco alla realizzazione della trasmissione settimanale “Tennis Rewiew” in onda su Canale 8 Campania. Amo il tennis, la Formula 1 ed il calcio (quello inglese). Fra le mie passioni trovano spazio anche il videomaking, la fotografia e la moda. Il mio motto? “Nulla è impossibile per colui che osa”.

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