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Tennis

Harrison-Young: fu vero razzismo in quest’ultima, brutta, storia americana?

Da Vincenzo Martucci 14/02/2018

Durante una partita, due statunitensi, uno bianco e uno afroamericano, hanno un battibecco che sfiora lo scontro fisico, e poi polemizzano su twitter. L’Atp apre un’inchiesta. Purtroppo sembra proprio un’altra triste pagina di un problema mai vinto…

Sicuramente i giornalisti, notoriamente cattivi e poco sportivi, hanno capito male, come sempre, hanno travisato, hanno estrapolato, hanno violato la privacy e non sono stati appropriati. La colpa è loro e soltanto loro. Non è successo niente, basta pescare nel torbido, basta “fake news”, eccetera, eccetera. Sarà. Però, quest’ultima vicenda di razzismo, peraltro accaduta nel primo turno del torneo di New York, e fra due giocatori statunitensi, due validi rappresentanti della seconda schiera, due ex grandi promesse, due compagni di squadra in coppa Davis, è talmente lacunosa ed eclatante da apparire vera al cento per cento. Paradossalmente, una vicenda nera, di nome e di fatto, visto che, per la prima volta, il neonato torneo del Nassau Coliseum – che ha preso il posto di Memphis ed è l’unico indoor negli Stati Uniti -, si sta disputando su un campo in legno (come alla Laver Cup di settembre a Praga), “made in Germany”, dipinto di nero. Colore nuovo, dopo il blu, il verde, il rosso varati nel tempo per le superfici indoor per dare maggior visibilità anche in tv alla palla gialla.
    Ad ampliare la storia c’è stato il servizio-risposta su twitter dei due giocatori, una testimonianza scritta che difficilmente potrà essere travisata dai media. Come del resto la convocazione dei due giocatori nell’ufficio del supervisore del torneo e l’apertura ufficiale di una indagine dell’Atp Tour, che dovrebbe portare a seri provvedimenti verso uno o l’altro, o tutt’e due i giocatori. Come si legge in un comunicato: “L’ATP prende estremamente sul serio qualsiasi pregiudizio razziale, procederemo ad esaminare tutti gli audio e i video dell’incontro, e non faremo dichiarazioni finquando non avremo terminato l’inchiesta». Sulla scia, peraltro, delle pericolose e assurde esternazioni sui social dell’altro statunitense, Tennys Sandgren, durante i recenti Australian Open di Melbourne. Che tanta eco avevano avuto sui media mondiali.
   Di sicuro, alle 6.03 del 13 febbraio, Donald Young jr ha twittato: “Sono scioccato e dispiaciuto, Ryan Harrison, dal sentirmi dire nel bel mezzo del nostro match di New York come veramente ti senti nei miei confronti da tennista nero. Ero convinto che il nostro fosse un o sport solo per gentleman”. E alle 6.47, Ryan Harrison gli ha “cinguettato” contro: “Le accuse fatte da Donald Young stanotte, dopo il nostro match, sono assolutamente false. Sono estremamente dispiaciuto che qualcuno possa avere questa reazione dopo aver perso una partita. Qualsiasi video/audio chirirà al 100% la mia posizione, e io chiedo a chiunque abbia  disposizione un filmato o una registrazione è pregato di di produrli pubblicamente”.
   Per la cronaca, il 25enne Harrison – campione uscente nel torneo, a Memphis, e quindi presumibilmente più teso dell’avversario, anche perché più giovane di tre anni e favorito pure dalla classifica, numero 44 del mondo contro 65 e dai precedenti testa a testa, 2-1 sull’Atp Tour, 3-1 nei Challenger – ha vinto 6-3 7-6. Secondo il New York Times, nella prima indagine immediatamente dopo il match, non sarebbero emerse prove a sostegno delle accuse di Young, né dal giudice di sedia, né dai raccattapalle, né dal video del cambio di campo nel corso del primo set, quando i due, chiaramente, hanno avuto un battibecco. E il giudice di sedia è dovuto intervenire fisicamente per evitare che Young ed Harrison venissero alle mani. Si vede bene Harrison che dice qualcosa all’arbitro e a Young, si vedono i due che continuano a parlarsi addosso, da seduti, con Harrison che continuava a bofonchiare e Young che scuoteva sconsolato la testa.
  Secondo Harrison: “Mezz’ora dopo la fine della partita sono stato convocato dal supervisor, con Young presente, e sono stato informato delle sue accuse, totalmente infondate. E mi sono subito prestato a firmare un documento in cui accetto una sospensione di tre mesi se questa storia si rivelasse vera. Il giudice arbitro ha visto e sentito tutto. E non mi ha punito. Cosa che avrebbe dovuto fare subito, da regolamento, se si fosse davvero tratta di un problema di natura razziale. Sono un passionale, ho anche fatto qualche stupidaggine, ma stavolta so di non aver fatto niente di offensivo”.
   Nè Harrison, né Young sono due angioletti: il primo è uno che s’arrabbia spesso e platealmente in campo, e l’anno scorso a Indian Wells ha anche frantumato quattro racchette una dietro l’altra sotto gli occhi del pubblico, il secondo ha avuto più di un acceso dissidio con la Federtennis Usa e l’anno scorso è stato la causa dell’espulsione dal campo, per razzismo, del russo Andrei Medvedev. Che, al Challenger di Savannah, aveva accusato l’arbitro di colore di parzialità nei confronti, appunto, dell’avversario di colore, Young. Da tempo Harrison e Young hanno qualche problema personale, per la rivalità sportiva, per quella in casa Usa, e per qualche ruggine accumulata nei duelli precedenti. Stavolta, però, sembrerebbe proprio che Ryan il bianco abbia trasceso, dopo un “Com’on” troppo vibrante di Donald l’afroamericano, gli avrebbe masticando in faccia un: “È così che vi comportate voi neri». Come ha rivelato la fidanzata di Young, sempre via web. Che poi sembra la spiegazione più plausibile della reazione anche di Young. E il replay di un problema chiamato razzismo e mai davvero vinto, nella vita di tutti i giorni e anche nello sport.
Vincenzo Martucci
Tags: brutta, Harrison-Young: fu vero razzismo in quest’ultima, storia americana?, tennis, vincenzo martucci

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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