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Motori

Fiorio: “Fossi alla Ferrari lavorerei tanto sul motore, e Mansell e Prost…”

Da Ruggero Canevazzi 14/07/2020

L’ex direttore sportivo delle Rosse continua a regalarci le sue impressioni sul mondo della F1 dopo i primi due GP post pandemia. Scommette sul pupilloGiovinazzi fisicamente fortissimo (“Sarebbe già pronto per la Ferrari”) e rivive la sfortunata stagione 1990: “Ma avere due prime donne in scuderia è solo un bene!“

Dottor Fiorio, come valuta il doppio GP in generale e in ottica Ferrari?

“Non siamo abituati a tutte queste gare ravvicinate, domenica si corre di nuovo in Ungheria. La Ferrari ha un evidente problema di motorizzazione. Nella prima gara mancava il motore, tutte le vetture motorizzate Ferrari hanno avuto prestazioni inferiori a quelle Mercedes. Speriamo davvero che le cose migliorino!”.

 

Com’è possibile che la Ferrari sia così indietro rispetto alle prime? Se lei fosse ancora team manager, cosa farebbe come prima cosa per rimettersi in sesto?

“Le rosse l’anno scorso avevano un problema che li ha penalizzati moltissimo, l’aerodinamica. Quest’anno hanno migliorato molto da questo punto di vista, la macchina è più stabile, ma gli altri, Mercedes in primis, hanno sviluppato il motore in modo molto più efficace della Ferrari. Storicamente il motore era un punto di forza del Cavallino, in questi anni purtroppo è un limite. Se fossi il capo metterei il fiato sul collo ai miei motoristi. Marchionne si era reso conto che c’era da lavorare molto sul motore. Aveva visto che Arrivabene non poteva essere efficace su questo e si era speso lui stesso. C’erano stati miglioramenti evidenti, poi è scomparso e i risultati sono stati quelli che abbiamo visto purtroppo. In ogni caso va data ampia fiducia a Binotto, che è un tecnico di altissimo profilo, un progettista di prim’ordine. Non è forte dal punto di vista manageriale, nella strategia, dalla scelta del cambio gomme al rapporto con i piloti e con la Federazione internazionale. Quando io arrivai alla Ferrari avevo alle spalle 35 anni di competizioni nei rally, ogni sera per 35 anni andavo a dormire chiedendomi come potevo fare per fregare l’avversario. A Binotto però va dato il tempo necessario per crescere, ha grandi potenzialità”.

 

Leclerc dalle stelle alle stalle: come giudica il suo errore?

“Charles e i suoi coetanei che vengono dalle formule inferiori sono destinati a emarginare i piloti che hanno fatto la storia della F1 di questi anni. Ora F3 e F2 sono circus importanti, molto più adeguati del passato a formare i piloti. L’unico aspetto che manca davvero è la potenza, ma un campione in erba la potenza la brama, non aspetta altro, infatti non solo Leclerc ma anche Norris, Albon, Russell, Giovinazzi stanno già facendo molto bene. Leclerc domenica ha peccato d’inesperienza ma il futuro è suo”.

 

Ecco, a proposito di Vettel che viene appunto scavalcato da Leclerc, quest’anno c’è il rischio che in Ferrari succeda come 30 anni fa. Nel ’90 lei era il direttore tecnico ed era stata l’ultima volta che la Ferrari aveva come piloti due prime donne. Non può essere un grosso problema?

“Assolutamente no, al contrario è un vantaggio. Avere due prime donne significa avere più possibilità di vincere. Se in un GP uno dei due piloti ha un problema, ad esempio la macchina lo tradisce, puoi contare sull’altro se è un campione”. 

 

In questo modo però i due piloti possono farsi la guerra, è quello che è successo tra Prost e Mansell proprio nel ’90… 

“No guardi, quell’anno i problemi ci furono solo in Portogallo, ma fu un problema puramente tecnico. Allora non c’era il controllo di trazione come oggi e Mansell partì male slittando verso Prost, dopo la prima curva da primi e secondi ci ritrovammo quarti e quinti. Però anche in quell’occasione non fu un problema di rivalità tra Nigel e Alain, che rimontarono, Mansell era primo, Prost terzo e aveva tutto per riprendere Senna secondo. Se ci fosse riuscito sarebbe partito l’ordine da me e Nigel avrebbe fatto passare Alain. Il problema fu la decisione incomprensibile del direttore di gara in occasione dell’uscita di pista di Alex Caffi (la sua Arrows Ford si sontrò con la Larrousse Lamborghini del giapponese Aguri Suzuki, nda). Non c’era nessuna situazione di vero pericolo o di piloti feriti, ma la gara venne sospesa a dodici giri dal termine (in realtà i giri non percorsi furono 10)”.

 

Dottor Fiorio, lei sostiene che Mansell non avrebbe davvero avuto problemi a far passare Prost se questi avesse sorpassato Senna?

“Ma certo, Nigell in quella stagione fu molto più professionale di quanto si dica, Gli ordini di scuderia ci sono sempre stati e l’inglese li rispettava, prova ne sia che in seguito nel Gran Premio di Spagna successe esattamente questo”. 

 

Le malelingue sostengono che il leone britannico si ritrovò a Silverstone la macchina invertita perché lei assegnò la sua, giudicata migliore, a Prost per avvantaggiarlo nella corsa al titolo. Andò su tutte le furie e annunciò il ritiro dalle corse.

“Guardi, all’epoca non facevamo una macchina migliore dell’altra. Le due vetture erano identiche. Secondo lei, invece di due ottime vetture avei preferito una vettura veloce e una lenta”

 

Magari era una questione di tempi, non c’era tempo sufficiente per mettere a punto due monoposto perfette…

“No, le assicuro che potevo contare su 200 tecnici, avevamo tutte le risorse necessarie. Mansell annunciò il ritiro perché deluso dall’esito di Silverstone, ma ebbe problemi al cambio. Io a quel punto volevo sostituirlo con Morbidelli, che avevo allevato da anni, ma lui, a riprova della sua professionalità, mi garantì che avrebbe continuato la stagione col massimo impegno e così fu. Quell’anno non vincemmo il Mondiale perché Senna in Giappone tamponò Prost e lo mise fuori gioco. Noi avevamo un affidabilitàeccezionale e con la pole di Alain ero certo che ce l’avremmo fatta, Ayrton ce l’aveva a morte con il presidente della FIA Balestre, francese come Prost, e volle restituire il torto subito l’anno prima. Dopo un anno lo ammise chiaramente”. 

 

Parliamo del suo pupillo, Giovinazzi, che pare abbia presto una guida più importante dell’Alfa Romeo: ce ne dà un giudizio e ci racconta in breve la storia? Assomiglia a qualche pilota del passato? 

“Beh, Antonio è di Martina Franca, è vicinissimo alla mia masseria di Ceglie. Quando ho visto il talento e le potenzialità che aveva, l’ho fatto conoscere a più gente possibile. Con l’Alfa Romeo l’anno scorso ha avuto un inizio difficile ma nella seconda parte di stagione è partito in griglia daanti al compagno di squadra, che non è proprio l’ultimo arrivato (Kimi Riakkonen) eha fatto unto in diverse gare. È il terzo pilota Ferrari, Binotto non gli ha dato l’anno prossimo la seconda guida Ferrari perché vuole che faccia più esperienza, ma per me avrebbe già le carte in regola per correre per la rossa. Un suo grande vantaggio è la prestanza fisica. Non è solo un fatto di giovane età, alla fine dei GP quado tutti sono esausti lui sarebbe pronto per correrne un altro. Questo in futuro potrebbe rivelarsi una risorsa fondamentale”.

 

*foto tratta da www.valleditria.it

Tags: #Cesare Fiorio, ferrari

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Nota sull’autore: Ruggero Canevazzi

Giornalista pubblicista e ingegnere. Grande appassionato e conoscitore di tennis, calcio e rugby, ha praticato hockey su prato a livello agonistico e poi ha seguito il Sei Nazioni per Sportsenators con Italia-Francia 2019, dopo molte altre partite della Nazionale di rugby sempre nel Sei Nazioni e Irlanda-Italia alla World Cup 2015. Per il tennis ha seguito due US Open (2015 e 2016), due Roland Garros (2017 e 2018), due ATP di Montecarlo (2014 e 2016), due turni di Fed Cup (Italia-Slovacchia a Forlì 2017 e Italia-Belgio a Genova 2018), l'ATP di Halle 2019 e le ATP Finals di Londra 2019. Autore di circa 300 articoli.

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