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Motori

MotoGP, intervista a Remy Gardner: “Qui tutto deve essere perfetto”

Da Cristina Marinoni 14/10/2022

Dal padre leggendario, che non è mai stato il suo idolo, alla passione per le auto: il rookie in partenza per la WorldSBK a fine stagione si racconta

“L’ultima volta che ho gareggiato Phillip Island era stata tre anni fa. Per me quella di domenica sarà un’esperienza straordinaria: correre sul circuito di casa, di fronte al mio pubblico, per la prima volta nella classe regina. Per di più, Girerò da campione del mondo in carica della Moto2” dice Remy Gardner, 24 anni, australiano di Andorra, rider della scuderia Tech3 KTM Factory. Che conclude, con il contratto del GYTR GRT Yamaha Team di WorldsBK già in tasca per la prossima stagione: “Il tracciato è il mio preferito dell’intero calendario. La curva 1 e la 3, la Lukey Heights e l’ultima. Sono tutte pazzesche”.

Papà Wayne è stato campione della classe 500 (nel 1987, ndr): il complimento più bello che ti ha fatto?

“Ti dirò, nulla di particolare. Il classico: ‘Ottimo lavoro’”.

Era lui il tuo idolo, da ragazzino?

“A dire la verità, no. Era Casey Stoner, seguito da Valentino Rossi”.

L’immancabile confronto con un padre talentuoso come il tuo ti ha spronato a migliorare?

“Quando ero piccolo, sì. Poi, verso i 16 anni, ho iniziato a guardare solo a me: ero diventato professionista e l’unica strada da percorrere era quella di tirare dritto, senza distrazioni. E non lasciarmi intrappolare da un’eredità così impegnativa: può diventare un fardello difficile da sostenere”.

Da bambino qual era il tuo sogno?

“Diventare campione del mondo”.

Ci sei riuscito. La gara che consideri il picco della carriera?

“Portimão 2021. Mi ero fratturato due costole il venerdì, ma dovevo per forza entrare in pista per difendere il vantaggio su Raúl Fernández. Sono arrivato terzo, posizione che mi ha permesso di conquistare il titolo”.

Il tuo hobby per eccellenza?

“Le automobili. Trascorro giornate intere nel garage a costruirle oppure sistemarle. La mia preferita? La Volvo Amazon del 1969: 1.100 kg per 450 cavalli”.

Sei superstizioso?

“No, seguo dei passaggi fissi durante la preparazione al Gran Premio, il caso e i guanti indossati in un certo modo, lo stretching. Però ho imparato dalla mia ragazza a passare il sale appoggiandolo sul tavolo: sostiene che da mano a mano porti sfortuna”.

Cos’hai imparato in un anno di classe regina?

“Quanto sia difficile! Il livello – dei piloti, delle moto, delle case costruttrici – è altissimo. Tutto deve essere perfetto”.

Tags: #motogp, Remy Gardner, Tech3 KTM Factory Racing

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Nota sull’autore: Cristina Marinoni

Giornalista professionista, è laureata in Lingue e letterature straniere moderne e si divide felicemente tra sport e musica (con qualche incursione nella moda, dove tutto è cominciato). Le interviste, che esplorano le persone dietro ai personaggi, sono il suo pane quotidiano.

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