Ciao, Bebo, il sorriso più vincente. Un campione senza nemici, che conquistava estimatori e fans… |
  • Chi Siamo
  • Firme e Voci
  • Sport
    • Accadde Oggi
    • Atletica
    • Calcio
    • Ciclismo
    • Ginnastica
    • Golf
    • Motori
    • Nuoto
    • Pallacanestro
    • Pallavolo
    • Pugilato
    • Sci
    • Sport di contatto
    • Tennis
    • Vari
    • Politica Sportiva
  • TennisVintage
  • La testimonianza
  • Galleria
  • Sport per Tutti
Ciao, Bebo, il sorriso più vincente. Un campione senza nemici, che conquistava estimatori e fans… |
  • Chi Siamo
  • Firme e Voci
  • Sport
    • Accadde Oggi
    • Atletica
    • Calcio
    • Ciclismo
    • Ginnastica
    • Golf
    • Motori
    • Nuoto
    • Pallacanestro
    • Pallavolo
    • Pugilato
    • Sci
    • Sport di contatto
    • Tennis
    • Vari
    • Politica Sportiva
  • TennisVintage
  • La testimonianza
  • Galleria
  • Sport per Tutti
Pallavolo

Ciao, Bebo, il sorriso più vincente. Un campione senza nemici, che conquistava estimatori e fans…

Da Carlo Gobbi 15/03/2018

Paulo Roberto De Freitas, detto Bebeto, per noi “Bebo”, era un uomo eccezionale: già grande regista del Brasile, poi sensazionale allenatore, in Italia guidò il MaxiconoParma a due scudetti consecutivi e, in nazionale, centrò un bronzo agli Europei 1997 fino al terzo trionfo consecutivo al Mondiale 1998!

Un vero terremoto mediatico ha percosso il mondo sottorete. La notizia giunta dal lontano Brasile dell’improvvisa inattesa scomparsa di Bebeto. Un malore lo ha colto a Vespasiano, periferia di Belo Horizonte, dove si trovava per un convegno dell’Atletico Mineiro, il club di calcio e polisportivo di cui era direttore generale. In un attimo, un collasso cardiocircolatorio si è portato via una delle stelle del firmamento pallavolistico nel globo. Inutili e vani i soccorsi. Non si è più ripreso. Il tamtam della ferale notizia ha varcato i monti e i mari, superato l’Atlantico. La bomba è esplosa da noi, in Italia,  verso le ore 21. Il collega GianLuca Pasini è entrato subito in tensione, cambiando in un attimo la pagina della Gazzetta già impostata sulle coppe europee. E, come si suol dire, ha lavorato con frenesia sull’imbuto per imbastire un ricordo di un uomo che tutti noi possiamo definire semplicemente eccezionale.
    Ma chi era e cosa è stato per il volley Paulo Roberto De Freitas. Nato a Rio de Janeiro il 16 gennaio 1950, aveva quindi 68 anni appena compiuti. Una vita nella pallavolo, almeno fino al nuovo secolo, quando ha effettuato un nuovo passaggio. Dal campo come giocatore, palleggiatore nel Botafogo con cui ha vinto dieci campionati brasiliani, alla panchina. Anche della nazionale fino al mondiale 1990. Poi in Italia per sette stagioni. Al MaxiconoParma, che ha guidato a due scudetti consecutivi, nel 1991 e ‘92. Poi passato al timone della nazionale: un bronzo agli europei 1997 in Olanda, fino al trionfo, il terzo consecutivo, al mondiale 1998 a Tokyo. Di qui il suo addio al volley e dopo poco il passaggio al Botafogo, la squadra di calcio di Rio di cui è sempre stato tifosissimo, per lunghi anni direttore esecutivo. Da qualche tempo era passato all’Atletico Mineiro. Fino al suo ultimo giorno.
   Bebeto  giocatore. Lo ricordiamo regista di quel Brasile che nel 1984 contese alla Long Beach Arena la medaglia d’oro agli Usa di Doug Beal, uscendone sconfitto per 3-0. Due anni prima al mondiale in Argentina, nella finale di Buenos Aires, travolto dall’Urss di Platonov. Poi da cittì del Brazil, nel’90 al Maracanazinho di Rio,  la più grande delusione della sua carriera quando venne sconfitto3-1 dagli azzurri di Velasco dopo una battaglia infernale di fronte a ventiduemila tifosi in maglia gialla. Il Brasile si dovette accontentare del terzo posto. Ma l’obiettivo logicamente era ben diverso. Poi l’Italia. L’anno seguente fu Aristo Isola, diesse del Maxicono, a puntare su di lui per sostituire GianPaolo Montali, tecnico di casa e vincitore dello scudetto proprio a Modena sul Panini. Tre stagioni dorate per Bebeto, che divenne ben presto l’idolo di Parma grazie al suo buon carattere pacato, al sorriso sempre stampato sul volto, al bel gioco che seppe impostare nella squadra portandola alla vittoria in due scudetti consecutivi. Che battaglie spettacolari, al PalaRaschi! Carlo Magri, fresco presidente federale, gli affidò la panchina azzurra con ottimi risultati. Bronzo all’europeo a Eindhoven, poi l’oro a Tokyo nel 1998.
    La scomparsa di Bebeto ha suscitato vastissima eco in tutto il mondo. Ma in Italia, dove lui era ancora popolarissimo, il dispiacere è stato certo ancora maggiore. Giocatori, allenatori, dirigenti, giornalisti, appassionati: un coro unanime. Increduli, frastornati, choccati. Perché Bebo, così era chiamato dagli amici, aveva saputo conquistare tutti con quella sua aria paciosa, condita da quella parlata brazil-genovese, la simpatia istintiva, il buon umore, l’educazione, la giovialità, la bella famiglia di cui si circondava. Ancora oggi tutti ricordiamo il figlio Ricardo, giovinetto al PalaRaschi vicino al papà, poi diventato giocatore e oggi allenatore di beach. Troppo facile parlare bene di un personaggio pubblico quando ci lascia. Ma Bebeto certamente non aveva nemici. Ma soltanto amici, estimatori, fans. Il cordoglio è stato unanime, superata la prima brusca emozione, appresa la notizia. Nella pallavolo, lascia un vuoto notevole. Perché si deve ricordare il suo Maxicono come un gioiello di bel gioco. Giocatori come i  brasiliani Renan Dal Zotto e Carlao, che lui affettuosamente chiamava Carlone, gli azzurri Giani, Bracci, Giretto, l’americano Jeff Stork, gli assi di un’epoca d’oro. E contro aveva squadroni come Ravenna, Modena, Treviso.Il meglio della nostra pallavolo prima dell’avvento del rally point system. Bebeto quindi è stato un innovatore, come Julio Velasco e Doug Beal. Un personaggio capace però di scaldare i cuori, stabilendo con i giocatori un rapporto umano inossidabile. Lavorando tanto sul piano tecnico. Ma ancor più su quello fisico. Nel lavoro, in palestra, inflessibile. Senza mai alzare la voce. Ma col sorriso…! Ecco, l’umanità è stato probabilmente il tratto saliente di Bebeto. Sempre.
Di lui ricordiamo due episodi che riguardano il Brasile. Finale 1982 al Luna Park di Buenos Aires. Di fronte ai cariocas, l’Urss di Platonov. Entrano i brasiliani, guidati da Bernard Rajzman, un passato al Panini Modena. Il palazzo è gremito, quindicimila spettatori, con una tribuna tutta vestita di giallo-oro. Invece del tango, la batucada, ritmo ossessionante suonato dai tamburi cariocas. Giro di campo dei sudamericani che sventolano un bandierone biancoceleste. E’ quello dell’Argentina. Platonov, tecnico dei sovietici, ferma il riscaldamento dei suoi giocatori, li chiama vicino alla panchina e indica la scena. Risultato: inizia la partita..e’ già finita. Un 3-0 gigante, con pochissimi punti per i brasiliani, devastati. Platonov dirà poi: “Rispetto per chi si batte per la sua bandiera. Ma non per chi sventola una bandiera che non è la sua”. Bebeto anni dopo ci dirà: “Fu un grave errore. Per ingraziarci il pubblico di casa, li abbiamo scatenati”.
    Altro ricordo. Tokyo, Yoyogi National Stadium. L’Italia ha vinto il suo terzo mondiale. Alla press conference non avvertiamo allegria, gioia, senso del trionfo. Toni dimessi, pacati, anche troppo. Pasquale Gravina, il capitano, solitamente loquace, parla a monosillabi, testa bassa. Bebeto, braccia conserte, viso impenetrabile, serio, pare malinconico. Sappiamo sarà la sua ultima partita alla guida della nostra nazionale. I dissensi con il presidente Magri sono sfociati in un distacco ormai cronico. Però lui ha vinto. Per scaldare l’ambiente, azzardiamo una battuta: “Bebeto, ti sei accorto che avete vinto?”. Confusione massima nell’interprete giapponese, che non capisce. Bebeto ci guarda, accenna un mezzo sorriso, poi nulla. Non ribatte neppure. Più tardi Fei, esordiente in quella squadra, che festeggia i suoi freschi 21 anni, per celebrare il suo primo (e unico) titolo mondiale, offrirà tre bottiglie di champagne. In Japan, carissimo. Per questo forse sta continuando a giocare!
   Bebeto è rimasto attaccatissimo all’Italia. In tutti questi anni, è sempre tornato a farci visita. Con regolarità. Tappa al Daniel’s, sulla via Emilia. Ogni volta, ci accoglieva col sorriso accattivante, genuino, di sempre. “Ciao, Gobi, come stai, che piacere…”. Un tuffo nella sua Parma, accolto con affetto dagli amici e da quei tifosi che non l’hanno mai dimenticato. L’ultima volta, avvenne due anni fa, in gennaio. Al Forum Monzani di Modena. Una serata dedicata agli azzurri di ogni epoca. Sala gremitissima, il clou fu tutto suo. Un dialogo divertente, incalzante, serrato, da  vero Amarcord, con Lorenzo Dallari, bravissimo conduttore. Ancora applausi, ovazioni per lui. Caro Bebeto. Questo ricordo, di una serata tanto gradevole quanto indimenticabile, ora ci torna prepotente alla memoria e ci fa tanto male. Non lo sapevamo. Nessuno poteva immaginarlo. Ma era l’ultima volta. Addio caro amico. Grazie per la tua umanità, il tuo sorriso, e per tutto quanto ci hai lasciato.
Carlo Gobbi
Tags: carlo gobbi, detto Bebeto, morte, Pallavolo, Paulo Roberto De Freitas

Condivisione...

Articolo precedente
Sofia campionessa vera: dopo l’oro olimpico diventa la regina di discesa di Coppa. E ora insegue quella più ambita…
Articolo successivo
Boxe, l’Irlanda denuncia in un documento ufficiale: a Rio 2016 match truccati

Nota sull’autore: Carlo Gobbi

È il giornalista più poliedrico del panorama nazionale. Oltre a 7 Olimpiadi, 6 Mondiali e 15 Europei di pallavolo, e 139 test match di rugby, ha seguito oltre 20 Mondiali ed altrettanti Europei di ginnastica, judo, hockey, ghiaccio, pallamano, pesi, tiro.

Post correlati

  • Leon… Leal? L’ideale, per costruire un squadra, sarebbe partire da Grebennikov!
  • Dopo una stagione così lo scudetto è di tutti i giocatori!
  • Volley, pronti per le final four? ecco i segreti e le favorite
  • Gli anni del volley, le interviste video: con skype e nei palazzetti, dentro e fuori; le palestre, i personaggi, gli allenatori, le bacheche
  • Novara o Modena? Più Novara. Potevo esserci anch’io? Non guardo indietro o alla mia pelle, vivo da “Fiocco di neve”
  • Intervista ad Andrea Mattei, l’opposto del rap

Ultimi articoli

  • “Una sconfitta che è quasi una vittoria. Dopo Crowley è tempo di un ct italiano”
  • Napoli raddoppia, Inter solo per un posto d’onore, addio Milan
  • Ange Capuozzo, l’arcobaleno dopo la tempesta
  • Premier Padel 2023, confermate le tappe di Roma e Milano
  • Europei di artistico su ghiaccio, gli osanna sbagliati per l’Italia
  • La Danimarca scrive la storia dell’handball aggiudicandosi il terzo oro mondiale consecutivo.

Sport Senators

Le grandi firme di 45 Olimpiadi, 8 mondiali di calcio, 86 tornei del Grande Slam, 13 Tour de France, 43 giri d’Italia, 20 GP di Formula 1, 31 Mondiali di Atletica leggera, 100 campionati Mondiali ed Europei di nuoto, ginnastica, scherma, judo, e tanti altri sport.

Accounts Social

  • Facebook
  • Twitter

Newsletter

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
Iscriviti!

Cerca

Sport Senators © 2018 - All Rights Reserved | Testata registrata al Tribunale di Milano. Registrazione n.168 del 30.05.2018. Direttore responsabile Vincenzo Martucci

  • Home
  • Chi Siamo
  • Firme e Voci
  • Sport
  • Accadde Oggi
  • Galleria
  • Sport per Tutti
  • TennisVintage
  • Privacy policy

Continuando la navigazione, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi