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Pallavolo

Pallavolo, la sfida di Bonitta diventa trionfo: che colpo la coppa Challenge di Ravenna, fra prestiti, scarti e… Orduna-Buchegger!

Da Carlo Gobbi 15/04/2018

Atene porta ancora fortuna all’Italia grazie al dinamico dirigente che ha smesso i panni di ct della nazionale donne ed ha creato la squadra-rivelazione con un regista e uno schiacciatore super. Rinverdendo i fasti della gloriosa Robur

 Mors tua, vita mea. Chi l’ha detto? Un latino, sicuro. Così, mentre a Madrid la Juventus sprecava una eccezionale serata di sport con la vergognosa sceneggiata monstre di Buffon, ecco che le squadre italiane nel volley infilavano due finali di Champions maschile e…. E pure un trionfo di una delle società più antiche e gloriose del nostro firmamento sottorete. Ad Atene, la Bunge Ravenna, erede diretta di quella Robur che 73 anni prima Angelo Costa seppe pilotare al primo scudetto del nostro nascente campionato, aggiungeva una gemma al suo già ricco palmarès.
   Quasi in sordina, zitta zitta, in silenzio, lontana dagli echi dei media maggiori, impegnati dal dio calcio al Bernabeu madrileno nella riscossa definita impossibile della Juve in remuntada con il Real, ecco che i picciotti romagnoli hanno saputo infilare quel successo che nella città di Teodorico in tanti speravano. Ma così, in tono sommesso, senza lasciarsi andare a prematuri eccessivi entusiasmi. Andate ragazzi e battetevi bene. Questo il viatico per la squadra di Fabio Soli, che partiva verso il Pireo nel retour match contro l’Olympiacos forte del successo conseguito in casa, al PalaDeAndrè per 3-1 all’andata. Ma i timori c’erano, eccome. Perché si giocava al palazzo della Pace e Amicizia, 18mila posti, enorme impianto che in passato ha salutato i successi prima del Panini in coppa Coppe nel 1980, poi della nazionale di Velasco, grande protagonista nel mondiale 1994 e nell’europeo 1995, in entrambe le occasioni sull’Olanda.
    Quindi, un impianto a noi favorevole per tradizione. Ma la presenza del pubblico greco, rumoroso, colorito, numerosissimo, reclutato anche fra i tifosi del basket e del calcio, lasciava intendere che la sfida non sarebbe stata una passeggiata. Tutt’altro. Invece, come sempre succede, il pubblico può cantare, urlare, dimenarsi, finché vuole, ma rimane fuori dal rettangolo di gioco. E così è stato. Perché Ravenna ha disputato la partita perfetta. Subito ha annichilito gli avversari. 1-0. Ha ceduto d’un soffio il secondo set. Poi è esplosa in un terzo set travolgente. Bastava vincerlo e la coppa era italiana. Ma sulla scia dell’entusiasmo, la squadra ha continuato a macinare il suo gioco e si è imposta per 3-1. Un successo monolitico, avrebbe detto Andrea Lucchetta se la Rai avesse offerto la diretta. Ciò che non è accaduto, considerando la coppa Challenge una semplice coppetta del nonno.
    Invece il successo della Bunge ha avuto immediata rilevanza internazionale. Entusiasmo non soltanto a Ravenna, città per anni in anemia da grande volley. Ma in tutta Italia. Un successo legato a una squadra composta in estate con rara perizia da Marco Bonitta. Lasciata la panca da cittì della nazionale femminile, dopo il disastro di Rio olimpica, Bonitta, in gioventù ufficiale di artiglieria, 131° corso Auc a Bracciano, passato poi ai paracadutisti, con 32 lanci effettuati con la Folgore, ha pescato con sagacia costruendo una squadra in grande risparmio. Quando le casse sono vuote, hai voglia di comperare Zaytsev, Juantorena, Bruno. Ti accontenti di andare col cappello in mano a raccattare gli scarti delle altre. E con questi scarti pescati con pallavolistico intuito, Bonitta, direttore generale della società, ha saputo conquistare un alloro che mancava alla città da ben 21 anni. Da quando l’Area Ravenna, in pratica la stessa società con altro sponsor, conquistò nel 1997 la coppa Cev con il francese Laurent Chambertin in regia. Ma se questo successo è stato in gran parte dimenticato, bisogna andare un passetto all’indietro quando il Messaggero costruito da Giuseppe Brusi, grazie alle palanche fornite dal gruppo Ferruzzi infilò tre coppe Campioni di fila dal 1991 al 1993. Anche se la terza vittoria porterà il nome dell’Edilcuoghi.
    Immaginiamo che quella sera Giuseppe Brusi, grande protagonista in positivo della pallavolo ravennate, abbia trovato consolazione, lui juventino nel pigiama, alla beffa di Madrid con la  vittoria di quelli che sarebbero anche i suoi ragazzi, dato che lui stesso è stato nominato presidente onorario della società. Un successo  che ha rinfrancato lo spirito di Brusi, dirigente polemico quanto navigato, per due anni lontano dalla squadra quando giocava a Forlì i primi due campionati della ripresa. “Un ravennate non va a vedere la sua squadra che gioca a Forlì”, tuonava minacciosamente polemico. Poi dallo scorso anno, col rimpatrio a Ravenna del team, lui si è riavvicinato. Bonitta è stato uno dei suoi ragazzi. Al punto che ad ogni partita, di fianco al direttore generale sedeva Brusi al posto d’onore. Sempre prodigo di consigli e e di cazziatoni.
   Ravenna dunque sugli scudi. Ha centrato una stagione perfetta, lusinghiera con la formazione risicata di partenza. Affidata a un giovane tecnico modenese, Fabio Soli, sul quale Bonitta ha riposto immensa fiducia. Pilotata in regia dall’argentino Santi Orduna, scartato da Modena dopo l’arrivo di Bruno. Che ha trovato nella mano pesantissima del giovane colosso austriaco Buchegger l’asso insperato nel cortile di casa. E una formazione dove si sono alternate esperienza e classe di Marechal e Poglajen, entusiasmo del crescente Diamantini al centro, in alternativa al colosso bulgaro Georgiev e al giovane Vitelli, prestito della Lube. Inoltre Raffaelli, che per lunghi tratti ha ben sostituito Marechal nei suoi frequenti infortuni. Poi nel piccolo saettante Goi, un libero fatto in casa che ha ben poco da invidiare ai fenomeni Colaci, Rossini, Balaso, Grebennikov. Infine, il pubblico. La nota più bella. Quasi tremila spettatori di media con la punta fantastica dei quattromila il 26dicembre contro Perugia. Una giornata che ha ricordato agli occhi sfavillanti di Beppe Brusi i tempi aurei trascorsi con il Messaggero.
    Che sarà ora di Ravenna? Si spera che la città si desti. Con l’aiuto del sindaco De Pascale, affluiscano contributi sostanziosi per rinsanguare le esangui casse sociali e poter affrontare il prossimo campionato con qualche pretesa in più. Ieri sera la città in piazza ha tributato gli onori del trionfo ai corsari che hanno espugnato il Pireo. Ma che ci sia un seguito e non solo una sbornia passeggera. Ravenna intende tornare fra le grandi del volley. Va aiutata. I grandi nomi non  arriveranno a Galla Placidia per grazia divina, ma per virtù aurea. Più facile vincere una coppa, non del nonno, che costruire una squadra di vertice. Ma finalmente, Ravenna c’è. Noblesse oblige!
Carlo Gobbi
Tags: carlo gobbi, fra prestiti, La sfida di Bonitta diventa trionfo: che colpo la coppa Challenge di Ravenna, Pallavolo, scarti e… Orduna-Bucheregger!

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Nota sull’autore: Carlo Gobbi

È il giornalista più poliedrico del panorama nazionale. Oltre a 7 Olimpiadi, 6 Mondiali e 15 Europei di pallavolo, e 139 test match di rugby, ha seguito oltre 20 Mondiali ed altrettanti Europei di ginnastica, judo, hockey, ghiaccio, pallamano, pesi, tiro.

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