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Calcio

La bandiera non c’entra Donnarumma ha scelto di non essere amato

Da Enrico Maida 17/06/2017

Parlare di bandiere, come si è fatto a proposito dello struggente addio di Totti, è quasi grottesco. Se un ragazzo minorenne decide di affidare la sua vita professionale a Raiola è scontato che la sua scala di valori avrà parametri quasi esclusivamente finanziari.

   L’immagine di Mino Rajola che si presenta in maglietta a una trattativa dove ballano 50 milioni di euro contiene tutte le contraddizioni e le esasperazioni del pianeta calcio. Raiola faceva il pizzettaro in Olanda prima di diventare il più potente e ricco procuratore del pallone. Nel suo portafoglio, dimenticata la pizza margherita, ci sono Ibrahimovic, Pogba, Balotelli e adesso Gigio Donnarumma, il portiere che ha esordito in serie A appena sedicenne grazie a un’intuizione di Sinisa Mihajlovic. E’ stato proprio l’ex pizzettaro a comunicare al Milan che Donnarumma non avrebbe rinnovato il contratto ritenendo largamente insufficiente l’offerta di venticinque milioni netti per cinque anni.

    Parlare di bandiere, come si è fatto a proposito dello struggente addio di Totti, è quasi grottesco. Se un ragazzo minorenne decide di affidare la sua vita professionale a Raiola è scontato che la sua scala di valori avrà parametri quasi esclusivamente finanziari.

Non conosco i genitori di Donnarumma, ma immagino che abbiano avuto un peso decisivo nelle scelte del figlio. Scandalizzarsi non ha senso. Ibrahimovic ha cambiato mille maglie vincendo ovunque senza mai battere la mano all’altezza del cuore. Donnarumma ha fatto la stessa scelta rischiando anche qualcosa perché ci può essere il vento che comincia a soffiare al contrario, come in tutte le cose della vita.

Il buon Gigio ha scelto di non essere amato: mi piacerebbe sapere quanto c’è del suo.

Enrico Maida

Tags: calcio, enrico maida, La bandiera non c’entra Donnarumma ha scelto di non essere amato, milan

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Nota sull’autore: Enrico Maida

Avrebbe voluto fare il montatore cinematografico ma incappò nell'unico film sbagliato del grande Pietro Germi. Ripiegò quindi sul giornalismo: inviato del Giornale di Montanelli, caporedattore della Gazzetta dello Sport, vicedirettore del Corriere dello Sport e, per finire, responsabile dello sport del Messaggero. Attualmente giocatore di bridge

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