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Pallacanestro

Apre la Dan Peterson Academy per allenatori: non dovevamo pensarci prima?

Da Vincenzo Martucci 18/02/2020

A 84 anni il tecnico-simbolo della pallacanestro italiana ottiene l’appoggio della Federazione per una serie di lezioni di tecnica e pratica e vara una sua scuola. “Per lasciare un’eredità”

“Amici sportivi e non sportivi”, come direbbe il piccolo-grande uomo della pallacanestro italiana, il 18 febbraio 2020 nasce ufficialmente la Dan Peterson Academy. Ma come mai non esisteva già, come mai soltanto oggi spunta fuori un’iniziativa del genere? “Perché ci ho pensato adesso!”, risponde sincera e spontanea la signora Laura Peterson. “Assistendo ai camp estivi di Dan mi sono convinta che tanta energia non poteva andare persa. Quel modo di approcciare i ragazzi, di aiutarli a capire, a crescere come giocatori e come piccoli uomini è qualcosa che va tramandato”.

La signora Peterson è ampiamente scusata. Ma chi governa e ha governato il basket italiano? Dan è in Italia dal 1973, si è ritirato nel 1987, dopo aver fatto più grande la Virtus Bologna (con uno scudetto e una coppa Italia) e grandissima Milano (4 scudetti, una coppa Campioni, una Korac e due coppe Italia). Ha fatto un rientro-lampo in panchina nel 2011, ma nell’immaginario popolare e per la tv è da sempre l’allenatore simbolo e vincente della nostra pallacanestro. Tanto che l’amico Adriano Galliani, quand’era al comando del Milan calcio, lo ha impegnato spesso come divulgatore della filosofia del capo-gruppo, dell’allenatore, del motivatore, della guida di qualsiasi sport. Eppure Dan Peterson non ha lavorato stabilmente con la Federazione italiana pallacanestro, e non ha mai messo su una sua scuola né da solo né con la FIP. Curioso. Ha fatto sempre i suoi camp estivi, ma una scuola no. Sempre la signora Laura suggerisce che questa – tardiva – decisione sia dovuta al desiderio di lasciare un’impronta, un’eredità, motivazione che vent’anni fa Dan non possedeva, fors’anche perché inseguiva principalmente motivazioni di carattere economico. Oggi, le speciali lezioni della Dan Peterson Academy costeranno 40 euro ma verranno interamente reinvestite nel sociale per un nuovo campo, una ristrutturazione, una borsa di studio per una giovane promessa. Dan conferma: “Il mio grande desiderio è restituire al basket italiano qualcosa in cambio di ciò che ha fatto per me. Certo, mi sento in debito col basket americano e con quello cileno, ma l’Italia rimane sempre la tappa più importante della mia carriera”.

E’ anche vero che, ascoltando coach Peterson oggi come quando trasformava in leoni la sua banda Bassotti di Milano, tutti ma proprio tutti restano a bocca aperta, rapiti dal grande comunicatore. Quello che ha inventato slogan facili e indimenticabili come: “Mamma, butta la pasta”, col quale nelle sue memorabili dirette tv annunciava la virtuale fine delle ostilità in campo perché il risultato era ormai deciso. Quello che narra episodi storici e va in tandem col manager della grande Milano, Toni Cappellari, raccontando ora dell’allenatore delle squadre giovanili dell’Olimpia che minacciò di licenziamento perché urlava troppo e terrorizzava i ragazzi, ora dell’ingaggio di Roberto Premier da Treviso dopo una fugacissima visione: “Non c’è bisogno che stiamo altri cinque minuti, andiamo a mangiare, questo è buono, prendilo. Sia che fa canestro sia che prende le botte, ha sempre il sorriso sulla faccia, proprio come piace a me”. Quello che rivela come motivò anche un leader come Mike D’Antoni, chiedendogli consiglio nel ritorno della finale dei playoff scudetto dell’82 contro Pesaro, sotto di cinque punti, a tre minuti dalla fine: “Giochiamo la 1-3-1?”. Come a dire ci giochiamo la carta della disperazione, l’ultima possibile? Mike, così stimolato, decise di insistere nella marcatura a uomo contro quel mostro di Kicanovic, diede un contributo extra e siglò il tricolore.

Com’è possibile che questo Peterson, noto a grandi a piccini, che ha segnato generazioni di giocatori ed allenatori, che ha marchiato anche la tv, sia rimasto ai margini dell’insegnamento-base, della dottrina di massa, del sistema ufficiale? Com’è possibile che soltanto oggi trovi ospitalità presso il Coni di via Piranesi? Dan è rimasto Dan: “Sai che quest’anno faccio 84 anni? Ma non me li sento”. Svicola sempre dalle domande dei giornalisti, ed è sempre un grande politico: “Ringrazio la Federazione per la collaborazione e sono sicuro che insieme riusciremo a fare un ottimo lavoro per migliorare la preparazione dei giovani allenatori”.

Qualcuno, finalmente, ha compreso che il basket italiano ha un consistente problema nella formazione degli allenatori. E magari si è ricordato che nei camp di Dan Peterson si sono formati tecnici come Sergio Scariolo, che ha vinto tutto, finanche l’anello NBA a Toronto e come Virginio Bernardi, che ricorda: “Dan Peterson ha cambiato il basket italiano, è stato il primo a catalogare gli esercizi, a dare delle regole, a darci delle risposte che al momento mi sembravano troppo semplici: “L’allenatore si deve arrangiare”. Quando lo sono diventato io, ho capito che cosa voleva dire”.

L’esempio di Peterson è sir Alex Ferguson, mitico manager del Manchester United, e il suo slogan: “Divertiti quando giochi”. Qualcuno lassù, nella sala macchine del basket italiano, è colpevole di non avergli dato prima il timone. Magari, oggi, Dan non dovrebbe snocciolare concetti che chiunque guardi una partita di basket giovanile coglie subito, da sempre: “Davanti al pressing è sempre la sagra delle palle perse, i ragazzi non sanno fare una rimessa, la lasciano al più piccolo della squadra, invece deve andare all’ala che ha una visione migliore della situazione, sono preoccupati, sono tesi, vanno in tilt. Li mette in difficoltà il pressing e li mette in difficoltà la zona. E li mette in difficoltà l’attacco della difesa ad uomo. Eppoi è fondamentale togliere gli elastici, dare più equilibrio ai ragazzi per ottenere carica e insieme rilassatezza per eseguire le cose al meglio”.

Il 7 marzo alla palestra del Leone XIII di via Rossetti, prima lezione di pratica, il 22 marzo alla sede Coni di via Piranesi la prima le. Quindi pratica e teoria si alterneranno in sedi da stabilire il 4 e 18 aprile, il 9 e il 23 maggio. Per informazioni https://www.danpetersonacademy.org/

Se avete bisogno di una motivazione extra, ascoltate Dan: “Perché iscriversi alla Dan Peterson Academy? Per migliorare la formazione professionale. Per imparare a gestire attacco, difesa ma anche il rapporti con giocatori, dirigenti, pubblico e… genitori”. Amici sportivi e non sportivi…

 

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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