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Sci

Goggia e Brignone: abbiamo due regine azzurre. Ma dove sono gli uomini?

Da Pierangelo Molinaro 18/03/2018

Si è conclusa la stagione di coppa del Mondo con tante luci e qualche ombra per la squadra italiana. Il settore maschile, che già da tempo vive sulle imprese di Dominik Paris, Christof Innerhofer e Peter Fill, presenta un bilancio deficitario. E da anni fatichiamo a valorizzare i giovani…

Il vento ha cancellato l’ultima giornata delle finali della coppa del Mondo ad Are che hanno consegnato a Marcel Hirscher e a Mikaela Schiffrin l’ennesimo scettro di numeri uno, campioni che stanno segnando un’epoca dello sci alpino, dittatori assoluti e punto di riferimento e ispirazione per chi vuole vincere. Ma l’Italia non è stata affatto una comparsa di questa stagione olimpica, anzi.
Molto lo si deve a Sofia Goggia,  alla sua storica medaglia d’oro nella discesa di Pyong Chang e alle tre vittorie in coppa del Mondo una più spettacolare dell’altra e la coppetta della discesa tornata in Italia dopo Isolde Kostner. A 25 anni la bergamasca è un’atleta completa, con la forza di una ragazzina e l’esperienza anche del dolore. E non è sola. Con lei Federica Brignone, pure lei vincitrice tre volte in stagione e che al collo si è messa il bronzo olimpico del gigante. Due fuoriclasse che, Schiffrin permettendo, potranno anche in un futuro vicino tentare l’attacco alla Coppa del Mondo assoluta mai conquistata da un’azzurra.
Sotto il loro ombrello potrà crescere con calma Marta Bassino, puro estratto di talento, ma che deve ancora trovare le giuste misure per diventare vincente. Una stagione, quella della squadra italiana, nobilitata da 7 vittorie e complessivi 26 podi, 20 dei quali occupati dalle donne. Splendide ragazze! Una stagione aperta dai piazzamenti di Manuela Moelgg, che ha 34 anni ha deciso di ritirarsi dopo aver vissuto in quest’ultima stagione una seconda giovinezza e continuata anche con i piazzamenti di Nadia Fanchini, Marta Bassino, Johanna Schnarf e Irene Curtoni. Insomma, la squadra c’è e va solo chiuso il buco dello slalom dove la più promettente pare pure qui Federica Brignone.
Le note dolenti arrivano dalla squadra maschile che già da tempo vive sulle imprese di Dominik Paris, Christof Innerhofer e Peter Fill, ma il bilancio è deficitario. Una sola vittoria, quella esaltante di Paris nella discesa di Bormio a fine dicembre, quindi tre secondi posti con Fill nella combinata sempre a Bormio, di Paris nella discesa di Garmisch e Innerhofer in superG nella finale di Are ed un terzo posto ancora con Fill nella combinata di Wengen. Troppo poco per un terzetto che potrebbe dominare il mondo e non può certo bastare la coppetta della combinata di Fill ottenuta dopo due sole prove. L’Olimpiade è stata un flop ed ha fatto emergere polemiche che all’esterno hanno fatto capire come tutto l’ambiente non sia sereno.
Nelle prove tecniche proprio none esistiamo. Abbiamo atleti nei primi 15 delle liste di merito di slalom e gigante, specialità che in passato abbiamo dominato anche dopo Alberto Tomba, ma senza fuoriclasse. Certo, il talento lo regala Mamma Natura, ma perché non si riesce più a sgrezzare quel poco che c’è? Non è certo un problema di scuola tecnica considerando che gli allenatori italiani sono richiesti da tutte le squadre. E’ un malessere più profondo che ha radici lontane.
Radici che sono germinate alla fine degli anni Novanta, quando la crisi finanziaria federale obbligò a tagli di programmazione che colpirono soprattutto a livello giovanile. Da anni fatichiamo a valorizzare giovani, in questa stagione l’unico che si messo in mostra è stato il discesista Emanuele Buzzi, che ha chiuso la stagione fratturandosi il piatto tibiale nelle finali di Are, gli altri e le altre schierati in coppa del Mondo non si sono dimostrati all’altezza della competizione. Prima almeno si primeggiava a livello giovanile, nelle ultime rassegne invece ci è toccata solo la parte delle comparse, segno che c’è un’ulteriore arretramento. A livello assoluto ci si chiede ad esempio perché in gigante con il ritorno della sciancratura degli sci a 30 metri, che sulla carta avrebbe dovuto esserci favorevole, ci ha visto ancora meno competitivi. Se lo sci, come dimostrano le audience televisive, gode sempre di buona popolarità, perché i nostri giovani non riescono più ad emergere?
Adesso in federazione tutto è fermo, si attendono le elezioni in programma il 22 aprile. Bisogna dare atto a quella uscente presieduta da Flavio Roda di aver concluso la difficilissima scalata al risanamento economico, ma adesso tutto va ripensato per trovare quei giovani che da troppo tempo mancano. La prossima stagione sarà quella dei Mondiali di Are, la prima medaglia sarebbe schierare nomi nuovi.
Pierangelo Molinaro
Tags: Goggia e Brignone: abbiamo due regine azzurre. Ma dove sono gli uomini?, Pierangelo molinaro, Sci

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Nota sull’autore: Pierangelo Molinaro

Ha studiato Biologia all’Università di Pavia. Dopo le esperienze all’Informatore, Corriere di Pavia e SuperGol, ha seguito da inviato per la Gazzetta dello Sport 12 Olimpiadi, 27 Mondiali e 7 Europei di atletica, 5 Paralimpiadi. E’ specializzato anche di sci e doping.

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