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Tennis

Sfida a Cincinnati: chi vince diventa favorito a New York. Federer sembra più sicuro, Djokovic è rabbioso…

Da Vincenzo Martucci 19/08/2018

Roger-Novak è la solita caccia ai record, con lo svizzero che ha vinto sette titoli in sette finali e il serbo cui manca solo questo titolo per diventare l’unico ad essersi aggiudicato tutti i Masters 1000. Ma chi vincerà il duello si aggiudicherà molto di più!|  

C’è molta curiosità per la finale di Cincinnati, uno di quei Masters 1000 di seconda fascia fra i tornei più importanti dopo gli Slam, che però stavolta assume un valore molto importante come test pre-Us Open al via il 27 a New York. I protagonisti, Roger Federer e Novak Djokovic non sono una novità, nello specifico, in questo torneo, perché il Magnifico ha già vinto la prova ben sette volte e, avendo disertato le ultime due edizioni, è imbattuto dai quarti del 2013, e il serbo di gomma ci ha perso cinque finali, tre proprio contro RogerExpress, e vuole colmare l’unico buco nero che ha nei tornei Masters 1000. Per diventare l’unico a chiudere il Golden Masters, per ribadire il record nei confronti diretti contro Federer, 23-22 (con l’ultimo atto a favore di Nole nelle semifinali degli Australian Open 2016), ma, soprattutto, per ribadire definitivamente il suo ritorno al vertice, dopo l’inatteso trionfo a Wimbledon (e il 13° trionfo Slam).
    Le indicazioni sono state, fin qui, confortanti per tutti e due i campioni, ma nello stesso tempo imperfette e bisognosi di una riprova decisiva, com’è appunto questo confronto diretto sul cemento del caldo-umido Ohio. Djokovic si è infilato perentoriamente nel buco lasciato libero in tabellone dalla rinuncia di Nadal, battendo Steve Johnson con l’ausilio di un tie-break, Mannarino e Dimitrov recuperando un primo set set di svantaggio, Raonic, vanificando le bombe di servizio del canadese e le proprie amnesie al servizio, sprintando infine contro l’amico Cilic dal 3-3 del terzo set, dopo due ore e mezza di botte violente e frustrazione. Federer, dispensato dal primo turno, al rientro dopo la vacanza post-Wimbledon, non ha avuto bisogno di ricorrere ai fuochi d’artificio per superare d’acchito Gojowczyk, contro il Mayer argentino ha dovuto ricorrere a un tie-break, ha penato per domare il ritorno dell’amico Wawrinka, prima di volare nel terzo set, dimostrandosi però già in buone condizioni nei due match in un giorno che è stato costretto disputare per la pioggia dei giorni precedenti, prima di avere un aiutino dal destino, sotto forma del ritiro, in semifinale, del delicato Goffin (stavolta ha problemi alla spalla), dopo il primo tie-break ed appena un’ora di gara. Una vera manna per recuperare energie, lui che ha appena compiuto 37 anni e peraltro andava in campo da secondo, nelle semifinali, sulla scia delle impreviste e insolite fatiche del giorno prima.
    Djokovic non è “il cannibale” di tre anni fa, ha troppi alti e bassi, troppe reazioni rabbiose (con troppe racchette spaccate al suolo), troppe pause di concentrazione, ma ha riacquisito la cattiveria agonistica e la capacità di reazione immediata: così ha saputo recuperare contro avversari ostici come Dimitrov, Raonic e Cilic, gli eterni secondi dietro i Fab Foiur. Neanche Federer è già in forma Us Open – e ne è ben contento – , ma dà l’impressione di essere più in controllo della situazione del serbo. Del quale soffre però, da sempre, la risposta e il gioco da fondo, soprattutto dalla parte del rovescio, che gli ripropone un po’ la delicata situazione tecnica del rivale classico, Nadal. Le tubazioni sono veloci come piacciono a lui, nel torneo dove vanta un impressionante 7-0 nelle finali, l’ideale per festeggiare la finale 150 della carriera, la sesta stagionale, coi titoli ad Australian Open, Rotterdam e Stoccarda (battuto sotto il traguardo a Indian Wells ed Halle). “Qui a Cincinnati devi vincere i punti importanti perché non ci sono tante opportunità, soprattutto se servi bene, tutto va molto in fretta e non puoi giocare da fondo come fai in genere, si gioca molto su servizio e risposta. E sono ben contento di come me la sono cavata nei tie-break, dov’è inevitabile che finisci”.
   Il test di Cincinnati sarà impartissimo sulla strada degli Us Open, dove Federer ha trionfato cinque volte, peraltro consecutive (2004-2008), perdendo poi le finali 2009 e 2015, senza più riuscire a trovare la via del successo, e Djokovic ha vinto nel 2011 e 2015, cedendo sotto il traguardo nel 2007-2010-2012-2013-2016. Chi vincerà stasera il titolo nell’Ohio potrà ragionevolmente candidarsi al ruolo di favorito a New York. Davanti al campione uscente, Rafa Nadal.
 VINCENZO MARTUCCI
Tags: djokovic, federer, finale cincinnati 2018, tennis

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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