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Prima De Rossi, adesso anche Totti: erano proprio loro i problemi della Roma?

Da Sport Senators 20/06/2019

L’esclusione dalla prossima Champions League (la prima negli ultimi cinque anni) l’addio a una bandiera come Daniele De Rossi a cui non è stato rinnovato il contratto, i problemi di bilancio e adesso anche la separazione da Francesco Totti: sembra essere passato un ciclone sopra la società giallorossa. Il capitano storico che negli ultimi due anni ha svolto un ruolo dirigenziale, dopo 30 anni di fedeltà alla Roma, ha detto basta interrompendo, non senza polemiche, il proprio rapporto con la società.

Dopo la semifinale di Champions della scorsa stagione in tanti in casa giallorossa speravano di ripetere la cavalcata europea e invece, con un campionato italiano giocato molto al di sotto delle aspettative, anche il cammino nella competizione più prestigiosa si è interrotto troppo presto. L’eliminazione è arrivata contro il Porto, un avversario alla portata della formazione allora guidata da Di Francesco che ha portato la prima rivoluzione della stagione in casa Roma: esonerato il tecnico, si è scelto di richiamare a Trigoria Claudio Ranieri per traghettare la squadra fino al termine del campionato, sperando di entrare almeno nelle prime quattro in classifica. Posizionamento in classifica che avrebbe voluto dire qualificazione alla prossima Champions League, con entrate economiche importanti. E invece anche questo obiettivo è sfumato e ora il club sarà obbligato a privarsi di alcuni pezzi da 90 per rispettare le regole del Fair Play Finanziario. Un altro duro colpo per i tifosi che al termine della stagione avevano già subito un colpo al cuore con l’addio a Daniele De Rossi in uno stadio Olimpico in lacrime a salutare il proprio capitano, esattamente come avvenne due anni fa con Francesco Totti, un altro eroe di Roma.

Fonte: Wikimedia Autore: Alexdevil Licenza: CC BY-SA 3.0

Dopo un campionato al di sotto delle aspettative, il caos che ha travolto la Roma è indice di un cambiamento di approccio necessario, dettato dai tempi moderni. Un cambio di mentalità che negli ultimi anni il calcio europeo, soprattutto inglese, sta proponendo e che molti big team, forse troppo legati alla tradizione, stanno affrontando con qualche problema. Basta guardare alle due milanesi che, sorpassate dall’Atalanta e spesso in difficoltà con squadre dalle ambizioni ben più modeste, sono state costrette a dover faticare fino all’ultima di campionato per conquistare quello che era un obiettivo minimo per la stagione.

Mentre le altre squadre pensano a rinforzarsi, con la Juventus che ha ufficializzato Maurizio Sarri come nuovo allenatore e l’Inter Antonio Conte, entrambi obiettivi sfumati anche della società giallorossa. A Roma, adesso, si devono guardare le spalle dall’assalto ai propri gioielli: il Napoli ha messo le mani su Manolas, l’Inter è sempre più vicina a Dzeko, mentre la Juventus e il Milan continuano a fare la corte a due giovani talenti come Zaniolo e Pellegrini, che si stanno mettendo in mostra con la maglia della Nazionale all’Europeo Under 21.

Fonte: Flickr Autore: @cfcunofficial (Chelsea Debs) London Licenza: CC BY-SA 2.0

L’unica strada per tornare in alto parte dalla costruzione del nuovo stadio, un impianto di proprietà che garantirebbe entrate importanti al club. Una soluzione già adottata dalla Juventus, dall’Udinese, dal Sassuolo e presto anche dall’Atalanta che dopo essersi assicurata un posto per la prossima Champions League ha dato il via ai lavori per il nuovo stadio. Un’idea di management, questa, già alla base dei maggiori club europei, soprattutto inglesi, che infatti hanno dominato sia la Champions League che l’Europa League, portando quattro squadre alle finali di entrambe le coppe.

Il “modello italiano” non regge più il confronto con il calcio europeo e sono tante le società che stanno cercando la miglior soluzione per invertire la rotta, visto che proseguendo in questa direzione è difficile ipotizzare un miglioramento della situazione. A Roma, invece, i tifosi non vedono la luce in fondo al tunnel, anzi, la percezione è quella di vedere la squadra “saccheggiata” dei propri talenti da parte di altri club consapevoli della situazione in cui verte la società. Il bisogno di cedere alcuni giocatori di valore per sistemare i conti ed evitare di incorrere in sanzioni sembra dare poche speranze. Era proprio il caso di privarsi di due pilastri come Totti e De Rossi?

Le notti magiche romane sembrano, ormai, un lontano ricordo per tutti.

Tags: adesso anche Totti: erano proprio loro i problemi della Roma?, Prima De Rossi

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