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Motori

A come amore di una passione da dividere con un figlio. Dagli sfortunati Amendolia ai marinai Malindri

Da Vincenzo Martucci 22/04/2017

Mauro Amendolia muore da pilota rally della Targa Florio accanto alla figlia Gemma (gravemente ferita) di cui aveva preso forse il posto come primo pilota per via delle cattive condizioni stradali. Il navigatore Vittorio Malindri batte col figlio il record di velocità in barca, lottando insieme per 11 giorni nell’oceano

Morire per Amore. Non per sport, perché nella tragica scomparsa di Mauro Amendolia nella Targa Florio l’automobilismo non c’entra con lo sport propriamente detto, ma va molto oltre: implica l’amore, con la a minuscola, per un mondo a sé nell’universo già unico di chi adora i motori e vive per i motori, e poi abbraccia l’Amore, con la A maiuscola, quello che lega un padre con una figlia, come niente al mondo può fare. L’inchiesta chiarirà che cos’è successo esattamente sul rettilineo di Piano Torre nel palermitano, come e perché la Bmw Mini Cooper ha sbandato in rettilineo e ha travolto il commissario di percorso, Giuseppe Laganà, sul ciglio della strada, uccidendolo, insieme al pilota, il 53enne  Mauro Amendolia. Che, in genere, fa coppia con la figlia, la 27enne Gemma, ferita gravemente e trasferita con trauma cranico all’ospedale Civico.

Scherzi del destino, in genere, corrono le due sorelle Amendolia, Gemma e Valentina: la prima si sarebbe fatta sostituire dal padre come secondo pilota, che a sua volta, su richiesta di Gemma, si sarebbe messo al volante come primo pilota, viste le cattive condizioni stradali a causa dal nevischio caduto nelle prime ore del mattino.        Chissà qual sensazione ha spinto il trio familiare a questo strano rimescolamento dei ruoli, chissà quante altre volte la situazione si era riproposta fino a diventare routine, chissà che miscela di sentimenti doveva esistere fra quel papà e quelle figlie, nello stretto abitacolo dell’auto rally, come fuori, nella vita di tutti i giorni, prima e dopo le emozioni che una gara così al limite deve creare. Chissà. Una cosa è sicura: è sublime poter dividere una passione così intensa con qualsiasi altra persona, figurarsi con un figlio, con tutto il corollario di esperienze e speranze e paure e gioie che questo comporta.

Pensiamo alla sfortunata famiglia Amendolia e pensiamo a Vittorio ed Enrico Malingri che hanno stabilito il nuovo primato sulla rotta Dakar-Guadalupa, a vela. Papà Vittorio è stato il primo italiano a partecipare al Vendée-Globe, è un “maestro di mare”, ha 56 anni, e fa coppia fissa con uno dei quattro figli, il 26enne Enrico, non a caso su un’imbarcazione chiamata Unconventional team, per 11 giorni un’ora e 9 minuti, 5000 chilometri, fra Alisei capricciosi, incroci con le balene, due capovolgimenti, pochissime ore di sonno, tantissima stanchezza, troppa fatica, e chissà quante discussioni sulle scelte che cambiano rotta al destino. Ce l’hanno fatta, insieme, felici, con Vittorio, il lupo di mare, che, sognando Salgari, Verne e Dumas, va in barca dai 5 anni e mai potrà dimenticare il giro del mondo da sedicenne, insieme a papà Franco. Quell’esperienza se la porta dietro come il tesoro più ricco dell’immenso amore per il mare e l’avventura, che diventa Amore quando può viverla insieme ai figli.

 

Vincenzo Martucci

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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