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Pugilato

Wilder fulmina Breazeale. E adesso tocca a Joshua e Tyson Fury

Da Dario Torromeo / Firma 22/05/2019

Parla troppo, recita male, dice cose sgradevoli, ma picchia dannatamente forte. Il diretto destro che Deontay Wilder ha messo a segno sabato notte è stato perfetto. Una palla di cannone lanciata contro il mento di Dominic Breazeale, un siluro sganciato con la corretta postura del corpo (braccia, gambe e piedi), pieno di devastante potenza.

Meno di tre minuti, 2:17 per la precisione, e tutto era già finito.

Wilder è quello che l’immaginario collettivo pensa debba essere un peso massimo. Un Uomo Cattivo, Bad Man, fuori e dentro il ring. Un pugile che riesca a far sopportare con la potenza dei colpi e la forza dei risultati tutte le nefandezze che escono dalla sua bocca. Recita, lo so. Non a caso in presentazione ho scritto dal palcoscenico al ring, si va in scena. È antipatico, anche questo è vero. Ma è quello che in giro possiede la maggiore carica di dinamite nei pugni. Il suo diretto destro è micidiale, dovrebbe presentare il porto d’armi prima di salire sul ring.

 

Breazeale non poteva essere l’uomo in grado di fermarlo. Lo diceva il record, lo diceva la sua caratura tecnica. Ma ci ha provato, in quei 137 secondi in cui è rimasto nel combattimento, ci ha provato. In tre occasioni il destro di Wilder è andato pienamente a segno. Nella prima il californiano l’ha portato via con sufficiente tranquillità, nella seconda l’ha sofferto al punto da barcollare. Ma poi ha reagito con una sorta di gancio destro che ha messo in difficoltà il campione.

Wilder ha legato, rallentato, impiegato una manciata di secondi per rimettersi in linea e poi ha sparato il terzo affondo. È finita lì. Breazeale ha provato a rialzarsi, ma Harvey Dock ha detto che poteva bastare. “L’arbitro ha fermato il match troppo presto” ha provato a lamentarsi lo sfidante. Errore. Dock ha semplicemente contato fino all’out, quando lo sfidante è tornato in piedi era troppo tardi per riprendere. Era appena stato decretato il knock out! Ed è stato meglio per lui, sarebbe stato un massacro.

Chiuso il mondiale, Deontay Wilder si è tolto la maschera da Bad Man ed è tornato quello che è. Un uomo di spettacolo. Ha interpretato una parte prima, ribadisco quanto ho già scritto: l’ha fatto seguendo una penosa sceneggiatura; ha portato il suo personaggio sul ring e finalmente si è levato gli abiti di scena.

“Ci siamo scambiati parole terribili. Lo so. Ma quando la sfida è finita, gli ho detto che gli voglio bene, che voglio vederlo tranquillo a casa con la sua famiglia. L’adrenalina che ci accompagna verso il match ci fa parlare in modo diverso da quello che noi realmente siamo. Ma in fondo questa è la boxe. Ci insultiamo prima, ci picchiamo poi, ci abbracciamo e ci diciamo grazie a vicenda quando tutto è finito“.

Stop. Altre parole sulla sfida sarebbero troppe. È stato solo il prologo a quello che chiunque senta passione per la boxe vorrebbe vedere nel prossimo atto.

Mi piace pensare al mondo attuale dei pesi massimi come a un universo gestito, come dicono i siciliani, da un gran puparo. Uno buono e bravo che sappia guidare al meglio i personaggi. Sulla prima commedia è appena calato il sipario. La seconda andrà in onda l’1 giugno a New York, nel magico teatro del Madison Square Garden, e avrà per protagonisti Anthony Joshua (22-0, 21 ko) e Andy Ruiz jr (32-1-0, 21 ko). La trilogia si chiuderà il 15 giugno all’MGM Grand di Las Vegas con Tyson Fury (27-0-1, 19 ko) vs Tom Schwarz (24-0, 16 ko).

Non so se il puparo abbia previsto un altro show minore prima della Grande Sfida, ma penso di sì. In ogni caso sono convinto che entro l’estate del 2020 vedremo finalmente quello che vogliamo vedere.

Nella settimana entrante Shelly Finkel, che è il gestore di trattative per Wilder e non a caso nel suo passato ha lavorato come organizzatore di concerti rock, incontrerà John Skipper di DAZN e i rappresentanti della Top Rank. Con gli uomini che gestiscono Joshua e Tyson Fury dovrà mettere in piedi l’affare che riporterà in copertina il mondo dei pesi massimi.

Lui è ottimista.

“Tranquilli, ci metteremo d’accordo. A patto che loro non pensino di accontentarci con pochi soldi. Deontay Wilder è il numero 1 sulla scena e come tale va pagato“.

“Il match con Joshua? Lo farò. Il secondo incontro con Tyson Fury? Ci sarà” il campione segue il filone e promette la Grande Sfida.

Seduto sul divano di casa riguardo il destro con cui ha messo knock out al primo round Dominic Breazeale e ripeto quello che ho già scritto: Deontay Wilder può battere qualsiasi peso massimo in circolazione. Partirebbe leggermente sfavorito contro Anthony Joshua, alla pari con Tyson Fury.

E in giro c’è anche Dillian Whyte (25-1-0, 18 ko) che potrebbe farci divertire.

Se ci fosse un bravo puparo, ne vedremmo delle belle.

RISULTATI – Massimi (mondiale WBC) Deontay Wilder (41-0-1, 40 ko, 101,263 kg) b Dominic Breazeale (20-2-0, 18 ko, 115,778 kg) ko dopo 2:17 del primo round. Piuma (mondiale WBC) Gary Russell jr (30-2-0, 17 ko) b Kiko Martinez (39-9-2, 28 ko) kot 5.

 

*articolo ripreso da https://dartortorromeo.com/2019/05/19/wilder-fulmina-breazeale-e-adesso-tocca-a-joshua-e-tyson-fury/

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Nota sull’autore: Dario Torromeo / Firma

Per 40 anni al Corriere dello Sport. Inviato in 10 Olimpiadi, ha seguito 150 mondiali di boxe, 12 mondiali di nuoto, decine di Slam di tennis, un mondiale di calcio e altro ancora. Per due anni telecronista di Stream. Ha vinto il Premio Selezione Bancarella Sport e per tre volte il Premio Coni. Ha scritto 21 libri.

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