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Tennis

Simona Halep e la maledizione numero 1: è davvero debole e paurosa, o il suo limite è a 5 punti dalla vetta?

Da Vincenzo Martucci 22/08/2017

La curiosa storia della romena che negli ultimi tre mesi ha perso quattro occasioni per salire sul trono della classifica ancora nelle mani di Karolina Pliskova

 Simona Halep è debole e paurosa? Mah, chissà. Forse. E’ più probabile che si sia preso un virus, magari ha anche qualche irritazione cutanea appena tocchi il tasto che le fa sanguinare il cuore, di certo, ha acquisito un vero e proprio complesso del numero 1 del mondo. Ce l’ha incuneato nella testa, e le rivali lo colpiscono con cattiveria come il pugile sul ring insistono sulla ferita dell’avversario, tirandole fuori il famoso “braccino” del tennista, la paura di vincere, che diventa caos, insicurezza, errori, panico, sconfitte. Un complesso eclatante ed immenso, ma in realtà grande appena cinque punticini, quanti la separano dal numero 1 del mondo di Karolina Pliskova, una delle regine più deboli di sempre della classifica Wta, ma sempre una regina. Mentre la romena dai piedi e delle mani dolci proprio non riesce a raggiungere il traguardo che è sembrato suo tante volte, troppe, negli ultimi tre mesi. Eguagliando il record di distacco minimo dalla vetta del ranking che resisteva dall’ottobre 2009, quando Serena Williams aveva resistito alla russa Dinara Safina, la sfortunata sorellina di Marat.

    Simona poteva, doveva, conquistare il primato al Roland Garros, ai primi di giugno, quand’ha giocato da favorita, sulla superficie preferita, la finale contro Bum Bum Ostapenko, ed è andata avanti un set e un break, ma poi s’è eclissata, incapace di gestire un’esordiente, lasciando a bocca aperta i suoi sponsor: la manager Virginia Ruzici e il padre protettore Ion Tiriac, che aveva fatto scaldare i motori del jet privato per accompagnarla da eroina a Bucarest. Poteva salire in vetta a fine giugno, a Eastbourne, ma, nei quarti, contro  Caroline Wozniacki – primatista di sei sconfitte quest’anno in sei finali sul Tour! – si è persa quand’era 7-5 3-0. Poteva cancellare il tabù ai primi di luglio, a Wimbledon ma, nei quarti contro la beniamina di casa, Jo Konta, si è arenata ancora vicinissima alla meta, a due punti dal match, sul 7-6 5-4. Poteva riuscirci la settimana scorsa, a Cincinnati, nella finale contro la rediviva Garbine Muguruza, ma è scomparsa dal campo, sopraffatta dalla potente spagnola e dalle proprie paure, e poi sommersa dall’annichilente 6-1 6-0 in nemmeno un’ora. Rimettendo anche l’iberica-venezuelana in corsa per il primato in classifica che ha già bruciato Angelique Kerber e che sta frastornando anche la Pliskova nel ballo delle debuttanti che sta caratterizzando il calo per motivi fisici-motivazionali e poi il distacco per maternità di Serena Williams.

Povera Halep, l’abbiamo vista preoccupatissima a Roma per qualche problema fisico e per la pressione di riportare un numero 1 del tennis in Romania quaranta anni dopo il mitico Ilie Nastase e di rivincere uno Slam trentanove anni dopo Virginia Ruzici. L’abbiamo vista piangere al Roland Garros, l’abbiamo vista fuori di sé a Wimbledon, l’abbiamo vista scappare negli spogliatoi subito dopo l’ultimo dritto sballato di Cincinnati, in evidente confusione mentale. Poi è stata bravissima, davvero encomiabile, a ricomporsi per la premiazione, e aspettare ai microfoni: “Non tutti i giorni sono uguali, vale per tutti, qualsiasi lavoro si faccia, e io ho giornate in cui non riesco a fare quello che vorrei e non sono chi vorrei”.

I limiti fisici ci sono, ed evidenti, per la ragazza di Constanta, alta appena 1.68, a confronto con le rivali tutte sul metro e 80, potenti e col pugno del ko. Ma, con tecnica, velocità e intelligenza, la Halep è “top ten” dal febbraio 2014 e “top 5” da tre anni e mezzo. Proprio non riesce ad effettuare l’ultimo strappo al vertice, per la disperazione sua, dell’angelo custode Virginia Ruzici e dell’ottimo coach Darren Cahill che, per sferzarla, l’aveva anche lasciata, a gennaio, ma l’ha poi riabbracciata, fraterno, vedendo che Simona ci mette l’anima, va oltre la soglia della fatica, ma sembra davvero oggetto di una maledizione. Perché, se è vero che poi crolla per il caldo e la fatica, e chiede scusa pubblicamente perché è mancata, come a Cincinnati contro il ciclone-Muguruza, è anche capace di rimontare Elina Svitolina al Roland Garros e, settimana dopo settimana, di riconquistarsi altre occasioni per raggiungere questo benedetto numero 1 del mondo. Senza gettare mai la spugna, ma rimettendosi subito, di nuovo, al lavoro. E aprendo semmai la discussione su quale sia la vera Halep, il dilemma che angoscia anche lei.

Vincenzo Martucci

Tags: o il suo limite è a 5 punti dalla vetta?, Simona Halep e la maledizione numero 1: è davvero debole e paurosa, tennis, vincenzo martucci

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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