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Tennis

Brooksby, il super next gen americano cambia… musica!

Da Vincenzo Martucci 22/10/2021

Aspettando le Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals del 9-13 novembre al Palalido di Milano con migliori under 21 della stagione, la carriera di Jenson Brooksby che compie 20 anni martedì si riassume forse nelle sue prestazioni sotto le mille luci degli Us Open, lo Slam di casa sul cemento all’aperto sul quale è cresciuto.

Nell’agosto 2018, da appena 1229 del mondo, JT” ha battuto il “gemello” Brandon Nakashima nella finale dei campionati nazionali under 18 guadagnandosi la wild card per il tabellone principale di New York, perse subito in tre set contro John Millman, ma si rinfrancò quando l’australiano eliminò Roger Federer qualificandosi ai quarti.

Nel 2019, sempre agli US Open, dopo aver passato le qualificazioni, ha firmato il primo successo nei Major da “top 400” ATP, superando Tomas Berdych, sì 33enne e scaduto in classifica al numero 98 ma sempre ex 4 della classifica e finalista a Wimbledon 2010.

Nel 2020, il volto nuovo del tennis americano da troppo tempo con le orecchie basse ha marcato visita per tutto l’anno per un infortunio a un dito che non gli ha dato tregua e poi per la pandemia.

Nel 2021, sul cemento di Flushing Meadows, ha superato Ymer, Fritz e Karatsev e nel quarto torneo ha strappato il primo set al numero 1 del tennis, Novak Djokovic, impressionando per personalità e coraggio e anche per come si è costruito la classifica: dal 310 ATP di gennaio è entrato nei top 100, veloce come gli impone il nome, Jenson, che papà appassionato di Formula 1 gli ha affibbiato ispirandosi al suo idolo, Button.

Il biondino di 1.93 “made in California” s’è costruito la fiducia nei tornei di “serie B”, cioé ITF e Challenger, dove ha giocato due finali di fila, aggiudicandosi Potchefstroom, in Sud Africa (battendo Gabashvili per il titolo), e cedendo sotto il traguardo a Cleveland, USA, contro Fratangelo, poi ha firmato la doppietta a Orlando e Tallahassee, in Florida, guadagnando il 166 della classifica; ha passato le qualificazioni al Roland Garros, ha perso solo in finale e sull’erba di Newport contro Anderson.

Che però ha battuto subito dopo sul cemento di Washington, come ha fatto anche con Tiafoe, Aliassime e Milman, prima di arrendersi in semifinale a Jannik Sinner dopo aver mancato tre set point nella prima frazione.

Dopo di che, una volta intascata la classifica-record di top 50 non ha più brillato ed è ridisceso al 70, ma questa settimana ad Anversa ha superato le qualificazioni e al primo turno ha eliminato Reilly Opelka in un delicatissimo derby a stelle e strisce contro il gran battitore accreditato del numero 25 ATP, facendolo letteralmente impazzire tanto da fargli dichiarare: “Come ha fatto Novak a vincere una partita contro questo ragazzo?”.

Dopo di che JT ha eliminato Van de Zandschulp, raggiungendo i quarti contro Davidovich Fokina che possono qualificarlo aritmeticamente alle Next Gen Finals del Palalido del 9-13 novembre. Al momento, è quinto nella ATP Race to Milan, appena davanti a Lorenzo Musetti, con l’amico e coetaneo Brandon Nakashima ottavo.

Andy Murray, che ha l’occhio fino, dice: “Brooksby è il tipo di giocatore che mi piace guardare, tante variazioni, grande intelligenza tennistica, gran difesa, ha slice e volée di rovescio praticamente identici a Florian Mayer”.

Andy Roddick, l’ultimo campione Slam di casa America cui JT è stato paragonato anche per come si muove, per quanto si affida al dritto potente da fondo, e per la forte carica agonistica che esprime nel gioco di spinta continua, si è offerto di migliorargli il servizio “in quattro giorni” per garantirgli un ulteriore salto di qualità.

Del resto, insieme all’esperienza, sembra proprio quello il tasto dolente su cui insistono anche John McEnroe e Brad Gilbert. 

Mentre Djokovic, dopo il set che perso nettamente a New York, è stato prodigo di complimenti: “È un giocatore giovane e di talento che sa adattarsi, ha un gioco completo, da fondo se la cava proprio bene, è molto intelligente, ha solo 20 anni, ha molto tempo davanti a sé”.

Lui, JT, dovendosi descrivere, racconta: “Mi definirei unico. Il mio gioco non si basa su colpi decisivi o debolezze. Il tennis non è una gara a chi tira più forte. È più una questione di scegliere il colpo giusto al momento giusto e applicare sul campo la tattica che studi precedentemente, cercando di imparare qualcosa di nuovo ogni partita. Io mi sento molto solido in tutto: mi muovo bene, faccio girare bene la palla e rimango molto disciplinato e concentrato mentalmente per tutto il punto”.

Del resto, il suo riferimento è Rafa: “E’ il giocatore che preferisco guardare anche solo per la forza mentale che ha. Sai sempre che si presenterà e si esibirà nel miglior modo possibile. Penso che sia il migliore in questo, quindi è sicuramente il giocatore a cui cerco di guardare in questi termini”.

Brooksby che ha fatto una miriade di sport e a 13 anni ha scelto il tennis dopo aver massacrato per ore la porta del garage di casa, ha l’hobby del pianoforte: “Amo suonare musica classica. I miei pezzi preferiti sono la Sonata n. 3 di Bach, e poi Clocks e The Final Countdown. A casa ho un piano elettrico ed è il mio modo ideale per rilassarmi Del resto nel tennis bisogna pensare molto se si vuole andare avanti, ma ci vogliono anche i momenti di riposo”.

Il mercato americano lo marca già strettissimo: è il testimonial numero 2 della la marca di occhiali da sole Christopher Cloos, dopo… Tom Brady. Lui nella testa ha sempre le mille luci di New York, del suo Slam: “Non c’è niente di meglio che vivere quell’atmosfera sull’Arthur Ashe”. E sogna già gli US Open 2022, il torneo del destino.

Vincenzo Martucci (Testo e foto tratti da supertennis.tv)

Tags: Brooksby, il super next gen americano cambia… musica!

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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