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Sport

Mosca-San Pietroburgo: il trasferimento di Alexandra Trusova sembra quello di un… calciatore!

Da Gennaro Bozza 24/05/2020

Dietro la vicenda della star russa non c'è solo una questione di scuola, da Tutberidze a Plushenko ma della nuova filosofia dell'intera disciplina

Il ghiaccio, nonostante il 2020 sia un anno senza gare, con i Mondiali di Montreal prima rinviati e poi definitivamente annullati, diventa sempre più bollente, soprattutto per quello che avviene fuori pista. La riapertura, prevista a ottobre-novembre se tutto va bene, sarà caratterizzata da ulteriori nuovi “schieramenti”. Quasi come nel calcio, si assiste ad acquisti e cessioni di alto livello, ma in questo caso con il sottofondo di polemiche che rivelano tanti veleni del pattinaggio artistico su ghiaccio.

La notizia, che è il segnale di queste scosse sismiche, è il passaggio di Alexandra Trusova, che compirà 16 anni il 23 giugno, dalla scuola di Eteri Tutberidze a quella di Eugenii Plushenko. Da Mosca a San Pietroburgo, dall’allenatrice dai metodi rigidissimi, che “produce” campionesse bambine e le brucia nel giro di 2-3 anni al massimo, al pattinatore forse più famoso della storia, 3 ori mondiali e 2 olimpici, una serie infinita di altri successi, ma che come allenatore non ha ancora dimostrato di essere altrettanto bravo.

Ovviamente, le dichiarazioni e le spiegazioni sono all’insegna della diplomazia, nella realtà sottintendono non solo fratture all’interno delle diverse scuole, ma anche modi diversi di intendere il pattinaggio, soprattutto in un periodo storico pieno di cambiamenti tecnici, di dubbi sullo sviluppo di questo sport e di una visione più dura del mondo del ghiaccio, anzi, più crudele vista la tendenza a una “catena di montaggio” che crea campionesse e le distrugge in pochissimo tempo.

La Trusova è stata la prima di una schiera di pattinatrici russe che hanno cominciato a effettuare salti quadrupli in serie, una evoluzione che ha suscitato stupore e dubbi, mettendo in secondo piano le qualità prettamente artistiche degli atleti, delle donne in particolare, tanto da spingere a proposte per cambi di regolamento, tuttora in discussione. La carenza più evidente, nelle bambine lanciate dalla Tutberidze, è quella dei contenuti artistici, che nei punteggi delle giurie sono inseriti nella parte denominata “Components”. Specialmente la Trusova si è caratterizzata come una “macchina da salti” con contenuto artistico quasi nullo. Ha eseguito anche tre salti quadrupli nel programma libero, ottenendo punteggi totali stratosferici, a dispetto di quelli molto bassi (ma giudicati comunque troppo alti da molti osservatori) nei Components.

Altra bambina fenomeno dei quadrupli, sempre della scuola Tutberidze, è Anna Shcherbakova (16 anni compiuti il 28 marzo), anche lei con pecche nella parte artistica ma meno “grezza” di quanto si possa pensare, tant’è che in quest’ultima stagione svoltasi solo per metà ha mostrato segni di raffinatezza sia nell’esecuzione delle parti artistiche, sia nella scelta delle musiche (la colonna sonora di Parfume nel programma libero) e dei costumi. Diverso il discorso per la terza ragazza dell’armata Tutberidze, quasi un anno più grande di Trusova e Shcherbakova e particolarmente dotata artisticamente, Alena Kostornaja (17 anni da compiere il 24 agosto), che non esegue quadrupli ma, da quando è passata senior, ha introdotto il triplo Axel nel programma.

Perché, allora, la Trusova ha deciso di abbandonare Tutberidze? Si torna al discorso della catena di montaggio. Queste tre pattinatrici hanno dominato tutte le gare del Grand Prix 2019 cui hanno partecipato (2 vittorie a testa) e si sono piazzate ai primi tre posti nella Finale dello stesso Grand Prix a Torino e ai primi tre posti agli Europei a Graz, nello stesso ordine: Kostornaja, Shcherbakova, Trusova. Solo ai Campionati Nazionali Russi, si verifica una inversione fra le prime due, vince Shcherbakova davanti a Kostornaja, con Trusova terza. Da notare che, a dispetto della novità dei quadrupli che sconvolgono i punteggi, a vincere in due casi su tre è la pattinatrice che non li esegue, la Kostornaja. Comunque, in tutti e tre i casi in cui c’è stato il confronto diretto fra le ragazzine terribili (nelle tappe del Grand Prix non si sono mai incontrate) la Trusova si è classificata terza.

Altra considerazione. E’ vero che i salti quadrupli destabilizzano, con i loro alti punteggi, le classifiche, ma è anche vero che bisogna pur eseguirli bene. Il rischio di caduta è molto più alto rispetto ai tripli, il che giustifica il punteggio maggiore, che non può essere considerato come un premio esagerato. Quindi, una pattinatrice prodigio non assicura, di per sé, il successo. E se si considera che è più facile eseguire i quadrupli con un fisico minuto, non c’è la sicurezza che le ragazzine conservino quel tipo di fisico quando crescono e non c’è la sicurezza che, anche con un fisico diverso, riescano a farli ancora i quadrupli. In passato, un salto quadruplo era stato portato a termine dalla giapponese Miki Ando, nel 2002, quando aveva 15 anni, era ancora junior e il suo fisico poteva essere paragonato a quelli delle attuali bambine russe, poi mai più eseguito. Per trovare un quadruplo effettuato da senior bisogna arrivare al 2019, Mondiali a Saitama (Giappone), quando la kazaka Elizabet Tursynbaeva, dopo essere tornata ad allenarsi con la sua prima coach, proprio Tutberidze, esegue il quadruplo Salchow, prima donna a realizzarlo da senior. Lei, però, nonostante abbia 19 anni in quel momento, ha il fisico di una bambina, praticamente uguale a quello di Trusova e Shcherbakova, confermando, almeno per il momento, che un quadruplo non è mai stato eseguito da una donna con fisico più potente.

Di conseguenza, puntare tutto sui quadrupli, senza pensare alla parte artistica, è un rischio notevole. Inoltre, fra le russe allenate da Tutberidze nel gruppo di età minore di Trusova e Shcherbakova, c’è una bambina, Kamila Valieva, 14 anni compiuti il 16 aprile, che già si sta distinguendo per i salti quadrupli, ma che fa intravedere anche potenziali buone doti artistiche. E poi, vincendo le finali junior del Grand Prix 2019, a Torino, nel programma libero stabilisce anche il record mondiale del segmento, togliendolo proprio alla Trusova.

La conclusione è inevitabile. Eteri Tutberidze getta via, come uno straccio vecchio, Alexandra Trusova perché non la ritiene in grado di progredire dal punto di vista artistico e perché ha almeno altre tre pattinatrici (Kostornaja, Shcherbakova e Valieva) che le garantiscono il dominio nei prossimi 3-4 anni. L’insoddisfazione della Trusova si può leggere solo fra le pieghe, come nelle allusioni al fatto che negli ultimi mesi, a causa dell’epidemia di coronavirus, i contatti con Tutberidze sono stati scarsi, ma lo sono stati per tutte le pattinatrici. In realtà, Tutberidze ha dato il via a un lento distacco, usando le difficoltà causate dall’epidemia come scusa per allentare il rapporto con Trusova, cosa non avvenuta con le altre sue ragazze, con le quali il contatto è continuato regolarmente. E poi, a rendere le cose più chiare è lo stesso Plushenko che, sia pure non facendo diretto riferimento al caso della Trusova, ha sempre criticato Tutberidze per la sua gestione delle giovanissime pattinatrici.

Quindi, la Trusova viene scartata, lo capisce e se ne va. Ma con quali prospettive? Il distacco da Tutberidze è traumatico non solo per ragioni tecniche, ma anche per motivi “ambientali”. E’ evidente che l’allenatrice russa, che esibisce sfrontatamente i suoi ottimi rapporti col presidente russo Putin, ha una influenza notevole sul mondo del pattinaggio e quando si parla di influenza ci si riferisce inevitabilmente alle giurie, da sempre punto dolente di questo sport. Quello che è avvenuto recentemente può dare qualche indicazione più precisa.

Via da Tutberidze è letteralmente scappata Evgenija Medvedeva, dominatrice dal 2015 al 2017 con due titoli mondiali consecutivi e vittorie in tutte le più importanti gare, poi soppiantata da un’altra favorita della Tutberidze, Alina Zagitova, che la batte all’Olimpiade 2018 di Pyeongchang: Medvedeva in quel momento ha 18 anni, Zagitova non ne ha ancora compiuti 16. La successione è già avvenuta, la stessa Medvedeva lamenta, a bassa voce, una maggiore attenzione per la nuova campionessa e decide di andarsene in Canada, alla scuola di Brian Orser. L’anno dopo, ai Mondiali di Saitama, Medvedeva è solo terza, dietro anche Tursynbaeva, vince Zagitova. Si vede che Medvedeva ha perso un po’ di sicurezza, il suo nuovo programma non è ancora sviluppato pienamente, ma c’è qualche altra cosa che, andando più a fondo, si può notare. Medvedeva è sempre stata nettamente migliore della Zagitova, e in generale di tutte le altre pattinatrici del mondo, nella parte artistica. Nel programma libero dell’Olimpiade, pur arrivando seconda, Medvedeva è superiore a Zagitova nei Components: 77,47 i suoi punti contro 75,03 della nuova pupilla di Tutberidze. E andando a guardare l’evoluzione artistica della Medvedeva si nota come i Components per lei siano stati un continuo migliorarsi: dai 72,34 ai Mondiali 2016 ai 74,22 delle Finali del Grand Prix 2017, ai 76,13 dei Mondiali 2017 ai 77,47 di Pyeongchang. Ma quando si arriva ai Mondiali 2019, ecco la sorpresa: Medvedeva ottiene solo 72,97 punti nei Components, contro i 74,26 della Zagitova. Si può anche capire che le giurie non sono tutte uguali, ma la Zagitova resta sui livelli di un anno prima all’Olimpiade (74,26 contro 75,03), la Medvedeva subisce un tracollo (72,97 contro 77,47), circa quattro punti e mezzo di meno, che sono un’enormità. E vale la pena specificare che, a differenza della parte tecnica, dove si possono verificare alti e bassi notevoli a seconda degli errori commessi e dei salti più o meno difficili programmati, la parte artistica è molto meno soggetta a sbalzi, perché si riferisce a qualità quasi “fisse”, tipo gli “skating skills”, vale a dire il “talento”, le “capacità”. Medvedeva può sbagliare il salto, non può perdere certe caratteristiche che l’avevano tenuta su punteggi dal 76 al 78 per crollare a 73 nei Components.

E qui torna il discorso sulle giurie, che proprio nei Components trovano il terreno fertile per qualsiasi nefandezza, visto che nella parte tecnica è quasi tutto così legato a parametri stabiliti che è praticamente impossibile alterare il punteggio in maniera consistente. Nei Components, invece, i giudici si possono sbizzarrire e chi vuole fare pressioni su loro ha strada aperta. Così, una russa che lascia la potentissima Tutberidze e va in Canada, non altrettanto potente, corre il rischio di venire penalizzata. Ma va anche detto che certe “protezioni” non sono garanzie assolute, tant’è che la Zagitova, designata come dominatrice da Pyeongchang in poi e chiaramente avvantaggiata dalle giurie ai Mondiali 2019, subisce l’avvento delle bambine russe che, quando passano senior, le infliggono così tante umiliazioni da costringerla a un ritiro “momentaneo” che lei ha definito come una pausa, ma che appare definitivo in virtù del fatto che Zagitova non è in grado di eseguire quadrupli, tantomeno un triplo Axel che le consentirebbe di reggersi a galla. Così, a soli 17 anni e mezzo, Zagitova ha abbandonato le gare, con possibilità di ritorno vicinissime allo zero.

Si torna, quindi, alla Trusova. Lei non va in Canada, resta in Russia ad allenarsi con un personaggio famoso come Plushenko, che però è nemico dichiarato della Tutberidze. Fermo restando che il suo potenziale appare adesso drasticamente ridotto, né si può sapere se si ridurrà ulteriormente a causa di una sua eventuale trasformazione fisica, bisognerà vedere se anche lei dovrà subire il “trattamento” di riduzione del punteggio dei Components, che però è già basso di suo. Insomma, a soli 16 anni appare davvero come uno straccio buttato via senza alcun riguardo. E la pista di pattinaggio appare sempre più come una arena metaforicamente insanguinata dalle nuove piccole gladiatrici che lottano fra di loro per sopravvivere.

Tags: Alexandra Trusova, allenatore, Eteri Tutberidze, Eugenii Plushenko, Pattinaggio, trasferimento

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Nota sull’autore: Gennaro Bozza

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