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Tennis

Intervista a Ivan Ljubicic: “Rivedremo in alto i tre mostri Federer, Nadal e Djokovic”

Da Vincenzo Martucci 24/09/2021

Le foto-chiave degli US Open sono Djokovic che piange e il sorriso della Raducanu?
“Sì, e non è giusto perché Medvedev ha vinto il suo primo Slam ma colpisce la storia di Novak che ha fatto qualcosa di speciale e probabilmente unica, arrivando così vicino al Grande Slam”.
La Raducanu sarà l’ennesima meteora dopo tante altre “one Slam wonder” come dicono in America?
“Al di là del gioco ha dimostrato personalità e forza nel vincere tutte quelle partite, partendo dalle qualificazioni, senza perdere un set. Cose così non sono casuali. Credo che si farà strada”.
Ma perché il tennis donne è sempre così imprevedibile?
“Non si capisce a che cosa siano dovute queste oscillazioni molto evidenti, di certo tutti aspettano una campionessa che vinca 3/4 Slam mentre oggi su 128 che partono almeno la metà può fare risultato. Questo è anche il bello del tennis femminile. Io ricordo quando la gente si lamentava perché Steffi Graf e Monica Seles vincevano tutto e si diceva che il tennis era noioso…”.
Il crollo di Djokovic a un passo dal traguardo è stato più sorprendente.
“Io non mi sono sorpreso, anche perché, dopo Wimbledon ha voluto impegnarsi anche all’Olimpiade e agli US Open. Attenzione: ha fallito l’impresa, ha pagato tutto insieme lo sforzo non solo di un torneo dello Slam ma di partite su partite durante il corso di un anno intero. Non credo che si fermerà, oggi è il più forte”.
Quindi per lei non c’è stato il passaggio ufficiale del testimone fra i Fab 3 e i giovani.
“I giovani sono sicuramente più forti e più consapevoli. Zverev ha fatto progressi più evidenti, quelli di Medvedev si notano di meno ma ci sono eccome; Tsitsipas sta attraversando un momento, ma anche se non ha fatto risultato agli Ua Open non dimentichiamo che nella finale del Roland Garros era avanti due set a zero; Rublev è cresciuto; e in questo gruppo di protagonisti giovani c’è anche Berrettini. Succede di perdere una partita anche importante, vedi Roger a Wimbledon coi due match point in finale contro Djokovic, ma la carriera non è finita lì, proprio come Roger e Novak. E comunque sarà ancor più interessante vedere se i tre mostri vinceranno ancora o si fermeranno a quota 20. Il credo che ci sarà ancora lotta e i re mostri saranno ancora competitivi”.
Qual è la qualità migliore di Federer, Nadal, Djokovic?
“Essersi migliorati continuamente, mettersi sempre in discussione al punto di diventare giocatori sempre più completi, da veri campioni”.
Che scenario prevede nei prossimi anni?
“Quello del dopo Sampras-Agassi, tanti vincitori diversi dello Slam, Ferrero, Gaudio, Moya, Hewitt, Safin. Un tennis più normale di quello imposto dai tre mostri che non è lo sport vero è uno sport straordinario come i loro risultati. Una volta in auto con Roger abbiamo parlato dei suo record e davvero non riuscivamo a trovare quello più eccezionale fra gli Slam vinti, le finali e le semifinali di fila, eccetera. Certo i 13 Roland Garros di Rafa…”.
Chissà se rivedremo Novak ancora in campo quest’anno
“Normalmente me lo aspetto a Parigi-Bercy e poi alle ATP Finals. Se non gioca più non è uno choc ma sappiamo come sta. A me quella di New York non sembra una batosta, al di là del pianto e del crollo.
Chissà quando rivedremo Rafa e Roger.
“Rafa non so, Roger non ha ancora ripreso ad allenarsi, ci messaggiamo tutti i giorni, siamo stati parecchio in vacanza insieme in Croazia, ancora non c’è un preciso programma del suo rientro”.
Lavorare con un amico come Federer è più facile o più difficile?
“Per me è più semplice: se non gli dici la verità che amico sei? Lui sa che mi sta a cuore il suo bene”.
A Wimbledon stava già male prima di perdere nei quarti con Hurkacz.
“Il ginocchio dava problemi anche prima, perciò si è ritirato a Parigi. Anche dopo l’operazione non mai stato al 100%”.

Medvedev, Zverev, Tsitsipas e Rublev sono i super giovani, e Berrettini?

“Sono di parte perché sono il suo manager ma parliamo di un ragazzo eccezionale dal punto di vista personale anche per la capacità e la profondità che ha nel discutere le cose: come lui avevo conosciuto solo Roger. E’ perfetto, fa le cose giuste”.
Che cosa gli manca per vincere uno Slam?
“Quest’anno si è dovuto ritirare in Australia e negli altri tre ha incrociato Djokovic: lo ha impensierito, ricordiamo l’urlo di Novak dopo la partita al Roland Garros. Ci sta provano e il momento arriverà. E’ il suo primo anno ad altissimo livello, dopo l’ascesa del 2019 e l’anno scorso che non è riuscito a competere. Certo, se guardi servizio e dritto che fanno paura gli manca qualcosina di rovescio e può muoversi meglio, ma è alto 1.96 e finora ha avuto una stagione stratosferica pensando anche da dove è partito tre anni fa. Gli mancano match importanti nei grandi tornei, gli manca quel po’ di esperienza, ma è un punto di riferimento importante, un esempio, del tennis italiano che sta facendo davvero molto bene”.
Sinner pure viene criticato: colpa della nuova popolarità di massa del tennis italiano?
“Per la sua età e con quelle aspettative ha fatto risultati fenomenali, per lui parlano anche le valutazioni dei più forti che, quando parlano dei candidati agli Slam del futuro inserisco sempre Jannik”.
Musetti attrae molto l’appassionato.
“Mi piace, sinceramente mi aspettavo di più forse in proporzione a Sinner che ha fatto cose incredibili: il talento c’è, evidentemente ha tempi diversi di crescita”.
Sonego è anche lui un esempio di giocatore costruito, completo, solido.
“Mi piace tantissimo per come sta in campo, per l’energia che ci mette che gli ha fatto vincere tante partite su superfici diverse”.
Superfici diverse, ma tennis sempre più uguale: siamo al punto di saturazione?
“L’evoluzione del tennis è stata incredibile, oggi lo spettacolo non è quello che mi piace di più: il batti e scendi, il tennis più aggressivo. Si andrà avanti ancora con la tecnologia, con la video analisi, credo, sul resto  si è già fatto tantissimo, a cominciare dalla corde che hanno permesso di tirare a tutto braccio mantenendo il controllo della palla”.
Il futuro di Ljubicic ex numero 3 del mondo, poi allenatore opinionista tv, titolare della LJ Sport Group che gestisce anche Berrettini, e le promesse croate Dino Prizmic e Petra Marcinko, è la Accademia a suo nome che ha appena aperto a Lussino?
“Dopo Federer non mi vedo come allenatore di un solo giocatore ma di più ragazzi che vanno in quest’isola, si allenano, si risistemano e ripartono”.
Vincenzo Martucci
vincenzomartucci57@gmail.com
(Tratto da il messaggero del 23-09-21)

 

Tags: “Rivedremo in alto i tre mostri Federer, Intervista a Ivan Ljubicic, Nadal e Djokovic”

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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