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Golf

Koepka, il re degno della classifica: potenza, classe e… cameratismo! 

Da Vincenzo Martucci 24/10/2018

Il 28enne statunitense scalza l’amico Dustin Johnson che a sua volta aveva preso il posto di Rose, che aveva detronizzato Thomas… La doppietta all’Us Open e i due Majors su tre di quest’anno garantiscono per lui 

Il valzer del numero uno del mondo continua. Aggiudicandosi domenica a Jeju Island in Corea del Sud, Brooks Koepka è salito per la prima volta al comando del World Ranking, scalzando il connazionale Usa, Dustin Johnson, che a sua volta aveva appena preso il posto dell’inglese Justin Rose. Il 28enne di West Palm Beach è un re degno, il 23° re del ranking da quando, dal 1986, il computer stila la classifica in base ai risultati. Perché quest’anno il potente statunitense ha bissato gli Us Open 2017 – primo a riuscirci dopo Curtis Strange nel 198, appena il settimo nella storia – e ha firmato anche il Pga Championships, dopo aver saltato il primo spicchio di stagione, incluso il Masters, per un’operazione al polso. Un re degno perché, senza super-star, è il terzo protagonista a altre al comando per la prima volta in carriera e che si alterna nel corso della stagione sulla poltrona più ambita con gli altri “top 4”, Dustin Johnson, Justin Thomas, Justin Rose. Rinverdendo i fasti del 1997, quando a darsi battaglia al vertice erano stati Norman, Lehman, Woods ed Els.
   Cosa strana, compresi i tre Majors, Koepka ha collezionato appena il quinto titolo sul circuito maggiore (più quattro sull’European Tour, per un totale di 12) e, a differenza da come si potrebbe pensare, dà molto peso all’obiettivo raggiunto: “E’ incredibile, sei anni fa, quando affrontato la mia prima partenza pro in Svizzera non avrei mai immaginato che sarei diventato il numero 1 del mondo. Sono felice, e senza parole. Era una cosa che sognavo fin da bambino”. Un commento da gentleman, in uno sport che non sembra dare tanto peso al numero 1, perché in realtà tutti i primi hanno comunque la garanzia di entrare nei maggiori tornei. Un commento che fa il pari con quello di Ryder Cup, subito dopo la brutta sconfitta con l’Europa, quando si era sparsa la voce che lui e Dustin Johnson erano stati separati prima di venire alle mani, nel corso di un violento alterco: “Non c’è stato litigio e non c’è stato scontro, è uno dei miei migliori amici, lo amo alla morte, ci parliamo spesso al telefono, la gente adora creare storie così e poi le porta avanti, non è la prima volta che viene fuori qualcosa che non è vero. Il cameratismo della nostra nazionale è stato perfetto. Il problema sono i giornalisti che cercano spiegazioni strane per la sconfitta, mentre la ragione è semplice: non abbiamo giocato bene”.
    Koepka ha avuto uno zio mitico nello sport che ha vinto due World Series coi Pittsburgh Pirates, è stato MVP 1960 ed poi entrato in ben otto All-Star team di baseball, è stato poi nei draft Nba del 1952 dei Fort Wayne Pistons. Anche il padre, Bob, ha giocato a baseball, come lanciatore dei West Virginia Wesleyan, infatti questo sport rimane il suo sogno nel cassetto: “Se potessi ricominciare da zero, giocherei a baseball, al cento per cento”. In realtà, era nato per il golf, tanto che a 13 anni interruppe i cinque anni di dominio del padre allo Sherbrooke Golf and Country Club in Lake Worth. Prima di imporsi gli Us Open 2017, si era classifica fra i primi 25 in sette Majors, con quattro piazzamenti fra i “top ten” dal 2014, he sono saliti ora a otto.
   Il segreto di Koepka, oltre alle qualità psico-tecniche, è l’Europa: prima di brillare sul Pga Tour, si è fatto le ossa fra circuito Challenger, European Tour e qualche puntata in Turchia: “Queste esperienza mi hanno aiutato a crescere, a districarmi fra le difficoltà e le situazioni diverse, e mi hanno ha dato fiducia in me stesso”. Dal 2013 Brooks lavora sul suo swing con Claude Harmon III, figlio del mitico Butch, e nelle ultime dus stagioni ha migliorato il gioco corto col coach europeo Pete Cowan, che lavora anche con gli altri veterani del green, Henrik Stenson, Louis Oosthuizen e Sergio Garcia. Mentre in campo si fa accompagnare da Ricky Elliott, già buon giocatore ed ex caddy di Ben Curtis. E fuori ha amici fidati, fra cui proprio Dustin Johnson che qualche media vorrebbe mettergli contro: con DJ e con la speranza Usa mai esplosa, Rickie Fowler, si allena spesso in Florida fra un torneo e l’altro. E anzi ha rivelato che proprio Dustin, prima dell’ultimo giro dell’Us Open dell’anno scorso a Erin Hills, che gli ha cambiato la vita, gli ha detto le parole giuste per vincere.
   E’ un re degno della classifica mondiale, Koepka, perché ha fatto il bis agli Us Open, perché ha vinto il suo terzo Major, il secondo stagionale al Pga Championship, col record a 264 colpi. Perché si è aggiudicato così tre degli ultimi sei Slam cui ha partecipato, due su tre quest’anno, e ha raggiunto Jordan Spieth, Woods, Nicklaus e Tom Watson nella super-élite di tre volte vincitori Majors under 30 del dopoguerra.
Vincenzo Martucci
Tags: classe e… cameratismo!, il re degno della classifica: potenza, Koepka

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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