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Ciclismo

Pugni, sputi, violenza, indisciplina, incapacità… A cominciare dal caso Froome, è il peggior Tour dal ’98

Da Claudio Gregori 26/07/2018

Dalla discutibile sentenza assolutoria del suo numero 1 Sky, il pubblico di casa ha un atteggiamento insofferente. A catena tanti altri eventi negativi, dall’incidente a Nibali, fino ai lacrimogeni e ai fumogeni per disperdere quattro contadini!

È il Tour dei veleni. Il Tour dei Buuu!, degli insulti, degli sputi, dei pugni. Il Tour dei lacrimogeni e dei fumogeni. Il Tour dell’indisciplina e dell’incapacità. È il Tour in cui un uomo che lotta per la vittoria, Nibali, viene espiantato dalla corsa con una vertebra fratturata e – con quella diagnosi! – non si trova nemmeno un elicottero per portarlo dall’Alpe d’Huez  all’ospedale.
    La bella vittoria di Quintana a Saint-Lary-Soulan, non cancella il giudizio negativo: è il Tour peggiore dell’ultimo mezzo secolo dopo quello del 1998, che fu turbato già prima della partenza da Dublino dallo scandalo del doping, poi dall’espulsione di una squadra, dallo sciopero dei corridori, dall’abbandono di altre sei squadre, da corridori fermati e trattenuti nei commissariati, con la botta finale della Commissione del Senato francese che ha rivelato che almeno venti corridori, compresi i primi due, assumevano Epo. Il doping, almeno, ci è stato risparmiato in questo Tour.
   Il ciclismo è lo sport più bello del mondo, l’unico che si svolge su uno stadio infinito, la strada. Ma è anche il più esposto e indifeso. Ha bisogno di regole ferree e di certezze. Questo Tour non le garantisce.
   I francesi non hanno gradito la sentenza assolutoria nei confronti di Chris Froome per il caso-Salbutamolo. Come dare loro torto? Hanno visto alla Vuelta Froome staccarsi in salita e il giorno dopo, magicamente, rinascere e lasciare indietro tutti, ma con un livello di Salbutamolo doppio di quello consentito! Più alto di quello di Petacchi e Ulissi e di atleti di altri sport, che sono stati squalificati. Hinault ha espresso la posizione dei francesi, dichiarando che Froome è un baro.
Le regole vanno applicate. Se poi si rivelano sbagliate, si cambiano. Sky avrebbe certo fatto bene a sospendere subito Froome dalle corse in attesa della valutazione del suo ricorso e non lo ha fatto. Ha schierato uno stuolo formidabile di avvocati, che, con minaccia di una richiesta di risarcimento insostenibile, ha minato le certezze della Wada. L’assoluzione, così, è sembrata figlia dell’onnipotenza e della prepotenza. Quindi il popolo era già armato prima del via. I fischi a Froome, gli insulti, gli sputi, i getti di liquido sono figli di quest’atmosfera.
    Sky non ha fatto nulla per mitigare l’avversione della folla. Le dichiarazioni di Dave Brailsford hanno gettato benzina sul fuoco. Del resto lo stesso dispotismo di corsa – sette-otto uomini che dettano i ritmi – ricorda da vicino quello nefasto di Lance Armstrong e della sua squadra. Riduce gli spazi all’avventura. Umilia gli avversari. Sky si sta avviando a vincere il quarto Tour di fila, dominando. E la Francia non vince il Tour da 33 anni, Il sentimento di frustazione, quindi, si aggiunge al sospetto.
   I corridori di Sky hanno percepito l’atmosfera ostile e hanno assunto un atteggiamento armato nei confronti della folla. Il pugno dell’impulsivo Moscon a Elie Gesbert, che gli è costato l’espulsione dalla corsa, è figlio di questo clima.
   Gli organizzatori si sono trovati alle prese con un Tour difficile e la loro incapacità si è manifestata. L’Alpe d’Huez ne è la prova schiacciante. Nibali ha pagato più di tutti. E se la frattura della vertebra fosse stata più grave? È un interrogativo che dobbiamo porre perché non si può trasformare il ciclista in un equilibrista sul filo senza rete.
   Il dramma di Nibali è frutto di una mancanza di sicurezza che è parsa evidente fin dal primo chilometro dell’Alpe d’Huez ed è stata esaltata dalla passività delle forze dell’ordine. Sono solo 12 chilometri di salita, che andavano transennati e difesi in modo adeguato. Altrimenti è meglio non arrivare all’Alpe d’Huez.
    Quella salita, di fatto, è stata il palcoscenico di esibizionisti, di violenti e di autentici idioti, come coloro che hanno acceso fumogeni sulla faccia dei corridori. Costoro hanno, però, agito con la corresponsabilità di organizzazione e forze dell’ordine.
   La sedicesima tappa, poi, ha portato sulla scena del Tour anche i gas urticanti. Dopo 28,7 chilometri lo sciopero di quattro contadini, che hanno messo delle balle di fieno in mezzo alla strada, ha fermato il gruppo. La mini-rivolta è stata sedata dalla polizia con l’uso spropositato di gas lacrimogeni e urticanti ad altezza d’uomo. Così parecchi corridori sono stati intossicati e hanno dovuto ricorrere alle cure dei medici.
    Il Tour sta rivelando un’avventura a rischio che ferisce i corridori e il ciclismo. Sulle strade delle corse non c’è posto per i pugni e gli sputi, ma nemmeno per la violenza e l’incapacità.
Claudio Gregori
Tags: allevatori, ciclismo, polizia, proteste

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Nota sull’autore: Claudio Gregori

Inviato in 12 Olimpiadi, 27 Giri d'Italia e 3 Tour, più svariati campionati del mondo: 5 di calcio, 4 di atletica, 10 di nuoto, 11 di sci, 9 di ciclismo, 2 di scherma, 1 di ginnastica. È stato testimone anche della Caduta del Muro.

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