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Tennis

Vent’anni dopo Petr fra i pro, Sebastian Korda vince il torneo juniores a Melbourne. Abbatterà il tabù padre-figli?

Da Vincenzo Martucci 27/01/2018

Il figlio del campione ceco degli Australian Open 1998, nato e cresciuto negli Usa, si aggiudica lo stesso Slam, ma under 18, e lo dedica al padre per i 50 anni. Anche la mamma è stata una ex tennista pro, e le due sorelle (Jessica e Nelly) sono golfiste professioniste. Chissà se sarà Sebastian sarà anche il primo a rinverdire i fasti del padre pure sull’Atp Tour…

Chissà se Sebastian Korda si farà valere anche da professionista, intanto, ha già stabilito un record come primo figlio di un campione Slam che vince a sua volta un Major, sia pure juniores. Peraltro nello stesso torneo dove s’era imposto papà Petr, vent’anni fa, e imitando anche quell’insolito, indimenticabile, salto a forbice di felicità, sul campo, che era diventato il marchio di fabbrica di famiglia. Peraltro, nella stessa terra dove la sorella, Jessica, nel 2012, da 18enne aveva firmato il primo titolo, ma sul circuito pro golfistico.

   Perciò questo successo non è semplicemente “speciale”, come lo indica il 17enne figlio d’arte che, sulla terra rossa del Bonfiglio di Milano, non ci aveva impressionato ma che si esalta sul duro, la superficie del paese dov’è nato e cresciuto. E dove si sono trasferiti, a Bradenton, in Florida, a due passi dalla Nick Bollettieri Academy, papà Petr e mamma Regina Rajchrtova, anche lei ex pro di tennis (arrivata al numero 26 del mondo), di nazionalità ceca. Questo successo è “molto speciale”. “Volevo regalargli il trionfo per i 50 anni che papà ha appena fatto, e anche mamma li fa fra poco, il 5 febbraio. Perciò è ancor più speciale”.
   Korda senior ebbe bisogno di appena 85 minuti per sbarazzarsi di Marcelo Rios nella finale del 1998, sulla Rod Laver Arena allora di color verde, Sebastian, che è alto come papà, ma ha lineamenti più delicate che ha preso dalla mamma, ne ha impiegati 91 – complice la calura – per domare, con 34 vincenti il 16enne Chun Sin Tseng, di Taipei, con un sofferto 7-6 (6) 6-4.
   Chissà se Sebastian arriverà fino al numero 2 del mondo dei pro come Petr, che aveva grandissime qualità tecniche, e giocò anche la finale del Roland Garros 1992, firmando il doppio agli Australian Open 1996, ed in tutto 10 tornei di singolare e 10 di doppio. Speriamo che non inciampi in una squalifica doping, come papà dopo Wimbledon 1998, e tronchi quindi in fretta la carriera. Che anche lui aveva cominciato con un successo Slam, ma in doppio, insieme al gemello Suk, al Roland Garros. Di certo le parole del neo campione di Melbourne juniores resteranno nel cuore di ogni papà e mamma: “Molti genitori spingono i loro figli, io ho provato col golf che ho trovato noioso e ho giocato anche a hockey prima di concentrarmi sul tennis, a 10 anni. E mi sono davvero innamorato di questo sport. Papà ha anche cercato di allontanarmi un po’, avrebbe sempre voluto che andassi ai tornei con Radek Stepanek, che aveva allenato. Ma mi ha sempre sostenuto al massimo, è il mio allenatore capo, e il partner principale col quale gioco quando sono a casa. Ho rivisto tante volte su YouTube la sua famosa finale a Melbourne, almeno una volta al mese, e mi ha dato sempre un po’ di motivazione in più”.
   Chissà se Sebastian sfaterà il tabù dei figli dei campioni nello stesso sport. Da casa, dagli Stati Uniti, dov’è rimasto proprio per non distrarre il figlio, vent’anni dopo la sua impresa, papà Petr racconta: “Io non ho mai voluto che i miei figli giocassero a tennis, insieme a mia moglie abbiamo sempre voluto che facessero altri sport perché avessero obiettivi propri, senza averli predefiniti in base a quanto avevamo fatto noi. E’ molto difficile per i figli uscire dall’ombra dei genitori e ovviamente cercano di batterli. Ma a una certo punto gli abbiamo dato un mese di tempo per decidere che strada volesse prendere nello sport. Un giorno, prima del termine, è venuto da me, credo che Jim Courier stesse commentando New York, e mi ha chiesto: “Papà, sai chi ha vinto i primi Us Open?”. Io ero incerto, ma lui rispose sicuro che era stato Arthur Ashe. Così mi convinse che davvero voleva giocare a tennis, era interessato alla storia del tennis perché lo ama, solo allora ho davvero assecondato il suo desiderio di diventare un giocatore di tennis”. La guida dell’Atp World Tour è diventata la bibbia dell’aspirante stregone, che recitava i risultati dei giocatori che vedeva alla tv. “Si è davvero immerso nel tennis e mi ha ricordato me da ragazzo. Potevo osservare la passione… Che era la sua scelta, la sua idea”.
   La speranza di un papà è sempre la stessa: “Sono felice che Sebastian stia seguendo i propri passi, spero che non sia conosciuto solo per suo padre, per quello che ho fatto io, ma per quello che realizza lui. Sono orgoglioso di lui, prima della finale gli ho consigliato solo una cosa: “Divertiti, è una grande esperienza, qualsiasi cosa succeda, goditi questo momento”.
VINCENZO MARTUCCI
Tags: australian open 2018, Sebastian Korda, tennis, vincenzo martucci

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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