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Calcio

Brescia l’attacco alla serie A è quello giusto!

Da Sergio Gavardi 27/02/2019

Continuità, solidità, tenacia (non si acquistano al mercato, come voleva un tempo Angelo Massimino, bizzarro presidente del Catania anni ottanta) ma si ritrovano magicamente quando un progetto, che sembrava naufragare, poi ha rialzato le vele e con il vento in poppa vola verso il traguardo. Il Brescia, che dopo tre giornate era già in crisi, ha imboccato deciso la strada della serie A e con cinque punti di vantaggio sulla terza in classifica (il Palermo) può cominciare a ragionare sul raggiungimento diretto del grande traguardo.

Da queste parti la serie A non è una tradizione, ma quasi. Sotto la gestione di Gino Corioni, visionario amante del pallone, in sella dal 1992 al 2015 (un anno prima della sua morte) per nove stagioni ha calcato il palcoscenico dell’élite, raggiunta anche con quattro promozioni dalla B grazie a giocatori che qui hanno dato spettacolo, da Baggio a Guardiola ad Hagi, dal giovane Hamsik a Luca Toni, a Pirlo, che è stato la perla luminosa del calcio italiano.

Negli ultimi nove anni il percorso è stato tortuoso, quasi una condanna al limbo dopo tanto entusiasmo e felicità. Eppure dopo il tunnel s’intravvede sempre la luce e la squadra di Eugenio Corini (enfant prodige bresciano, campione europeo Under 21, una militanza nella Juve e in mezza serie A, rondinelle comprese) sembra averla ritrovata con una stagione di grande forza.

Il cammino della squadra lombarda non è imprevisto (è stata costruita per il grande sogno), ma sicuramente anomalo rispetto alla tendenza, negli anni, del campionato cadetto. Solidità e continuità sono sempre state aspetti determinanti, ma si è argomentato che la promozione dovesse passare da una difesa di ferro, in contrapposizione a un attacco atomico. Ebbene, ilBrescia di Corini ha una difesa un po’ ballerina (32 reti al passivo, poco meno del Crotone , tanto per intenderci, che è in piena zona retrocessione), ma un attacco davvero spettacolare che ha regalato ai suoi tifosi 53 reti. Una pioggia di emozioni.

I protagonisti? Sono giocatori di categoria e giovani illuminati alle prese con la scalata al successo. L’anziano è Alfredo Donnarumma, 28 anni, 21 gol, capocannoniere del campionato, un attaccante animale dell’area di rigore. Negli ultimi cinque anni ha trascinato in B ilTeramo (poi retrocesso per il calcioscommese), l’Empoli in A e ora  punta al nuovo traguardo con la formazione lombarda. Una saetta dell’area di rigore, come il compagno Ernesto Torregrossa, 26 anni, ai massimi di gol in carriera (sono già 9 quest’anno) e giovani promettenti come lo slovacco Nikolas Spalek (under 21 con la sua nazionale) e Leonardo Morosini, 23 anni, in faticosa crescita.

Da fine novembre Corini non perde un incontro, sono 13i risultati utili e particolarità della casa è la capacità di riprendere partite che sembravano perdute, rimonte acciuffate con la determinazione delle grandi squadre che mai si abbattono e sempre sanno risorgere.

Ma c’è anche una continuità con il passato, un segnale beneaugurante. Nel 1996, imperante Gino Corioni, gran ciambellano Edy Reja, esplodeva il talento di Andrea Pirlo, che poi aveva aperto le ali. Sono trascorsi 23 anni da allora ma con la maglia azzurra con la banda bianca a vu, oggi esercita la sua arte un altro ragazzo che ha già le stimmate del campione. Compirà 19 anni a maggio, ha già avuto l’ebbrezza della convocazione con la maglia della nazionale di Mancini e, come le mosche, gli operatori del mercato si stanno avventando su questo gioiello. Sandro Tonali, lodigiano, è già stato paragonato a Pirlo, Corini lo vede come De Rossi, altri gli appiccicheranno nuove etichette. In realtà a 19 anni si è tutto o niente (gli inizi perigliosi di un campione come Pirlo lo insegnano), ma la certezza per il Brescia è che è lui a guidare la squadra, a dettare i ritmi della sinfonia promozione.

E’ bello che si possa ricomporre la linea che, lungo l’autostrada Milano-Venezia, traccia l’asse con Bergamo e Brescia e chissà, con Verona che tra alti e bassi è pure in lotta per la A. Il cammino è ancora lungo e insidioso, ma intanto Massimo Cellino, presidente rocker a Cagliari e poi a Leeds, guarda lontano, a uno stadio di 16mila posti, meno dispersivo dell’attuale Mompiano, con gli spalti a ridosso del campo. Perché quella tenacia che è il timbro della stagione, assieme al mix di giovani con un futuro in tasca, vale un accompagnamento più moderno anche dei tifosi.

 

 

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Nota sull’autore: Sergio Gavardi

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