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Sport

Spesso gli sport minori sono meglio degli sport maggiori: perché?

Da Maurizio Mondoni 27/11/2019

La forza dei Giochi Olimpici

Ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro 2016 abbiamo esultato per un 10 di Niccolò Campriani nel tiro a segno, per una stoccata decisiva nella scherma, per un “ippon” o per un tuffo mezzo rovesciato carpiato, forse senza aver mai visto prima una gara di tiro a segno, di scherma, di judo o di tuffi. Ma in questo, in fondo, non c’è nulla di male: questa è la potenza dei Giochi Olimpici che succede ogni quattro anni ed è lì che conosciamo gli sport minoriche ci hanno regalato e ci regalano storie umane irripetibili e che ci fanno sentire italiani “veri” solo quando suona l’inno nazionale!

Il calcio

Quando ricomincia il campionato di serie A torna il “dio pallone”e sui giornali, in televisione, persino sui social network, le notizie sui campionati europei, mondiali  e Olimpiadi cominciano a scivolare in secondo piano e tutti (o quasi) diventano esperti e allenatori di calcio.

Sicuramente il calcio è un’azienda che muove miliardi di euro e come tale suscita interessi non paragonabili a nessun’altra disciplina. Il calcio è lo sport nazionale in Italia ed è il più popolare (la Gazzetta dello Sport dedica al calcio questa mattina 27 pagine su 38 complessive e udite, udite non si è nemmeno qualificato per le Olimpiadi 20020), seguito dal nuoto e pallanuoto (settebello e setterosa), dall’automobilismo (non c’è solo il Gran Premio!), dal motociclismo e dal ciclismo (su pista, non c’è solo il Giro d’Italia e il Tour de France), senza dimenticarci dell’atletica leggera (in Tv solo al Golden Gala e ogni tanto al campionato italiano), dello sci, del tennis (la Davis di adesso non è nemnmeno la lontana parente della Davis “vera”)e della pallavolo che in orari “normali” ci “regalano” gare entusiasmanti e partite maschili e femminili avvincenti.

Le TV in chiaro e a pagamento

Se vuoi vedere qualche avvenimento sportivo di risonanzamondiale deve “pagare” e purtroppo la TV di Stato “compera” solo gli avvenimenti che sono rifiutati o non considerati dalla TV a pagamento. La scherma (che vince tantissimo e porta una “caterva” di medaglie europee, mondiali e olimpiche) non è uno sport di nicchia eppure in TV si vede solo in occasione delle Olimpiadi, la pallacanestro che si vede solo in chiaro in orari serali (dopo le 20.30), la ginnastica artistica e la ginnastica ritmica (che vincono tanto si vedono poco in TV), il rugby (che si vede solo in occasione del “6 Nazioni”), la canoa e il canottaggio: perché non godono di popolarità come il calcio?

La cultura sportiva?

In Italia è un optional. Sarebbe molto interessante che si coinvolgessero le famiglie con trasmissioni e programmi in TV di cultura motoria e sportiva in orari “normali” (esempio: “A che età avviare i bambini all’attività sportiva?”, “Che cosa è il Fair-play”, “Cosa significa agonismo”, “Lo sport paralimpico”, etc.), ma forse non interessano e hanno uno “share” molto basso, quindi non producono! E di conseguenza gli sponsor non si sentono coinvolti, quindi non investono.

Dalla nicchia

Ma dalla “nicchia”, secondo una ricerca dell’OssCom (centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Catttolica di Milano) e dall’Dmtc (agenzia di comunicazione), emergono discipline sportive che molti non conoscono e sono “viste” solo in occasione dei Giochi Olimpici: le arti marziali (judo, lotta, karate, taekwondo) e gli sport di combattimento (compreso il pugilato), la canoa, il canottaggio, il surf (che farà il suo esordio a Tokyo 2020), il tiro a segno e a volo (portatore di medaglie olimpiche), il pattinaggio su strada e su ghiaccio, il baseball e il softball, il tchoukball, il tiro con l’arco, il calcio a 5, il Badminton, l’hockey su prato e su ghiaccio, etc.

Queste discipline trasmettono valori importanti quali la forza, la tecnica, la concentrazione, il dinamismo, il divertimento, la partecipazione, sono discipline più attrattive e con un forte impatto emotivo. Ma non sono seguite dalla “massa”, per non parlare poi degli sport paralimpici: mi piacerebbe conoscere quanti hanno visto i campionati mondiali paralimpici di atletica leggera?

Non esistono gli sport minori!

Esistono gli sport per tutti senza discrminazioni di sorta, purtroppo in Italia esistono gli “sport maggiori “ (o meglio quelli che vanno per la maggiore) e gli “sport minori” (quelli che non li guarda nessuno oppure visti solo in casi eccezionali).

E li chiamano, con un po’ di scherno o semplice realismo, “sport minori”.

E se qualcosa cambiasse in tutti noi: nei tifosi e perché no anche nei giornalisti, che ci fosse un po’ più di spazio e attenzione anche per questi sport “minori”.

Non dico nelle domeniche di campionato, che sono e saranno ancora monopolizzate dal rigore non dato, dalla VAR, dagli insulti razzisti e dai cori da stadio.

Forse è giusto così, ma almeno nei tempi vuoti, nelle settimane senza Champions o Coppe similari o nelle soste della Serie Aquando gioca la Nazionale: una polemica in meno, un momento di sport in più e invece di ipnotizzarsi sui soliti stucchevoli dibattiti in TV (nazionali e private), non sarebbe meglio guardare una tappa di Coppa del Mondo di scherma o una partita di World League di pallanuoto?

Invece di dedicare quattro pagine alle solite “cazzate” sul calciomercato (al 90% sono notizie false o inutili, quasi sempre montate ad arte dai giornalisti per compiacere i tifosi), non sarebbe meglio dedicare più spazio al Judo, al Biathlon, alBadminton?

Secondo me non è solo una questione di soldi (basti pensare che la Scherma, il Tiro a volo e la Lotta, sono le tre discipline sportive più vincenti ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro), ma di visibilità, attenzione e dignità. Questi “sport minori” (che anche dopo la riforma del C.O.N.I. prendono circa un decimo dei contributi pubblici del calcio) non dimentichiamoli e non ricordiamoci di loro solo ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020.

                                                                                                                       

Tags: sport

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Nota sull’autore: Maurizio Mondoni

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