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Tennis

L’arbitro rimprovera Kyrgios che non s’impegna: è coaching, è punibile? Secondo me Lahyani ha fatto bene!

Da Vincenzo Martucci 31/08/2018

Quand’è sotto 4-6 0-3 contro Herbert, l’australiano viene davvero aiutato dal giudice di sedia che lo scuote come un padre col figlio? Alla vigilia di Federer-Kyrgios, il web si scatena, incendiato dai soliti oltranzisti, ma lo stesso sconfitto ammette…

 Lo confesso: adoro i diversi, gli imprevedibili, anche i matti. E’ una mia debolezza. Mi aiutano a superare la noia del qualunquismo, dell’ovvietà, del conformismo. Ancor più in uno sport come il tennis che nasce “noble art” e poggia le radici nella fantasia, nel gioco a rete, nella creatività, ma si trasforma sempre più spesso in uno sferragliare di muscoli. Talmente noioso, da farsi sorpassare dal tennis femminile, nella hit-parade della spettacolarità. Non storcete il naso: per me, tante volte, è più divertente salire sulle montagne russe di un punteggio mai definito, con strappi di tre-quattro games da una parte e dall’altra, meglio due-tre doppi falli per game che minuti e minuti di semplici botte secche a 220 all’ora al servizio.
     Perciò, adoro Nick Kyrgios. Sin dalla prima volta che ci ho parlato, agli Internazionali d’Italia di Roma, con un gruppo di giornalisti inglesi davanti al costernato Nicola Arzani, che fa da tramite fra media e giocatori Atp. Sentirgli dire tranquillamente che il basket era lo sport che avrebbe voluto dover fare e che era approdato al tennis solo perché non aveva sfondato mettendo la palla in un cesto, che avrebbe voluto partecipare al camp Nba, che le sue passioni erano LeBron e Bryant e Curry e compagnia più ancora di Federer e Nadal, fu davvero esilarante. Un tipo così controcorrente ci voleva proprio. Sperando che, col tempo, aggiungesse passione ed ambizione, orgoglio e sacrificio alla sua attività professionale. Sono passati tre anni e, a ventitrè, Nick il greco/australiano dal fisico potente e atletico è sceso, anziché salire, dal numero 13 del mondo che aveva conquistato il 24 ottobre 2016, oggi è 30, ed alterna prove e successi eclatanti contro grandi avversari e su grandi ribalte, a colpevoli e clamorose distrazioni con avversari minori e su ribalte meno importanti. E sta disperdendo il suo talento da “top 5”.

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    Le ultime puntate della sua storia non sono esaltanti. A un cambio campo al Queen’s, ha anche mimato un atto sessuale rivolto al suo angolo, beccandosi l’ennesima multa, sempre più spesso si produce in comportamenti irriverenti verso gli avversari, cui concede magari un set intero prima di reagire – comunicandolo prima agli amici in tribuna -, non mostra rispetto per il pubblico, che però ama intrattenere coi famosi tweener (il colpo di dritto sotto le gambe) e con mazzate di terrificante potenza, parlottando amabilmente con quelli più eccentrici e simpatici. Nella sua collezione di stramberie mancava l’intervento dell’arbitro quand’era al culmine di uno dei suoi più negativi momenti di distrazione: abulico e fastidioso nel suo atteggiamento di rinuncia al match. Ha colmato la lacuna agli Us Open di New York, quando con la sua mazza ferrata era clamorosamente sotto 4-6 0-3 nel punteggio contro il fioretto del francesino Herbert, l’arbitro Mohamed Lahyani – anch’egli un po’ showman, ma sicuramente intelligente e di personalità: ahilui! -, al cambio campo, è sceso dalla sedia e, in maniera sicuramente anti convenzionale, ma sportivamente corretta, anche per evitargli un’ammonizione per scarsa competitività, ha raggiunto Nick il matto, e gli ha parlato in modo paternalistico. “C’era tanto chiasso, e voleva capacitarsi delle sue condizioni fisiche ed essere sicuro di capire che cosa gli dicesse il giocatore”, ha spiegato il direttore del torneo, Brian Earley. “E lo ha anche informato che se avesse continuato così, avrebbe dovuto prendere automaticamente delle decisioni”.
    Il microfono in campo ha svelato solo tracce del dialogo: “Mi piaci, lo dico per il tuo bene, questo non è il Kyrgios che conosco, ho visto i tuoi match, sei grande per il tennis, voglio aiutarti”. Frammenti di incitamenti che Nick, serenamente, ha poi ricomposto in conferenza stampa: “Mi ha detto che gli piaccio, non sono sicuro che fosse un incoraggiamento. In pratica mi ha detto che stavo facendo una bella scena. Io gli ho spiegato che non mi sentivo bene, che faceva troppo caldo, e che sapevo da me che quello che stavo facendo non era buono. In realtà non l’ascoltavo poi tanto, anche se capivo che non stavo facendo una gran cosa, in campo. Mi era già capitato, anche a Shanghai, l’arbitro mi aveva detto più o meno le stesse cose. Non è un comportamento giusto per l’integrità dello sport, lo capisco”. Coaching? Intervento inappropriato, come un allenatore che ti incita a darci dentro? “Ma dai! E’ ridicolo. Non mi ha fatto alcun coaching. Non mi succede da anni. Ho preso solo dei sali dal fisioterapista perché non mi sentivo bene”.
   Incoraggiamenti e sali miracolosi che, da  addirittura 2-5, gli hanno fatto raggiungere il tie-break. E, dopo averlo vinto, gli hanno fatto chiudere il match in discesa, come da pronostico. Mentre, in contemporanea, saliva la polemica. Herbert, specialista di doppio di qualità, ha protestato ufficialmente. ”Sul momento non ho sentito che cosa si sono detti Lahyani e Nick, e la cosa non mi ha danneggiato, né me la prendo con Nick che non ha chiesto niente. Ma, da quel momento, il suo atteggiamento e la sua attitudine in campo sono cambiati, fino a dominare la partita. Dopo aver visionato il video, ce l’ho con l’arbitro che non avrebbe dovuto scendere dalla sedia e cercare di far ragionare Nick. Ha danneggiato il gioco? Non lo sapremo mai. Non so perché Mohamed si è comportato così: è un ottimo arbitro, conosce tutti, evidentemente voleva evitare a Nick critiche e sanzioni, era preoccupato della qualità dello spettacolo, con la gente che lasciava la tribuna, vedendo che Nick non era in giornata. E, lui che è molto comprensivo con i problemi di noi tutti, ed è molto amico di Nick, ha cercato di aiutarlo. Secondo me, poteva farlo, ma non sul campo”. Herbert, caricato dai media di casa, ha cambiato mira: “Più che con l’arbitro, sono più arrabbiato con il comunicato della Federtennis Usa che ci ha preso chiaramente per sciocchi… Quando noi giocatori facciamo degli errori siamo sanzionati”.
   Eccitato ad arte dai soliti animatori travestiti da giornalisti – giustiziasti assetati di sangue che avrebbero voluto addirittura la destituzione, se non forse la decapitazione dell’arbitro -, il mondo del web si è scatenato con mille pareri. Il più onesto ci è parso quello dell’ex pro, Andy Roddick, che ha accusato l’arbitro di aver sbagliato, ma in buona fede. Il più provocatorio quello di Donna Vekic, la pro Wta fidanzata di Stan Wawrinka, cui Nick ha risposto subito che non è certo quello delle tenniste donne il pulpito dal quale può arrivare la predica, visto che loro possono usufruire dei suggerimenti dell’allenatore in tutte le partite del circuito. Del resto, proprio Donna, era stata al centro di una sgradevole polemica anni fa, quando, a un cambio campo, Kyrgios aveva provocato Wawrinka ricordandogli che l’amico del cuore, Kokkinakis, aveva avuto una love story con la fidanzata.
     E’ vero, il tennis è sport dell’uno contro uno per eccellenza, dove nessun altro t’aiuta a superare le difficoltà se non te stesso. Al punto che viene sanzionato ogni suggerimento dai rispettivi clan in tribuna. Ma è anche vero che, per il rispetto del pubblico e dello spettacolo, coi precedenti di Kyrgios, con il caldo terribile di questi giorni a New York, con il ruolo che gli viene attribuito dl regolamento, secondo me l’arbitro ha fatto bene a intervenire per scuotere il giocatore che buttava via i colpi in modo così evidente. Ha dimostrato attaccamento al gioco e al circuito, ha dimostrato personalità nell’era del “falco” che deresponsabilizza sempre più l’arbitro, ha dimostrato di essere un po’ un padre per questi giocatori, ricchi, famoso, ma spesso eterni bambini. E, comunque, sempre esseri umani. Se l’arbitro avesse detto: “Tira di più il dritto, spingi che lui non è tanto potente, dai, forza, sono con te”, allora si dovrebbe parlare di coaching, di intervento fuori dalle righe, di sanzioni anche pesanti. Ma per quanto è successo, conoscendo i personaggi, la polemica che sta montando mi sembra un chiaro tentativo, soprattutto dei media più oltranzisti, di privilegiare la polemica al gioco, di “metterla in caciara”, come direbbero a Roma. E comunque, in un torneo fin qui povero di argomenti, sembra proprio il sistema migliore per montare la vigilia del prossimo match, guarda un po’, Federer-Kyrgios. Che, tecnicamente si prospetta fra i più interessanti dell’ultimo Slam della stagione.
   La parola finale sulla vicenda dell’arbitro-padre o coach, la pronunci lo sconfitto, Herbert: “Come prima cosa devo essere molto arrabbiato con me stesso per non aver vinto la partita dopo essermi preso il primo set e aver servito per andare due set a zero. Se ci fossi arrivato, come si sarebbe comportato Kyrgios?”.
Vincenzo Martucci

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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