Ci sono tante cose che si potrebbero scrivere di quest’81° Open d’Italia all’Adriatic Golf Club (par 71) di Cervia. Certo, non possiamo esaltarci per l’esito: il vincitore è stato il tedesco Marcel Siem che l’ha spuntata con 274 colpi (69 68 66 71, -10). Con un lungo putt per il birdie sull’ultima buca, ha raggiunto il nord-irlandese Tom McKibbin (71 70 68 65) e poi l’ha superato con un altro birdie alla prima buca supplementare. A completare il trionfo tedesco, il terzo posto con 275 (-9) di Jannik De Bruyn alla pari con lo statunitense Sean Crocker. Possiamo rallegrarci per i quattro azzurri che hanno concluso in top ten? Il migliore è stato Andrea Pavan, quinto con 276 (64 73 69 70, -8), costantemente in alta classifica dopo essere stato leader nel primo giro, con decimi con 277 (-7), Matteo Manassero, Gregorio De Leo e Filippo Celli. Tutti loro sanno che potevano fare di più, e sicuramente lo faranno, nella crescita personale e professionale che stanno compiendo e che ci fa sperare in questa stagione già di risultati significativi. Vale anche per Migliozzi, salito dalla 43ª alla 22ª posizione con 278, per Aron Zemmer, 50° con 282, per Edoardo Molinari e Jacopo Vecchi Fossa, 55.i con 283, per Lorenzo Scalise, 63° con 285, e per tutti gli altri azzurri e aspiranti stregoni che scalpitano fra gli amateur indottrinati dagli ottimi coach azzurri.
SPRINT
Di certo gli italiani non sono riusciti ad essere protagonisti e a scatenare il tifo della folla nell’ultimo giro. Mentre ha brillato McKibbin che, con un 65 (-6, sei birdie), miglior score di giornata, ha rimontato dalla 36ª alla prima piazza, arrivando a “-10”: il punteggio con minor numero di colpi sotto il par con cui è stato vinto un torneo quest’anno sul DP World Tour dopo il “meno 11” del sudafricano Dean Burmester (South African Open) e di Guido Migliozzi (KLM Open domenica scorsa). Mentre lui restava in attesa nella club house, è stato sorpassato da Siem e dal francese Antoine Rozner e ci ha provato anche l’indiano Shubhankar Sharma, ma nelle ultime buche hanno ceduto. Anche il vincitore, che aveva preso un vantaggio di tre colpi, a una buca dal termine era in ritardo di uno, però ha rimediato con la prodezza a chiudere (71, par, quattro birdie e quattro bogey) e poi, sulla stessa buca 18, ha realizzato un altro birdie contro il par del nordirlandese. Così McKibbin ha ottenuto uno dei due posti nel field del prossimo The Open (18-21 luglio, Scozia), l’altro è andato a Crocker.
QUEI BAMBINI ENTUSIASTI…
Possiamo esultare per aver scoperto un nuovo protagonista, un giovane di talento cristallino? No, perché Siem ha 43 anni, sull’European Tour ha vinto, ha smesso di vincere, s’è fermato per un’operazione all’anca, è tornato, e ripresenta una storia già vista nel mondo del golf, da secondo tedesco a imporsi all’Open dopo Bernhard Langer (doppietta 1983, 1997), col quale ha firmato la World Cup 2006 (come si evince dagli inappuntabili comunicati stampa di Nicola Montanaro). Per il titolo ha ricevuto un assegno di 552.500 dollari (516.774 euro) su un montepremi di 3.250.000 dollari. Che sono davvero tanti soldi, anche se non hanno convinto Francesco Molinari a staccarsi dalla parallela tappa PGA Tour (e non ha passatori taglio).
Possiamo esaltarci per i 4-5000 spettatori che, sotto il sole, hanno invaso ogni giorno il circolo? Con l’ingresso gratuito non possiamo. Ma il discorso si ripete da sempre trovando la stessa risposta: per tutti, dai giocatori alla tv, è meglio avere una cornice di pubblico che circonda l’evento e la ravviva. Epperò, volendo, a pensarci bene, potremmo eccitarci se sapessimo che qualcuno dell’organizzazione si è interrogato sulla consueta scenetta del bambino che chiede la pallina al giocatore dopo la buca e gli fa il cinque alto o il pugno contro pugno ed è raggiante. Che significato dare a quei gesti? Perché la scena si ferma lì: come farla proseguire? Sicuramente, dopo le conferenze stampa di rito, l’elencazione dettagliata degli sponsor, i pasti plurimi, i mille caffé, le fondamentali dichiarazioni dei mammasantissima di turno, l’inchino e l’abbraccio ai potenti, qualche gentiluomo e gentildonna di corte federale farà di questo quesito una ragione di vita, un cavallo di battaglia, lo spunto di una discussione profonda da riportare nel proprio circolo di appartenenza e nel consesso FIG. Con l’intento di costruire un domani migliore partendo, ovviamente, dai più giovani.
VINCE IL SOGNO
Quindi alla fine, chi vince a quest’Open d’Italia che avrebbe dovuto rappresentare l’eco più eclatante dopo la storica Ryder Cup portata in Italia dal presidente Franco Chimenti (impegnato nella rielezione) e già dimenticata come una cattedrale nel deserto, a riprova dell’impreparazione e all’inadeguatezza italica al più grande evento del golf? Vince la gente locale, con la sua affettuosa e spontanea partecipazione, vince il circolo di Cervia (alla prima, positiva, esperienza), vince il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini che ha fortemente voluto l’evento e l’ha concretamente finanziato, vince il meteo che ha fatto le bizze solo nella Pro Am (chi confessa perché non si è ripresa e conclusa?). Vince, soprattutto, chi sogna ancora – pochissimi, come noi – un Open davvero happening, dove le componenti del movimento (giocatori professionisti e dilettanti, tecnici, dirigenti di circoli e federali, gestori, produttori, sponsor, manager e addetti ai lavori tutti, persino i giornalisti) scambino le loro opinioni su tutto, si confrontino, imparino da relatori competenti e super-partes in qualificati convegni ad hoc, magari studino su nuovi testi specifici stranieri, come avviene sempre più, ogni anno, da piùà anni, agli Internazionali d’Italia di tennis a Roma, per restare a casa nostra, a poca distanza della sede FIG. Vince chi si immagina un golf senza barriere che concretamente e compiutamente si avvicini alla gente e non sia una fatua vetrina come l’area commerciale e soprattutto quella degli US Kids. Dov’erano i bambini, dov’erano i curiosi che volevano provare, dov’erano i professionisti che si confrontavano coi dilettanti? Dov’era la storia del golf, nazionale e straniero? Dov’erano la tecnica e la preparazione fisica e mentale di questo sport così composito e difficile?
Ahinoi, la storia insegna e conferma che i sognatori impenitenti come noi finiscono sempre male, come le loro idee. Ma si consolano guardandosi allo specchio, tenendo la testa ben alta, magari aprendo un libro e ricordando il trattamento che Dante riserva agli ignavi, i peggiori di tutti. La Divina Commedia resta per sempre e non è quella delle logiche del potere.
(foto tratta dal sito federgolf.it)