Philip Anyanwu Billing. Bisogna fare un bello sforzo per rassegnarsi all’idea che la partita scudetto, il moloch Napoli-Inter 1-1 pietra miliare di questo campionato che tanto abbiamo strombazzato, sia decisa da uno che fino a una settimana fa non avevamo mai coperto, se non di striscio. Credo che non un solo giornale ci avesse fatto un titolo prima.
Qualcuno per caso segue il Bournemouth, cui De Laurentiis dovrà pagare una decina di milioni per tenersi il simpatico pennellone in prestito che adesso viene sommerso di corpi e di gratitudine come salvatore del Maradona? Di pareggio tutto sommato si tratta e lo stadio esplode di felicità come se, dopo aver fatto quattro volte cilecca, il Napoli fosse finalmente arrivato alla vittoria, ma il pericolo scampato vale evidentemente altrettanto. Forse perché pareggiare quattro partite, perderne una e stare ancora lì sotto il riflettore dello scudetto è sì uno spreco di punti ma anche una discretta botta di culo. E vale bene festeggiarlo.
L’Inter ha rischiato di andarsene con una punizione di Dimarco, sinistro alla Mariolino Corso(quasi dai…) nello stadio di Maradona, ed è stata ripresa per i capelli. Che sono poi quelli strappati che passano ancora tra i 58 punti dell’ Inter e i 57 del Napoli. Nulla, praticamente.
Capisco che i mercatari conoscano vita, morte e miracoli di Philip Billing, 28enne ragazzone danese di origini nigeriane, che galoppa come un cavallo indomato davanti all’area di rigore, ma per i comuni mortali “oh chi è ‘sto pennellone dinoccolato entrato al posto di Gilmour a una decina di minuti dalla fine?” Il simpatico pennellone si nota subito per il galoppo sciolto, per l’ispida chioma nera che ne alza la già considerevole altezza e soprattutto per gli scarpini, neri anche essi, che essendo normalissimi si distinguono ormai da tutti quegli altri che con gli scarpini bianchi e rosa fanno passerella, manco glieli avesse scelti la Ferragni.
Il gol del simpatico pennellone Billing sgonfia il pallone che stava per esplodere, ricarica il Napoliche ha le batterie un po’ giù, evita che la zizzania si infili tra le chiacchiere tifose, tutto sommato rende giustizia anche alla stessa sfida con l’Inter. Che, dicono tutti, ha carte migliori ma intanto ha 14 punti in meno dello scorso anno, è parecchio lontana da se stessa, nel senso che sembra si stia parlando di due squadre diverse, e soprattutto Napoli-Inter, stringi stringi, è stata decisa da coprotagonisti o addirittura comparse e non dai mattatori Lukaku e Lautaro, che un tempo facevano coppia e da separati forse si rimpiangono l’un l’altro.
Vabbé è inutile farla troppo lunga, non cambia nulla, dunque non perdiamo tempo a pestare l’acqua nel mortaio. Potete azzuffarvi sulla mano di Dumfries che sbatte sul pallone del tiro di Spinazzola, pensando che abbia condizionato il pareggio oppure no. Io dico di no per il semplice fatto che il tiro era veramente forte e la moviola è fuorviante proprio per questo. Al rallentatore la mano potresti toglierla, a velocità normale no.
Il pareggio è un compromesso che lascia un senso di incompiuto, alla fine tutte le nostre teorie sulla supremazia di questo o quello non hanno trovato conferma o smentita in un risultato più netto e deciso. Il grande rimpianto è quello dell’Atalanta che se solo fosse riuscita a battere il Veneziaadesso sarebbe alla pari del Napoli ed entrambe sotto la poltrona dell’ Inter. Corriamo tutti verso un finale sconosciuto e questo ci rende insicuri e destabilizza le nostre certezze.
Inzaghi mi pare abbastanza piccato per questa storia che all’ Inter ogni tanto danno la spintarella, ma come ho già detto visto quello che stanno combinando Motta con la Juventus e Conceiçãocol Milan, che cosa vuoi dire a Inzaghi?
Conte piano piano comincia ad uscire dal guscio, a crederci e sbilanciarsi un po’ di più: “Se vogliamo ci siamo, adesso dipende da noi”. Che conoscendo il tipo vale come dichiarazione di guerra e mobilitazione popolare. Prevedendo il prossimo psicopatico martellamento dei cervelli e dei corpi ha così dato addirittura due giorni di riposo ai giocatori, che altrimenti in un momento così cruciale rischierebbero il rigetto e sarebbe davvero un peccato se incosciamente lo sfanculassero sul più bello.
di Fabrizio Bocca, da Bloooog! Il Bar Sport di Fabrizio Bocca