A distanza di settimane, Giada Carmassi fatica ancora a credere di aver realizzato il primato italiano dei 110 metri ostacoli. Un record che rappresenta l’apice di una carriera piena di difficoltà complice una serie infinita di infortuni che l’hanno allontanata prima dalla maglia azzurra e poi dall’Esercito. La 31enne di Magnano in Riviera si è però rimboccata le maniche e, grazie all’incontro con Emanuele Olivieri, ha propiziato il secondo successo dell’Italia agli Europei a squadre di atletica leggera. Una sorta di “coast to coast” per lei che ha vestito per la prima volta la maglia della Nazionale dieci anni fa in occasione della Coppa Europa.
Come avete vissuto questo secondo trionfo dell’Italia?
Questa volta ho avuto la fortuna di partecipare a questa competizione di squadra. Per me è stata veramente un’emozione bellissima, anche perché abbiamo vinto con più punti rispetto all’edizione di due anni fa. La reputo veramente una gara importante, in particolare per il clima che si respira, il fatto di essere super uniti come squadra, in cui ci diamo forza l’uno con l’altro. È stata veramente una gara diversa dalle altre, emozionante davvero, molto bella.
Ci è rimasta male per il troppo vento che le ha negato il record italiano?
Un minimo di amarezza c’è stato perché vedersi non convalidare il record per 0,2 metri al secondo di troppo è davvero un peccato. D’altra parte, le sensazioni che ho percepito in gara mi hanno dato ulteriore sicurezza in vista delle prossime gare, motivo per cui penso che questo record l’ho nelle gambe e lo posso fare nelle prossime occasioni. Questa gara mi ha dato una vera iniezione di fiducia visto che mi sono riconfermata vicina alle migliori europee.
C’è stato un momento in cui avete temuto la rimonta di Polonia o Germania?
Sì, soprattutto nella seconda giornata abbiamo avuto qualche preoccupazione. Dopo la terza, in cui siamo andati benissimo, abbiamo tirato un sospiro di sollievo anche se sapevamo di avere ancora delle gare un po’ delicate, imprevedibili, anche per via della presenza di Germania e Polonia che sono molto forti. In quella giornata abbiamo guadagnato i punti necessari per difenderci da eventuali rimonte, tuttavia i miei colleghi si sono difesi molto bene e siamo arrivati alla vittoria.
Dal suo esordio in Coppa Europa, cos’è cambiato in questi dieci anni?
L‘ho vissuta in un modo completamente diverso, perché allora, nel 2015, era la mia primissima maglia azzurra assoluta e quindi, essendo abituata soltanto alle gare giovanili, ho subito visto lo stacco che c’era tra quest’ultime e le gare dei grandi. Da lì ho iniziato a respirare questo clima e ovviamente avevo anche un pochino di pressione in più, perché si sa che in Coppa Europa si ha maggiore responsabilità correndo per la squadra. Di conseguenza, l’avevo vissuta un po’ diversamente. Questa volta, invece, sono più grande, ho più esperienza, e questo mi ha reso più tranquilla. Ho notato che dietro c’era una squadra con atleti che hanno la mia età quando ho esordito in Coppa Europa e ho visto in loro un atteggiamento diverso dal mio. Sono persone che hanno voglia di emergere, che non hanno paura, che scendono in pista davvero con coraggio. Sono passati dieci anni e sono cambiate tantissime cose.

Cosa l’ha frenata in tutti questi anni?
Ho avuto un percorso un po’ particolare, nel senso che ho avuto alcuni anni di buco dove non riuscivo ad esprimermi al massimo dei miei livelli. Poi sono uscita addirittura dal Gruppo Sportivo Esercito dovendo rinunciare a una carriera da professionista. Ho continuato con l’atletica grazie alla mia passione che mi ha permesso di proseguire la carriera nel tempo lasciato libero dal lavoro e poi, a partire dal 2023, ho iniziato a rimettere insieme i pezzi e a ottenere dei bei risultati. Così tanto che, dopo anni, ho ritrovato la fiducia nell’Esercito che mi ha permesso di ritrovarli e offrirmi una grandissima opportunità. Faccio il lavoro più bello del mondo, quello dell’atleta professionista, e questa volta ho capito veramente cosa significa svolgere questo ruolo. Ho iniziato a lavorare nel migliore dei modi, ho dato priorità agli allenamenti, al recupero e ho iniziato a preparami, dando la priorità agli allenamenti e al recupero. Ho iniziato a lavorare in un certo modo, soprattutto per quanto riguarda la qualità, ed ecco che siamo riusciti veramente a fare un bellissimo percorso.
Com’è stato possibile dimostrare che si può esplodere anche da grandi?
Penso che non sia tanto una questione anagrafica, ma di equilibrio. Quando un atleta la trova, allora può veramente esplodere. Ci sono tantissime cose che uno sportivo deve avere per trovare quell’equilibrio necessario per emergere. Quindi non è soltanto una questione di allenamento, ma anche di tutto il contorno. Se curi ogni aspetto, allora forse puoi fare belle prestazioni.
Quanto l’ha cambiata l’incontro con Emanuele Olivieri?
E’ stato un capitolo molto importante per la mia carriera visto che è stata una delle pochissime persone, se non l’unica, a credere in me. Sono arrivata da lui veramente distrutta, tuttavia lui mi ha ricostruita giorno dopo giorno con grandissima pazienza. Ovviamente ho avuto dei momenti dove ho pensato di gettare la spugna, ma sono stati molto brevi, visto che dentro sentivo ancora il fuoco che mi bruciava.
Da quando è ripartita, è sempre stata costante nei risultati. Qual è il segreto?
Una volta la gioia che provavo dopo un ottimo risultato mi portava a scaricarmi a tal punto che la pagavo le gare successive. Adesso ho una testa diversa, nel senso che non mi accontento di quello che arriva. Gioisco per il tempo, per la prestazione, ma non mi fermo lì. Voglio sempre andare oltre perché so che sto facendo un percorso che praticamente mi sta facendo migliorare di volta in volta. Sono così entusiasta di percorrere questo viaggio che mi porta a correggere tutti i dettagli, anche perchè voglio continuare a fare ancora meglio.

Come preparerà i Mondiali in programma a Tokyo?
E’ la primissima volta che posso allenarmi per preparare una competizione di così grande livello, il tutto grazie al minimo già ottenuto. A luglio affronterò la tappa di Diamond League a Monte Carlo l’11 e il Grand Prix di Brescia il 15. Dopodiché faremo un piccolo blocco in vista dei Campionati Italiani il 2 agosto e infine parteciperò al ritiro pre-mondiale per arrivare nelle condizioni migliori a Tokyo.
Cosa le manca per avvicinarsi alle big europee?
Per affiancare Ditaji Kambundji e Nadine Visser ci vuole ancora un pochino perché sono uno step sopra. In questo momento penso ad avvicinarmi alla polacca Pia Skrzyszowska che ho già battuto alla tappa di Diamond League a Stoccolma e che ho avvicinato a Madrid. Il fatto di essere sempre lì, poco dietro di loro, mi fa sperare. E poi, come dico sempre, serve pazienza e costanza. Il fatto che mi piazzo sempre subito dopo di loro è già un passo per avvicinarmi a loro.
Cosa consiglierebbe a un giovane che non è ancora riuscito a esplodere?
Ai giovani dico sempre di vivere l’atletica con grandissimo impegno, ma senza dimenticarsi di tutto ciò che c’è al di fuori dell’atletica. In passato ero troppo concentrata su me stessa tanto da pensare che l’atletica fosse unicamente la mia vita, ma in realtà ci sono moltissime cose che ti fanno vivere ancor più serenamente quello che faccio.