Il calcio all you can eat della nuova Champions League, per il momento, non sta piacendo proprio a nessuno. E non solo perché, in barba alla similitudine, poco conveniente sul piano economico tra mille abbonamenti televisivi da attivare e costi dei biglietti davvero difficili da sostenere per i comuni mortali estranei allo star system.
Nella sola serata di martedì, primo ottobre, cinque partite su nove sono finite con almeno quattro gol di scarto (Salisburgo – Brest 0 a 4, Barcellona – Young Boys 5 a 0, Inter – Stella Rossa 4 a 0, BvB – Celtic 7 a 1, Slovan Bratislava – Man City 0 a 4) e di fatto non sono mai esistite, terminate già a metà della contesa. Ci sono state due partite di alto livello, Arsenal – PSG e Bayer Leverskusen – Milan, poi due dal sapore più di Europa League, Stoccarda – Sparta Praga e PSV – Sporting Lisbona. Due su nove di “upper class”, dunque, cui sommare le varie Aston Villa – Bayern, Benfica – Atletico Madrid o Lipsia – Juventus del giorno successivo, ma senza dimenticare l’atra faccia della medaglia composta da Sturm Graz – Brugge, Girona – Feyenoord, Dinamo Zagabria – Monaco. Eppure, da Nyon ci avevano promesso ogni settimana incontri di tutt’altra risma.
Qual è il senso di tutto ciò? Questa fase a classifica unica non è davvero un granché. Le partite davvero importanti, i famigerati incontri di cartello, contano poco. Le big sanno, senza sicumera alcuna, di passare lo stesso al turno successivo. Il Milan, zero punti dopo due giornate, può ancora ambire ad un piazzamento nelle prime otto. Le partite, infatti, in cui bisogna davvero fare punti sono estremamente facili e oggetto di turnover, vedi Inter – Stella Rossa. Serbi, pescati dalla terza urna tra l’altro, sconfitti da Arnautovic e Carlos Augusto, con i nerazzurri disposti, vedendo la formazione iniziale schierata da Inzaghi, ad accettare anche una battuta d’arresto. Cose impensabili nella vecchia fase a gironi. Che cosa cambia, infatti, se si termina noni o ventiquattresimi? Ai posteri l’ardua sentenza. Trentasei squadre ed una grande, insipida abbuffata. Dateci, però, almeno un po’ di glutammato.
Difficile, dunque, pensare ad una manifestazione di dissenso più palese di quella architettata dai tifosi del Borussia Dortmund, finalista dell’ultima Champions, e storicamente tra i più critici nei confronti dei vertici svizzeri del calcio europeo. Prima del fischio d’inizio di BvB – Celtic, il proverbiale Muro Giallo ha, infatti, esposto una gigantografia riportante la scritta, ormai must internazionale, “UEFA MAFIA” e poco sotto uno striscione: “You don’t care about the sport, all you care about is money” (“Non vi importa nulla dello sport, vi preoccupate solo del denaro”). Ruggini che si trascinano da tanto tempo.
Circa dodici mesi fa, infatti, prima della gara contro il Newcastle, il Muro Giallo aveva mostrato in mondovisione lo stesso identico striscione. Secondo i tifosi del Borussia, il nuovo format della Champions «aggraverà gli squilibri del calcio europeo e svilirà i campionati nazionali». I gialloneri non sono i soli a pensarla così: altre tifoserie organizzate, infatti, hanno aderito a questo manifesto programmatico, tra cui quelle di Bayer Leverskusen, Bayern Monaco, Basilea, Stoccarda e Malmö.