Chissà quante volte Taylor Fritz ha sognato Novak Djokovic nei suoi incubi più tormentati, chissà se a casa ha un bersaglio con la faccia del primatista di 24 Slam da infilzare con le freccette, chissà s’è già rifugiato sul lettino dello psicanalista per raccontargli l’ultimo drammatico confronto col Campione di Gomma, dopo averci perso 6-3 7-5 3-6 6-4 davanti al proprio pubblico di New York, martedì, per l’undicesima volta su 11, mancando ben 9 palle break iniziali (2/13 complessive) e “Talmente tante che non ci sono sulle statistiche. Ho preso decisioni sbagliate, perché non stavo giocando come avrei voluto”. Suicidandosi poi – sportivamente parlando – col doppio fallo sul match point contro quel diavolo di serbo. Che, a 38 anni, sembrava sempre vinto, ansimante e sofferente, tradito anche dalla prima di servizio, ma arrivava comunque su qualsiasi palla e la rimandava avvelenata di là del net. Qualificandosi per la settima volta a tutte le semifinali Slam della stagione, la numero 53 (!) in carriera, 14 agli Us Open – 4 urrà in 6 finali -, eguagliando Jimmy Connors. L’ultimo prodigioso Highlander, capace, nel 1991, a 39 anni, di arrivare fra gli ultimi 4.
ESPERIENZA
Speriamo che il povero Fritz, dominato l’anno scorso nella prima finale a New York da Jannik Sinner, non abbia ascoltato il commento a caldo di “Djoker”: “Match incredibilmente combattuto. Penso di essere stato fortunato a salvare alcune palle break cruciali nel secondo set. Credo che per gran parte del secondo e del terzo set lui sia stato un giocatore migliore. Alla fine conta vincere e sono orgoglioso della mia prestazione. Per questo mi diverto ancora a praticare questo sport”. O il proprio coach Michael Russell: “Ha dato troppo credito a Novak. Bastava restare nello scambio e trovare un diritto da sfruttare. E’ in gran parte psicologico”.
BELLICOSO
Per certo, Nole il terribile ha gettato la maschera. Dopo le voci che erano serpeggiate alla vigilia di una rinuncia al torneo e tante sceneggiate sul campo e tanti dolori e dolorini per i quali ha chiesto aiuto più volte durante le agevoli partite che gli ha regalato il sorteggio (Tien, Svajda, Norrie, Struff e quindi l’impauritissimo Fritz), lancia, fiero, il guanto della sfida a Carlos Alcaraz: “Sarà elettrizzante. Sappiamo che lui e Sinner sono i migliori al mondo. Cercherò di mandare all’aria i piani della maggior parte della gente che li aspetta in finale. Io non scenderò sicuramente in campo sventolando bandiera bianca. Eccomi qui, ho un’altra possibilità”. L’ultimo, ostinato, Fab Four è 5-3 nei precedenti col 22enne spagnolo – apparentemente il più in forma del torneo – e soprattutto ha vinto gli ultimi due precedenti: nella finale dei Giochi di Parigi 2024 e nei quarti degli Australian Open di gennaio. Anche se ci ha perso due volte di fila in finale a Wimbledon, lo affronta per la prima volta a Flushing Meadows, sulla superficie preferita e più vincente del vecchio lupo. Che recita: “Vediamo tra due giorni come si sentirà il mio corpo. Al momento non mi sento molto fresco”. Espulso nel 2020 per aver colpito una giudice di linea in un gesto di stizza, beffato nel 2021 a un passo dal Grande Slam (ko in finale contro Medvedev), escluso nel 2022 da “No Vax” e battuto l’anno scorso da Popyrin, il “Cannibale” ha un conto aperto con New York.
Vincenzo Martucci (tratto dal messaggero del 4 settembre 2025)
